La vicentina che vinse Sanremo… La mitica Flo Sandon’s
Vicenza – e dintorni – terra di cantanti. Ebbene sì: non solo architetture sublimi e cucina sopraffina, ma anche voci che da lungo tempo portano la nostra città – e adiacenze – alla ribalta non solo nazionale.
Il recente secondo posto al Festival di Sanremo di Francesca Michielin, anima rock a dispetto dell’aria da “brava ragazza” – e poi chi l’ha detto che i rockers non sono bravi ragazzi? – fa puntare il faro sulla musica berica, così come la talentuosa Madame, diciannovenne che si è fatta un nome e migliaia di fans attraverso i social grazie ad una grinta che farebbe invidia ai più navigati dei suoi colleghi e a testi “forti”.
Completa la triade Sangiovanni – che tra l’altro ha frequentato con Madame l’Istituto “Fogazzaro” – rivelazione di Amici, viso acqua e sapone e grande comunicativa.
Ma Vicenza è stata grande anche in passato per quel che riguarda la musica cosiddetta “leggera” e a noi, che custodiamo il passato come le vestali preposte alla cura del sacro fuoco, piace ricordare una figura gigantesca – e forse un po’ dimenticata – del panorama musicale italiano, e non solo, della seconda parte del secolo scorso.
All’anagrafe era stata iscritta, il 30 giugno del 1924 con il nome di Mammola (sic!) Sandon, quella che tra il 1944 e la fine degli anni Sessanta sarebbe assurta alla gloria delle cronache musicali con il nome di Flo Sandon’s.
Il nome d’arte fu frutto di una fortunata svista tipografica sul suo primo disco, in inglese e intitolato “Love letters”; ma Flo, tutt’altro che Mammola, lo swing ce l’aveva nel sangue.
Il successo vero arrivò quando fu chiamata a doppiare il canto di Silvana Mangano nel film “Anna” intrepretando un evergreen come “Non dimenticar” e “El Negro Zumbón”, quest’ultima scritta da Armando Trovajoli il quale, con tutta evidenza, non ebbe a soffrire gli scrupoli codini del “politically correct”. Per la cronaca “Non dimenticar” fu Disco d’Oro con oltre un milione – si tenga conto che il giradischi era all’epoca un bene di lusso – di copie vendute e varcò l’Atlantico approdando alla corte di Nat King Cole che la trasformò in una hit internazionale.
Nel 1953 vinse il Festival di Sanremo, in coppia con Carla Boni – che si tolse lo sfizio di battere l’arcirivale e superfavorita Nilla Pizzi – con la romanticissima “Viale d’autunno”.
Aveva lo swing nell’anima, si diceva, tanto che letteralmente ci convolò a nozze nel 1955, sposando Natalino Otto, il primo “crooner” italiano; cantò anche insieme al Quartetto Radar, intraprendendo un percorso artistico che la portò verso la musica africana e aprendo la strada alle avanguardie etnomusicologiche che sarebbero sorte di lì a pochi anni.
Tra i suoi grandi meriti – e per questo non la si potrà mai ringraziare abbastanza – fu quello di aver scoperto, in una sala da ballo di Cremona una giovane cantante che si esibiva con un complessino studentesco. Era il 24 settembre 1958 e l’ancora sconosciuta cantante si chiamava Mina Mazzini, da lì in poi semplicemente Mina.
Flo Sandon’s – ma quanto è bello questo genitivo sassone involontario! – è stata la cantante più innovativa della sua generazione e apripista per quelle future. Chissà se Madame e Sangiovanni la conoscono.