19 Marzo 2024 - 10.08

L’Autonomia turba il sonno alla Meloni?

Quante volte ci siamo sentiti dire, e ci sentiremo dire, che le elezioni del 6 giugno saranno un passaggio epocale per il futuro dell’Europa.

E non c’è alcun dubbio che lo saranno!

Di conseguenza si sarebbe portati a pensare che le Forze politiche si dovrebbero sforzare di farci capire quale sia la loro “visione” dell’Europa del futuro.

Ve lo dico già da ora che non sarà così, ed il voto per il nuovo Parlamento europeo rischia di essere snaturato. 

Perché invece di conoscere quale Europa ogni partito intenda proporre, assisteremo alla solita tiritera sui temi di casa nostra, e le elezioni di giugno finiranno per essere una sorta di sondaggio politico nazionale.

Non è una novità per il BelPaese, ma almeno si abbia il coraggio di dire che si tratta di un malcostume.

Quali saranno i cavalli di battaglia dei partiti? 

Tutto e niente. 

Si vota col proporzionale, quindi ognuno farà di testa sua, in una lotta senza quartiere  alla caccia dell’ultimo voto.

Se poi pensate che i Partiti della maggioranza in Europa appartengono a tre diverse famiglie Politiche (Forza Italia con i Popolari, Fratelli d’Italia con i Conservatori, e la Lega con Identità e Democrazia), capite bene che per tutta la campagna elettorale per certi aspetti si dimenticheranno di far parte dello stesso Governo nazionale.

E così, per fare un solo esempio, vedrete Salvini rilanciare il problema dell’immigrazione, e magari coccolare qualche categoria scontenta.

Forse non ve lo ricordate, ma alle europee di cinque anni fa i grandi temi posti all’attenzione dell’opinione pubblica furono essenzialmente due: l’immigrazione e l’Europa del post-Brexit. 

Il che provocò in Italia il «boom» elettorale della Lega, che aveva puntato tutto sulla paura delle invasioni barbariche, e l’inizio della crisi dei Cinquestelle, ancora presi dalla lotta alla Ue delle élites. 

Da notare che entrambi i fenomeni ebbero come epicentro il Sud. 

Ora, invece, quello dell’antieuropeismo non è più, per i populisti italiani, un tratto identitario comune, mentre il tema dell’immigrazione resta pur sempre una priorità. 

Ma a ben guardare non come in passato, perché avere al Governo forze che sulla paura dell’immigrazione hanno costruito la propria immagine, costituisce comunque, per l’elettorato di riferimento, una sufficiente garanzia. 

Quindi, quale potrebbe essere secondo voi uno dei temi maggiormente in grado di scaldare la campagna elettorale?

Non lo sapete?  Ce ne sono tanti?

E’ vero, ma a mio avviso c’è n’è uno in particolare che spaventa Giorgia Meloni ed il gruppo dirigente di Fratelli d’Italia: quello dell’Autonomia differenziata.

E non hanno tutti i torti, perché secondo me una campagna elettorale giocata sul tema dell’Autonomia nelle Regioni del Sud potrebbe trasformarsi in un disastro. 

E poiché l’iter della riforma è a buon punto, la sua eventuale approvazione, anche in via non definitiva, a maggio o comunque prima delle europee, offrirebbe a Salvini un assist formidabile, uno storico vessillo da sbandierare in tutti i territori a nord del Po, con la speranza di recuperare, grazie a questa che è sempre stata una battaglia identitaria della Lega, un consenso decisamente in calo.

Onestamente non so come il Capitano pensi di presentarsi contemporaneamente al Sud, ma io credo che in fondo quattro calcoli se li sia fatti anche lui, ed abbia capito che, dopo le fiammate elettorali di qualche anno, fa il Sud non sarà mai terra di radicamento leghista, per cui meglio portare a casa qualcosa che lo rimetta in sintonia con gli Zaia, i Fontana, i Fedriga.

Forza Italia non si spenderebbe poi troppo per l’autonomia, sicuramente ponendo dubbi e distinguo, lasciando la patata bollente in mano a Giorgia Meloni e ai suoi “patrioti”.

Inutile dire che per il Centro sinistra, dal Pd ai 5 Stelle (anche se considerarli parte di una coalizione mi sembra un’eresia), la campagna elettorale al Sud sarebbe praticamente fatta, anche perché troverebbe su una posizione di opposizione all’Autonomia buona parte della classe dirigente meridionale.

Per capirlo bastano queste parole di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia: “Tutti i meridionali devono andare a votare contro i Partiti che sostengono l’Autonomia differenziata. Questo a prescindere se uno è di destra o di sinistra”.

E questo schema non solo sarebbe il leit motiv di tutti gli esponenti della gauche (ricordate sul tema le intemerate di De Luca?), ma sicuramente verrebbe ripreso anche nelle Regioni guidate da Forza Italia, come la Calabria di Roberto Occhiuto, e la Sicilia di Renato Schifani.

Uno scenario da incubi notturni per Giorgia Meloni, che spera e immagina che le europee possano rappresentare una specie di plebiscito a proprio favore.

Ve la immaginate la leader del Partito “Deaa Nazzzziiiioooone” andare per comizi in zone tappezzate di manifesti contrari alla “Secessione dei ricchi”?

Cosa si fa normalmente in questi casi?

Ovviamente si rinvia, in questo caso a dopo le europee.

Tanto ad urne chiuse “chi ‘a avuto ‘a avuto ‘a avuto, chi ‘a dato ‘a dato ‘a dato, scordàmmoce ‘o ppassato…..”.

Tanto più che fin da subito FdI e la Lega avevano concordato che la riforma dell’Autonomia doveva dare avanti parallelamente a quella del “Premierato”, sembrava con l’approvazione di entrambe prima delle europee. 

E su questo “parallellismo” nessuno si arrischia a cambiare posizione.

Solo che Matteo Salvini su questa partita a mio avviso si gioca praticamente buona parte delle speranze di restare leader della Lega, e almeno a parole sembrerebbe intenzionato a non mollare di un centimetro la storica battaglia federalista.

A dare una mano alla premier c’è il solito intasamento di provvedimenti (Decreto elezioni, Conflitto di interessi, Ddl Sicurezza, Ddl Cyber Sicurity, Separazione carriere Magistrati ecc.) e quello dei tempi parlamentari troppo stretti sarebbe la scusa che avrebbero in animo di tirare in ballo i Fratelli d’Italia per rinviare Premierato ed Autonomia a dopo le urne.

E quanto il tema sia sentito in chiave elettorale anche dall’opposizione lo dimostrano le recenti  dichiarazioni del Presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio De Caro, esponente del Pd:  “Io spero ci sia uno stop all’iter sull’autonomia differenziata che sia indipendente dal momento elettorale. Non vorrei che qualcuno per evitare di perdere i voti al Sud la blocchi adesso per farla ripartire dopo le elezioni europee”. 

Come accennavo, con un voto favorevole all’Autonomia prima delle elezioni, il Pd e la sinistra andrebbero a nozze nel Sud, perché  è evidente che l’argomento tocca corde molto sensibili degli elettori delle Regioni meridionali, che sul tema della difesa dei diritti del Sud seguono più l’istinto autoprotettivo che le predicazioni dei partiti di appartenenza o di riferimento.

E nel Veneto leghista un po’ in subbuglio cosa si dice?

Il più scettico sembra il capogruppo in Regione Alberto Villanova: “Non siamo degli illusi, non ci aspettiamo regali da nessuno, men che meno da Roma. Ma chi sogna di guidare il Veneto dovrebbe sapere che l’Autonomia è un diritto per il quale il nostro popolo ha già atteso troppo. A gettare fiammiferi nella benzina va a finire che ci si fa male». 

Ed il più convinto sostenitore della riforma, il presidente Luca Zaia? 

Sembra stare alla finestra, in attesa di maggiore chiarezza: «Non mi risulta che ci sia uno stop. C’è un provvedimento in discussione alla Camera, verrà votato come al Senato. Se così non fosse, verrebbe meno uno dei pilastri del programma della coalizione. La speranza è di farla il prima possibile, ma non ho sentito nessuno promettere di farlo prima delle Europee”.

Forse ha ragione lui, perché dopo sei anni di attese e speranza disilluse qualche mese in più non farebbe certo la differenza. 

Sempre che alla fine ci si arrivi, e su questo io resto piuttosto dubbioso.

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