L’assurda guerra del “coprifuoco”
Scusate l’immagine ardita, ma le tensioni in atto nell’attuale maggioranza di Governo sull’ “ora in più, ora in meno” di coprifuoco, assomigliano tanto a quelle discussioni che montano in qualche osteria all’ora di chiusura, fra avventori poco lucidi, a causa di abbondanti ingestioni di bevande alcoliche.
Per carità, non che il tema sia del tutto secondario, ma fargli assumere i toni di una guerra di religione mi sembra francamente eccessivo.
Oltre a tutto, come ormai succede da oltre un anno solo in Italia, e basta scorrere giornalmente la stampa straniera per rendersene conto, i media ed i giornali hanno contribuito non poco ad esasperare i toni.
Nei giorni scorsi infatti sono stati sparati in prima pagina titoli come “Strappo”,
“La prova del fuoco”, “Sabotaggio”, “Alta tensione”, “Così non può continuare”, “Salvini sfida Draghi”, per commentare un dissenso, per carità importante, che ha portato Salvini ad imporre ai Ministri della Lega di esprimere un voto di “astensione” sul Decreto con cui il Governo ha messo in campo una road map per allentare le restrizioni, al fine di ridare un po’ di ossigeno alle categorie economiche maggiormente colpite dalla pandemia.
Quindi un semplice dissenso, uno “screzio” se proprio volete usare un altro termine, che però non ha portato a nessuna crisi di Governo, neppure annunciata, dovuto chiaramente al fatto che la Lega come forza politica è più sensibile al “grido di dolore” che viene da baristi e ristoratori, rispetto ad altre forze di governo che sembrano invece avere maggiormente a cuore gli aspetti “sanitari” del problema.
Certo si può ragionare a lungo sul fatto che la sinistra nel suo complesso abbia perso da tempo la capacità di dialogare con il mondo del lavoro, sia quello operaio che quello imprenditoriale, diventando una sorta di partito dell’establishment, delle categorie protette, degli statali, dei carrozzoni di Stato decotti.
E questo è palese soprattutto al nord del Paese, dove da Torino a Trieste i Governi delle Regioni sono tutti in mano alla Lega ed al Centrodestra.
Perchè meravigliarsi quindi se Salvini, che in quelle realtà incassa ancora la maggioranza dei voti della Lega, non si erga a difensore di certe categorie che dalla crisi da Covid sono uscite massacrate? Ma baristi e ristoratori, solo per limitarci a questi, sono ben presenti in tutto il Paese.
Suvvia! La politica è anche questo! Scontro fra interessi contrapposti, e sarebbe da ingenui pensare che un Governo di “pseudo” unità nazionale li faccia sparire come per miracolo.
Tornando al “casus belli”, all’oggetto della controversia, a quell’ “ora fatidica” in più o in meno di apertura dei locali, restano da capire le ragioni vere che hanno portato a questo scontro.
Per spiegarmi meglio, capire cioè se quell’ora di coprifuoco in meno avrebbe veramente portato ad un maggiore rischio di ripartenza del contagio, come sostenuto dal “partito delle chiusure”, o sarebbe stata ininfluente come asserito dal “partito delle aperture”.
Diventa quindi un discrimine la domanda: ma il coprifuoco è una scelta dettata da dati epidemiologici, oppure ha solo valenza politica?
Sul primo punto, nonostante tanto blaterare, le certezze sono poche. Cercate in Rete lavori scientifici sul “coprifuoco”, e troverete studi debolissimi, che spesso non riescono neppure a provare una correlazione diretta fra questa misura ed il contagio.
Resta il fatto, innegabile, che il coprifuoco è stato adottato da buona parte dei Paesi europei.
Per citarne solo alcuni, in Germania ed in Olanda è in vigore dalle ore 22, in Francia dalle 19, in Spagna dalle 23.
Questo porterebbe a concludere che la misura del “coprifuoco” sarebbe stata adottata dai Governi per aumentare la sensazione dell’emergenza, reiterandolo per non dare il messaggio del “liberi tutti”.
Quindi si tratterebbe di una scelta squisitamente politica.
E ciò troverebbe conferma nelle parole, un po’ risentite, dei componenti del Comitato Tecnico Scientifico, che un paio di giorni fa avrebbero dichiarato all’Agenzia Italia: “In realtà noi del coprifuoco non abbiamo mai parlato, è sempre stata una valutazione politica, non ci è mai stata sottoposta alcuna istanza in tal senso”. Come avvenne peraltro, viene fatto notare, quando fu istituito.
Io francamente ci andrei piano ad abbracciare supinamente la tesi che le motivazioni di questa misura siano dettate solo dalla politica, e che quindi sarebbe priva di evidenze scientifiche.
Non solo perchè una scelta politica non è necessariamente una scelta sbagliata o truffaldina, ma anche perchè, unitamente a tutte le altre misure anti contagio, il coprifuoco notturno ha avuto, ed ha, la funzione di evitare per quanto possibile ogni forma di assembramento.
Ed è innegabile che la notte, con i locali aperti, rappresenti un’attrattiva irresistibile per tutti coloro che vogliono “socializzare” davanti ad una birra, allentando le misure precauzionali, quali l’obbligo di portare le mascherine ed il distanziamento.
Fissati questi principi, resta aperta la questione se, ferma la misura del coprifuoco, l’ora in più avrebbe rappresentato un vulnus inaccettabile alla politica anti Covid.
Su questo punto confesso di avere forti dubbi.
Credo sia evidente che la conferma dell’inizio del coprifuoco alle 22, rigettando la proposta della Lega di prolungarlo alle 23, sia stata dettata dal timore di certe forze politiche, per non fare nomi Pd, 5Stelle e Articolo Uno-Mdp, di non perdere la faccia, dandola vinta al Capitano ed alla destra.
Qualche esponente di quest’area “progressista” si sarebbe infatti espresso affermando “Non possiamo permetterci di dare l’idea che sia Salvini a dare le carte a 360 gradi”.
Come la pensi veramente il premier Draghi al riguardo non è dato sapere, ma è plausibile che il suo irrigidimento su “quota 22” sia stato in qualche modo obbligato dalla necessità di tenere in rotta la barca del Governo.
Questa mia convinzione deriva dal fatto che, considerando Draghi persona acuta e di buon senso, non posso credere che, nel momento in cui ha deciso, prima dei tempi previsti, di dare il via ad un notevole allentamento delle misure anti Covid, pensi veramente che un’ora in più concessa ai ristoratori avrebbe rappresentato chissà quale violazione del principio di precauzione, o della sua tesi del “rischio calcolato”.
In definitiva io penso che, nel momento in cui si è deciso di dare una boccata di ossigeno a bar e ristoranti, che in quest’anno hanno pagato ben più di altre attività, ponendo comunque ferree limitazioni relative alla riapertura solo all’aperto, sarebbe stato opportuno posticipare il coprifuoco alle 23.
Esiste anche un principio di ragionevolezza, e credo che avere la Lega in maggioranza, costringendola a misurarsi quotidianamente con i problemi del governare, rappresenti anche per le Forze della cosiddetta “sinistra” un valore aggiunto. Che sarebbe stupido buttare a mare per impuntature di tipo “ideologico” come quella dell’ ”ora d’aria” in più o in meno.
Umberto Baldo