Le “inculate” degli scontrini pazzi: ed intanto i turisti scappano
Solo fino ad un anno fa si sarebbero chiamate, sia pure poco elegantemente, “inculate” o “fregature” (passateci i termini scurrili ma ormai sono linguaggio comune) mentre in questa estate 2023 qualcuno ha l’ardire, o per meglio dire il coraggio umano, di definirle “giusta remunerazione del servizio”.
Non so cosa stia succedendo ultimamente nei bar e nei ristoranti italiani.
Evidentemente l’inflazione incontrollata deve aver dato alla testa ai nostri gestori, da un lato ansiosi di recuperare nei soli tre mesi di questa calda estate i mancati introiti dei due anni di pandemia, dall’altro forse sempre più convinti che il cliente sia una persona con l’anello al naso, da spremere fino al midollo senza pietà.
Pensate stia esagerando?
Bene, proviamo a mettere in fila alcune segnalazioni, che provengono un po’ da tutta Italia, a conferma del fatto che non si tratta di casi isolati, ma di un fenomeno generalizzato, di una sindrome che definirei dell’“arraffa-arraffa” che si sta diffondendo a macchia d’olio.
Lo so bene che non bisogna fare di ogni erba un fascio, che esistono anche gestori per bene ma, non ne abbia a male questa maggioranza di operatori corretti, a fare notizia sono sempre e solo coloro che si comportano male.
D’altronde a finire sulla cronaca nera dei giornali non sono mai le persone oneste e per bene; questa è la regola.
E tanto per fare una breve carrellata di “perle” (sia chiaro tutte documentate con tanto di foto pubblicate su giornali e social media) che qualcuno ha chiamato “scontrini creativi”, partiamo da un albergo di Olbia, che per due caffè e due bottigliette d’acqua serviti a due turisti romani ha emesso uno scontrino di 60 euro. Dalla foto scattata dai due clienti si vede che oltre a caffè e acqua sono arrivate anche due coppie di cioccolatini (forse provenienti direttamente dalle piantagioni africane?)
Agli attoniti sfortunati avventori, che chiedevano lumi sul perché di un prezzo di tale entità, la spiegazione dei gestori è stata questa “Non si tratta di un semplice caffè, ma di un’esperienza”.
Caspita ragazzi, avete capito? Un’esperienza! Manco fosse una seduta spiritica!
Certo che ce ne vuole di faccia tosta!
E trasferiamoci dalla Sardegna al Piemonte, e precisamente in un ristorante-pizzeria in quel di Alba.
Qui ci troviamo di fronte alla richiesta di due cucchiaini (al posto di uno) per una sola fetta di dolce.
Evidentemente si trattava di una coppia che voleva dividersi la porzione.
Prezzo battuto sullo scontrino con la voce “due cucc”?
Un euro e cinquanta centesimi (sic).
Potevamo non fare tappa in Liguria?
Scegliere il grado di cottura della carne ci sembra una cosa normale, ma in questa estate pazza chiedere quello della pizza può costare caro. Così, in una pizzeria ad Albenga, in provincia di Savona, due clienti hanno chiesto di «cuocere bene la pizza, al punto giusto». Una richiesta che è finita nello scontrino: 2 euro di sovrapprezzo.
E andando in Lombardia, a Gera Lario sulle sponde del lago di Como (quello caro al Manzoni), i gestori di un bar hanno addebitato sullo scontrino due euro per aver tagliato in due un toast richiesto da una coppia di clienti.
Giustificazione dei gestori: “Ogni servizio in più va pagato. Abbiamo dovuto usare due piattini al posto di uno e il tempo per lavarli è raddoppiato , e poi due tovagliette. Per tagliarlo in due abbiamo impiegato del tempo. E il lavoro si paga»
Da notare che lo stesso sovrapprezzo di due euro è stato addebitato da un bar di Finale Ligure, sempre per tagliare un toast a metà.
E facendo tappa nel nostro Veneto, ha fatto scalpore che in un bar di Eraclea, 40 chilometri a est di Venezia, (scontrino pubblicato sui social dalla cliente) sia stato fatto pagare 20 centesimi un bicchiere di “acqua del sindaco”. No, non si tratta di una nuova marca di acqua minerale, bensì di comunissima acqua del rubinetto.
E sempre restando nel Nord Est, in un bar di San Vito al Tagliamento, fra l’altro ben conosciuto, dopo aver ordinato un caffè con acqua di rubinetto un medico in pensione si è visto addebitare sullo scontrino 2 euro: 1,30 euro per il caffè e 0,70 per l’acqua. Alla richiesta di chiarimento, i gestori gli è stato risposto che l’acqua era “filtrata”.
Fosse capitato a me avrei chiesto se per caso si trattasse di acqua di Lourdes!
Altra fermata del nostro giro, a Palermo, dove in un locale del centro città, un gruppo di persone ha dovuto pagare venti euro in più per il taglio della torta di compleanno. dolce, tra l’altro, che non era stato acquistato direttamente nella pizzeria, ma era stato portato dai clienti che lo avevano comprato in pasticceria.
Ma in Piemonte a mio avviso si è raggiunto il massimo. Infatti in una gelateria di Torino, un ragazzo si è visto recapitare uno scontrino più “carico” a causa della voce “supplemento festività” (era domenica!)
Alle polemiche scoppiate sui social il gelataio ha risposto così: “All’esterno del locale c’era un cartello che avvertiva le persone di questo sovrapprezzo. In più lo abbiamo scritto anche nel listino, se uno non vuole pagarlo, può non entrare”.
Francamente la mente vacilla, perché applicando questa logica nei giorni festivi tutto dovrebbe costare più caro, forse per remunerare il “disturbo” del commerciante!
Mi fermo qui, per oggi, da un lato per non abusare della vostra pazienza, dall’altro per non farvi aumentare la pressione sanguigna.
Ma non si può non fare qualche considerazione.
Che stiamo vivendo una fase di alta inflazione lo abbiamo capito tutti, e purtroppo lo constatiamo quotidianamente in qualsiasi supermercato, ma questo non può voler dire che entrare in un bar o in ristorante per un consumatore debba equivalere a giocare alla roulette.
Non è accettabile che dei turisti debbano girare con il coltello in tasca per tagliare in due un toast, se vogliono evitare un ingiusto sovrapprezzo!
Non è un caso che il tema degli “scontrini creativi” tenga banco in questa estate, e credo che sarebbe opportuno che le categorie degli esercenti facessero qualche riflessione.
Non sono nato ieri e so bene che chi si approfitta di turisti e stranieri c’è sempre stato, e di fronte agli esempi che vi ho riportato il dubbio che qualcuno ci stia marciando anche adesso è molto più che un sospetto.
E non voglio certo criminalizzare nessuno, anche perché so bene che non sempre si tratta di speculatori puri, bensì spesso di operatori che hanno visto l’inferno negli anni del Covid, e ora vorrebbero rifarsi in fretta.
Ma troppo in fretta!
Nell’era dei social, degli scontrini sbattuti in prima pagina, rischiano di provocare alla categoria un clamoroso danno di immagine.
Già si comincia a dire chiaramente che questa non sarà la stagione dei record, di quel tutto esaurito che in primavera gli operatori vagheggiavano.
Ovunque, mare o montagna, si registrano cali delle presenze che vanno dal 20 al 30%.
Tirare troppo la corda non conviene, soprattutto a chi l’anno prossimo dovrà nuovamente cimentarsi con una nuova stagione turistica.
Perché le persone hanno la memoria lunga; le freghi una sola volta, e dopo non tornano più! Anche gli stranieri eh!
Umberto Baldo