L’alluvione secondo il credo negazionista e complottista
Mercoledì pomeriggio stavo guidando con la radio sintonizzata su Radio 24.
Immagino sia capitato anche a voi di ascoltare la trasmissione “La Zanzara”, durante la quale, fra insulti, parolacce ed improperi, Giuseppe Cruciani e David Parenzo dialogano con gli ascoltatori.
Non esprimo giudizi di valore sulla qualità del prodotto, in cui spesso si scade a livelli veramente bassi, ma capisco che quella è l’ora in cui molti italiani stanno rientrando a casa in auto, e dopo una giornata di lavoro non hanno certo voglia di sentir parlare di filosofia o filologia romanza, e quindi magari apprezzano anche il turpiloquio dei due che, inutile nasconderselo, interpretano la parte l’uno dell’uomo di destra e l’altro ovviamente di sinistra.
E’ il classico schema dei fratelli De Rege, di Totò e Peppino, che alla fine funziona sempre.
Ma non è di critica radiofonica che voglio parlarvi.
Ad un certo momento si è collegata alla Zanzara una ragazza trevigiana, che ha cominciato a parlare dell’alluvione in Emilia Romagna.
Evidentemente Cruciani la conosceva, o sapeva cosa avrebbe detto; fatto sta che la Signorina ha sostenuto papale papale che “l’alluvione è stata provocata volontariamente con metodi che tutti conoscono”.
Mentre Cruciani cavalcava la tigre, com’è il suo stile, Parenzo chiaramente fra lo sbalordito e l’irritato cercava di farsi spiegare il senso di queste affermazioni, sentendosi rispondere “..ma dai che lo sanno tutti che è andata così..”.
Francamente di primo acchito ho pensato si trattasse della classica “boutade” di una giovane donna desiderosa del suo momento di notorietà, ma poi mi sono reso conto che si trattava di qualcosa di ben più serio.
E così ho poi appurato che la “pulzella della Marca” faceva riferimento ad un video che Red Ronnie il 18 maggio ha condiviso sui social, in cui si poneva delle domande sul perché delle “strane traiettorie” che un aereo avrebbe seguito in quella porzione dei cieli emiliani poco prima che si aprissero le cateratte di Giove pluvio.
Un filmato che ben presto è diventato oggetto di attenzione mediatica, sollevando un vespaio, tanto da spingere lo stesso Ronnie a replicare alle critiche di molti “dubbiosi”.
E’ chiaro che con queste domande apparentemente retoriche, anche se non apertamente veniva tirata in ballo la pratica del “Cloud seeding” (inseminazione delle nuvole).
Era del tutto scontato che un tale scenario venisse rilanciato dai “complottisti”, unitamente alle immancabili “scie chimiche” e a tutta una serie di interrogativi che gridano a un grande inganno ai danni degli ignari cittadini; e che la logica di queste teorie portassero i sostenitori a concludere che l’alluvione in Emilia Romagna non ha avuto cause naturali, ma sia stata scientemente provocata, secondo alcuni al fine di rafforzare la tesi del “cambiamento climatico”, e per accelerare le draconiane regole per la “transizione verde”.
Guardate, non cadrò nel giochino, o forse nella trappola, di confutare queste teorie, non solo perché non ritengo di avere le necessarie competenze, ma anche perché il “cloud seeding” è cosa ormai stantia.
Non è un mistero infatti che nel corso della guerra del VietNam l’esercito americano, dal 20 marzo 1967 fino al 5 luglio 1972, attuò un programma altamente riservato mirato alla modificazione del clima nel sud est asiatico, in particolare cercando, mediante inseminazione delle nuvole con sostanze chimiche, di prolungare la stagione dei monsoni, al fine di rendere più difficile l’avanzata dei Vietcong.
Nonostante tutto gli americani la guerra la persero, e soprattutto non sembra che quel programma, denominato “Operazione Popeye”, alla fine abbia funzionato.
E viene da chiedersi se veramente fosse possibile far piovere a comando, perché ad esempio la Spagna in questo periodo di estrema siccità non pensi di utilizzare il cloud seeding.
No, non è l’uscita di Red Ronnie, ed i suoi strascichi, a stupirmi.
Quello che mi scombussola è il constatare che nel 2023 siamo ancora fermi a credenze di altri tempi, e che le teorie del complotto permeino ogni strato della società, e si distribuiscano più o meno equamente sullo spettro demografico, socio-economico, occupazionale, culturale ed ideologico.
Io rimango letteralmente sconcertato nel constatare che secondo molti, e mi sembrano in continua crescita, ci sia un complotto dietro (quasi) ogni evento pubblico: la pandemia, i vaccini, le elezioni politiche, la stesura e l’attuazione del Pnrr, il riscaldamento globale e chi più ne ha, più ne metta.
Io percepisco un’ondata di irrazionalità che permea le convinzioni di molti italiani, e onestamente la cosa mi preoccupa, soprattutto perché rischia di inquinare e stravolgere le menti dei nostri ragazzi.
Sicuramente la pandemia da Covid ha fatto da detonatore a questi fenomeni, ma le posizioni complottiste e negazioniste non sono affatto nuove nella storia, anzi; forse la novità oggi è la velocità con cui queste tesi si creano e si diffondono, grazie a media e social.
Prima almeno bisognava leggere ad esempio “I protocolli dei Savi di Sion”, una delle più grandi bufale della storia; adesso basta un messaggino ed un clic, ed il gioco è fatto; tutti trasformati come per incanto in esperti tuttologhi.
E nonostante la grande diffusione via social, a mio avviso il complottismo è un sistema di pensiero chiuso, autoreferenziale, nel senso che le teorie si confermano reciprocamente tra loro, e quindi se si crede ad una, fatalmente si finisce per credere anche a tutte le altre.
Posizioni complottiste, spesso in coppia con quelle integraliste, sovraniste, reazionarie, arroccate nella difesa, a qualsiasi costo, del proprio orticello, hanno poco rispetto della complessità e poca attenzione alla gradualità del ricercare, approfondire e trasmettere, che è sempre un fatto collettivo e mai individuale.
E’ indubbio che il nostro è un mondo sempre più complesso, e che la scienza non può dare una risposta a tutto; e di conseguenza diventa più facile individuare i responsabili di ogni problema di volta in volta nei “Grandi vecchi”, nei “Poteri forti”, nella Massoneria, nel Vaticano, nelle Nazioni Unite, in Bill Gates ed in George Soros, per poi finire inevitabilmente alle scie chimiche, alle cospirazioni, alle trame e ai complotti occulti.
E’ evidente come tali credenze non possano conciliarsi con le conquiste della scienza ed il progredire della storia.
Ma il rischio vero a mio avviso è quello di rendere le persone che le sostengono perennemente “tabula rasa”, e per ciò stesso possibili prede degli imbonitori più scriteriati che, ignoranti anch’essi, oppure semplicemente in malafede, fanno leva su un “gregge” sempre crescente di creduloni, che fanno dell’anti-scienza, dell’anti-storia, dell’anti-cultura un vanto, e del dubbio insincero su ogni cosa una regola di vita.
Concludendo, pensare che questa sempre più diffusa fuga dall’irrazionale sia solo il frutto temporaneo di una distorsione legata alla pandemia sarebbe sbagliato, perché in realtà, come accennato, ha radici socio-economiche profonde, che si sviluppano in una parabola che parte dal rancore, e che evolve in un rifiuto del metodo razionale, cioè degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito il progresso e il nostro benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche….
Umberto Baldo