14 Febbraio 2024 - 9.38

Le false credenze ed i miti sugli integratori alimentari

Umberto Baldo

Lo sanno bene le aziende che pagano profumatamente la pubblicità sui mezzi televisivi che lo spettatore usa il telecomando per evitare di vederla.

Ma sanno anche bene che questo tipo di “zapping” alla lunga stanca, e che quindi una certa dose di “réclame” alla fine l’utente è costretto a “fumarsela”.

E se prestate attenzione, a grandi linee la pubblicità più diffusa io la dividerei in tre grandi gruppi; quella dei prodotti alimentari, quella delle automobili, e  quella sempre più presente degli integratori alimentari.

E qui, anno dopo anno, la fantasia dei creativi si è scatenata, e sono quasi riusciti a fare passare l’idea che ogni problema fisico si possa risolvere appunto ingurgitando un “integratore”.

E così abbiamo la moglie che si preoccupa per le frequenti levate notturne del coniuge per andare in bagno; ed ecco la signora che amorevolmente, e discretamente, fa trovare sul comodino del partner una scatola di pastiglie che dovrebbero trasformarlo in un idrante naturale.

C’è poi la signora che lamenta “intestino pigro” e “pancia gonfia; problemi facilmente superabili con la compressa che promette di favorire transito ed evacuazione, cioè una buona regolarità intestinale.

Sei un po’ avanti con l’età e pensi di avere ossa fragili, articolazioni arrugginite e magari anche problemi alle cartilagini? Niente paura, ecco l’integratore che dovrebbe riportarti ai tempi in cui ti arrampicavi sugli alberi.

La signora ha disturbi tipici della menopausa (quelle che una volta chiamavamo “caldane”?)  Ecco la pillola che non le ripristinerà il flusso, ma che comunque le farà superare il problema.

Cominci ad evitare contatti intimi con tua moglie perché temi brutte figure?  Anche qui “no problem”;  ecco la pillola (non parlo di Viagra, che è altra cosa) che ti promette sfracelli come fossi un novello Rocco Siffredi.

Cominci a perdere i capelli, o ti si spezzano le unghie?  Hanno pensato anche a te, con integratori specifici che ti promettono le chiome di Sansone e gli artigli di un felino.

Fai fatica ad addormentarti e sei costretto a contare le pecore? Niente paura, pronte valeriana ed altre sostanze che ti faranno dormire come un angioletto.

Sei un manager e non hai più la pancia piatta a causa dello stress? Anche per questo problemino c’è il rimedio contenuto in una bella pastiglia.

C’è poi la sterminata famiglia degli integratori a base di proteine, sali minerali, aminoacidi, multivitaminici,  collagene,  acido jaluronico, che vanno bene per reintegrare le tue forze e le tue performances intaccate dallo stress quotidiano (quando ero piccolo la pubblicità contro il “logorio della vita moderna”  consigliava un bel bicchierino di Cynar, l’aperitivo a base di carciofo). 

In questa grande famiglia mi hanno sempre affascinato i “beta-glucani”, che un profano come me non sa neppure cosa siano, ma che hanno un nome misterioso che promette una sorta di Walhalla (senza vergini però!).

Tirando le somme si può dire che, stando alla pubblicità, tutti, ma proprio tutti, i fastidi creati dal nostro corpo possono essere opportunamente eliminati, o almeno ridotti, ingoiando la giusta pasticca (o uno yogurt, o una fialetta, è lo stesso).

Ma è proprio così?

Sgombriamo subito il campo; considerando gli enormi stress  cui è sottoposto il fisico di un atleta (allenamenti, competizioni ecc.), l’integrazione diventa in molti casi una necessità, volta a coprire le carenze di una dieta che deve rispondere a troppi compromessi.

Ma stiamo parlando di atleti, di professionisti che svolgono allenamenti particolarmente intensi, e che sono costantemente seguiti da medici ed esperti; non certo del ciclista o del podista della domenica che per fare colpo sugli amici o sulla morosa si ingozza di integratori di ogni sorta.

Eppure lo sappiamo bene che per molti qualche seduta in palestra o un po’ di jogging sono pretesti sufficienti per assumere integratori alimentari; e dato che in questo campo il “passaparola” è la regola, ognuno s’improvvisa esperto e consiglia all’altro quali integratori assumere, come fosse un medico o un nutrizionista. 

Analogamente ci sono stati fisici, tipo la gravidanza per fare un solo esempio, in cui potrebbe essere necessario reintegrare alcune sostanze attraverso una specifica supplementazione.

Ma sempre su ordine del medico, ovviamente!

In tutti gli altri casi, inutile girarci attorno, gli integratori non servono pressoché a nulla.

E non sono certo io a dirlo, che nel campo non sono nessuno; ma lo scrive bene, e con dovizia di particolari, ad esempio la Fondazione Veronesi,  come pure la Task Force dei Servizi Preventivi degli Stati Uniti (Uspstf), un gruppo di esperti indipendenti che crea linee guida sulle pratiche sanitarie, e lo dice anche l’oncologo, farmacologo e ricercatore italiano, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, Silvio Garattini.

Non ci credete? Basta che accediate ai loro siti internet.

Ma se i veri esperti ci dicono questo, perché continua ad essere radicata la convinzione  che gli integratori alimentari possano servire a prevenire o ad alleviare la più ampia varietà di condizioni patologiche?

Sicuramente per il desiderio di assumere un rimedio magico e semplice, che porti ad esorcizzare la malattia da un lato, e a costruire una migliore immagine del proprio aspetto fisico dall’altro, quando si guardi ai prodotti venduti per dimagrire, migliorare la massa muscolare, tonificare, incrementare le prestazioni sessuali, e chi più ne ha più ne metta.

Ma  soprattutto per il motivo cui accennavo all’inizio.

Per una questione di marketing, che spinge sempre più un comparto in cui ormai sguazzano come i pesci nell’acqua anche le aziende di Big Pharma, che difficilmente rinunceranno ad una “tetta” del genere.  

Per non parlare dei farmacisti, che con questi prodotti incrementano notevolmente gli incassi, tanto da costituire il 27% delle vendite (ricerca CenterSalus) 

Tanto per capirci bene, quello degli integratori alimentari (fonte Unionfood)  è un comparto in grande ascesa, che nel 2022 ha superato i 4 miliardi di euro di fatturato, con una crescita annua che ha sfiorato il 10%. 

Si avete letto bene; quattro miliardi (ottomila miliardi delle vecchie lire), soldi e speranze buttati in un costoso placebo, in modo non dissimile da quanto si fa con l’omeopatia o con altri simili rimedi.

E per non farci mancare nulla, sappiate che l’Italia è il leader europeo del mercato degli integratori, coprendo abbondantemente il 26% del totale dello stesso, che in Europa supera i 13 miliardi. 

Guardate, non credo che queste brevi considerazioni riescano a smuovere dalle proprie convinzioni coloro che vogliono credere agli effetti miracolosi di una pillola facilmente disponibile (non servono ricette o prescrizioni), senza effetti collaterali, che ci fa solo bene e risolve i nostri problemi.

Proprio di questo approfittano i “furbacchioni” di Big Pharma.

Perché gli  integratori sono semplicementeun business,  sono un prodotto commerciale e non  medicine; ripeto solo un business colossale, nel quale l’unico che ci guadagna è il produttore, tanto è vero che solo negli Stati Uniti questo comparto fattura quasi 40 miliardi di dollari. 

Per concludere, abbandonate la credenza che gli integratori siano dei farmaci. 

Non c’è nulla di più sbagliato. 

Sia da un punto di vista legislativo, che linguistico, l’integratore non è un farmacoma un concentrato di sostanze nutritive, il cui scopo è integrare (eventuali) carenze della nostra dieta, e non ha una funzione curativa.

E se leggendo la confezione trovate che si tratta di un prodotto a base di sostanze naturali normalmente presenti nell’organismo, non fate l’errore di pensare  che  in ogni caso male non fanno, basandovi sulla credenza che una sostanza naturale dovrebbe essere priva di effetti collaterali. 

Cosa c’è di più naturale dell’acqua?

Bene, provate a berne 15  litri al giorno, e fatemi sapere se è davvero priva di effetti collaterali!

Umberto Baldo

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