Lara Lago testimonial degli ‘Italiani fuori dai piedi’
Energica, ironica, autoironica e soprattutto un’esplosione di energia. La giornalista vicentina Lara Lago nelle ultime ore è diventata la vera e propria testimonial degli Italiani fuori dai piedi. Dopo le parole fuori luogo del Ministro del Lavoro ‘di sinistra’ Luigi Poletti (“Giovani all’estero? Alcuni è meglio non averli tra i piedi”), Lara ha pubblicato sulla sua pagina Fecebook una lettera aperta nella quale invita il ministro a vivere l’esperienza degli italiani che escono dal Paese e si creano, da zero, una nuova vita all’estero, tra mille difficoltà.
Un post che ha avuto (finora) 70 mila condivisioni e 115 mila ‘mi piace’, misuratori di una diffusione oltre ogni aspettativa soprattutto fra gli italiani all’estero. Lara proviene dal Bassanese, ex giornalista di TVA, licenziata dall’azienda, si è inventata immediatamente la sua vita con alcune importanti esperienze all’estero ed ora lavora per il network televisivo online olandese Zoomin.Tv e lavora ad Amsterdam. Anche Tviweb ha potuto fragiarsi di alcune sue collaborazioni, al Festival di Sanremo 2015. Nel suo lavoro in Olanda racconta “storie straordinarie di italiani all’estero”. Insomma, la persona giusta per rispondere al ministro.
Un post ripreso da diverse testate nazionali e che stamane l’ha portata come ospite in collegamento da Venezia alla trasmissione di Raitre ‘Agorà’. “Fra gli italiani all’estero non si parla d’altro” ha dichiarato. “Il tema è molto sentito e le parole fuori luogo del ministro sono argomento di discussione ovunque”. Poletti ha presentato in un video le sue scuse e decine di deputati del PD hanno perdonato in modo imbarazzato il ministro. Alla domanda “bastano le scuse del ministro?” Lara ha risposto seccamente: “No, non bastano”.
In studio il regista Virzì e il deputato ex Rifondazione ed ora Renziano Gennaro Migliore che ha definito ‘infelice’ l’uscita del ministro ma ha minimizzato la vicenda. Ma sembra che i giovani italiani e i giovani all’estero tutto vogliano tranne che minimizzarla, perché sono le parole del ministro del Lavoro, perché sono di un ministro di un governo teoricamente di centrosinistra, perché sono di un ministro ex presidente dell’Alleanza Cooperative Italiane. Infine perché (circostanza rilevata dal Fatto QUotidiano) ha un figlio giornalista, proprio come Lara, che dirige un periodico che solo nel 2015 ha ricevuto circa 191mila euro di fondi pubblici. Si tratta Sette Sere Qui, un settimanale nato nel 1996 che copre i territori di Faenza, Lugo, Ravenna e Cervia, edito dalla Cooperativa giornalisti “Media Romagna” di Imola.
La lettera
Caro Ministro Poletti,
questa non è una lettera di protesta ma un invito, suo, personale, lo prenda in considerazione.
La invito a chiudere la sua vita in una valigia, 23 chili per la precisione. Ci metta dentro i suoi effetti personali, vestiti, foto di un paese assolato, speranze, competenze mischiate tra lo spazzolino e le scarpe da ginnastica.
Perché ci sarà da correre.
Venga pure da solo. Preghi non tanto di parlare un buon inglese, quello è vitale e lo diamo per scontato, a lei come a tutta la vostra classe politica, si auguri piuttosto di capire ogni venatura degli accenti inglesi che popolano il mondo: quello spigoloso dell’indiano a cui dovrà chiedere indicazioni in stazione, quello veloce degli autoctoni cresciuti senza doppiaggi anche in un paese non anglofono, quello dei madrelingua in azienda, americani, australiani, inglesi, i capi che la scruteranno dall’alto al basso solo per le sue idee e per la capacità di esprimerle, non certo per la sua cravatta o per come è stirata la sua giacca. Qui nessuno usa il ferro da stiro, tanto per dire, e l’essere brillanti non ha bisogno di essere inamidato.
Venga Ministro.
Nei primi giorni, quando fa buio provi a rientrare a casa con agilità, provi cosa significa il dover partire da zero. E quando dico zero intendo non sapere più fare la spesa perché i nomi sono tutti diversi e a comprare il burro con il sale ci si mette un attimo. Soprattutto se nemmeno si immagina l’esistenza del burro con il sale. Quando dico zero intendo nessuno che la aspetterà a casa, nessuno da chiamare se prenderà una storta sulle scale. Certo, urlando Help qualcuno la sentirà. Ma non si aspetti il calore italiano, caro Ministro, che se tutto il mondo è paese non tutti i paesi sono l’Italia e se le si dovesse fermare la macchina in una strada e se volesse chiamare un collega di lavoro, questo con il suo efficace pragmatismo le manderà un sms con l’indirizzo dell’autorimessa più vicina.
Poi chiami in Comune, prenoti un appuntamento, vada a registrarsi in un paese che la sta accettando nella misura in cui ce la farà da solo contro il mondo, compili carte, burocrazia, apra un conto in banca nel nuovo Paese, condivida con altri la casa, il piano, il bagno, a volte la stanza con la sporcizia, i turni per la cucina. E non osi lamentarsi con altri italiani perché all’inizio si sentirà dire ‘È normale che sia così, cosa credi? Di essere in Italia?’.
Lei dice che i 100mila giovani che se ne sono andati non sono i migliori. È vero, ma siamo quelli che non si sono accontentati, quelli che non si arrendono, quelli che non tollerano di avere un futuro impacchettato nella nebbia, quelli che, anche se non saranno i migliori, erano troppo bravi a scuola, con troppe idee, troppo spavaldi, con troppa voglia di farcela. Così tanta da non sopportare un Ministro del lavoro che non capisce che se stiamo andando via è solo per questo: per il lavoro. E quando ci stupiamo che qui dopo tre contratti scatti il tempo indeterminato, i mutui abbiano interessi bassi e vengano concessi anche e soprattutto ai giovani e che sì, lavorando si possa ancora comprare una casa, ci sentiamo rispondere: ‘È normale che sia così, cosa credi? Di essere in Italia?’
Un’ultima cosa Ministro. Tra tutti gli italiani che vivono in Olanda non ne ho ancora sentito uno che dica: ‘Si sta meglio qui.’ Tutti invece dicono: ‘Se si potesse vivere una vita così anche in Italia torneremmo di corsa. Ma.’
Non so se il nostro Ma è in mano a lei Ma torneremo solo quando il coraggio e le competenze verranno viste come un valore aggiunto. Coraggio e competenze, non raccomandazioni e furbizia.
La aspetto ministro Poletti, anzi no, troppo facile avere qualche appiglio.
Si tuffi, è morbido. Sicuramente di più di certe sue affermazioni morbide solo perché inconsistenti.
Firmato: una dei 100mila giovani che se n’è andata dall’Italia, una di quelle che ‘è meglio non avere tra i piedi’ come ha dichiarato lei.
Una che ci mette la faccia e le idee. Senza poterle o doverle rettificare.