28 Gennaio 2025 - 9.42

Le isole del Pacifico protagoniste dalla nuova geopolitica

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Umberto Baldo

Quando parliamo, purtroppo ormai quotidianamente, di scontri, lotte, guerre, ci riferiamo all’Europa, all’America, all’Africa ecc., cioè a Stati e Continenti.

Ma avete mai pensato che esiste un’area geografica, estesa per 179milioni di kmq (tanto per dire l’Asia, il più grande continente ha 44 milioni di Kmq, l’Africa 30, l’Europa 10, Nord  America 24, Sud America 18), che conosciamo dai nostri studi come Oceania?

Certo l’Oceania è principalmente costituita da acqua, da quell’Oceano Pacifico che è il più grande fra gli oceani, tanto è vero che molti la considerano un continente per convenzione.

Di quei 179 milioni di kmq solo 9milioni sono terre emerse, e questa superficie è principalmente costituita  da Australia, Nuova Zelanda, Nuova Guinea; il resto è una miriade di isole, isolotti e atolli (il totale della loro estensione è di 303mila Kmq, equivalente a quella dell’Italia). 

Come al solito vi invito a dare uno sguardo alla carta geografica, così tutto vi sarà più chiaro.

Quello che balza subito agli occhi è che l’Oceania è costituita da una massa continentale, l’Australia (oltre 85% della superficie totale del continente), e da migliaia di isole, molte delle quali disabitate, sparse su uno spazio immenso, spesso a grande distanza le une dalle altre. 

Tradizionalmente si distinguono, oltre alla Nuova Guinea ed dalla Tasmania, alcuni grandi arcipelaghi;  la Nuova Zelanda, separata dall’ Australia dal mare di Tasmania e formata da due isole maggiori (isola del Nord e isola del Sud); la Micronesia (Piccole isole), a nord dell’equatore (Marianne, Caroline, Marshall, Gilbert); la Melanesia (isole dei Neri), che comprende gli arcipelaghi posti tra la Nuova Guinea, e la Nuova Zelanda (Salomone, Nuove Ebridi, Nuova Caledonia, Figi) ed infine la Polinesia, che comprende moltissime isole sparse nel Pacifico centrale (Sporadi equatoriali, Tuamotu, Isole della Società).

Tutte queste isole sono in realtà diverse per origini e per forma. 

Alcune, tra cui in particolare la Nuova Guinea e la Nuova Zelanda, sono quanto emerge di tratti di crosta continentale rimasti isolati per l’innalzamento del livello dell’oceano. 

Numerose altre, in particolare in Melanesia e nelle Hawaii, sono di origine vulcanica, e possono perciò raggiungere altezze considerevoli ed avere una certa estensione: l’isola di Hawaii, nell’arcipelago omonimo é formata da 3 grandi coni vulcanici, tra i quali il Mauna Loa, che supera i 4000 metri, ed ha una superficie di 10 kmq. 

Altre isole, soprattutto in Polinesia ed in Micronesia, sono invece atolli corallini, che emergono appena dal mare, ed hanno spesso una superficie molto limitata, talvolta meno di 1 kmq.

E’ noto che fino ai tempi di Magellano in Europa nessuno aveva neppure l’idea delle dimensioni dell’Oceano Pacifico, e men che meno dell’esistenza delle terre che  vi si trovano (tanto per dire l’Australia venne scoperta dall’ olandese Willem Janszoon nel 1606, anche se comunemente si ritiene che sia stato  l’inglese James Cook nel 1770).

Durante il periodo coloniale, l’Oceania era frammentata in una serie di territori controllati dalle grandi potenze europee, dagli Stati Uniti e, in parte, dal Giappone. 

La divisione rifletteva i processi di esplorazione, conquista e spartizione avvenuti tra il XVIII e il XX secolo. 

E così l’ Australia  fu colonizzata dalla Gran Bretagna a partire dalla fine del XVIII secolo (colonia penale nel 1788), e  colonie inglesi furono anche  Nuovo Galles del Sud, Victoria, Queensland, una parte di Papua Nuova Guinea, e la Nuova Zelanda dal 1840.  Le Isole Salomone  furono invece un protettorato britannico dal 1893, e le Isole Tonga fino al 1900.

La parte settentrionale di Papua Nuova Guinea fu una colonia tedesca fino alla Prima Guerra Mondiale, come parte delle Samoa e le isole della Micronesia.

La Spagna controllò fino al 1898 le Isole Marshall, le Caroline e le Marianne.

La Francia fin dal XIX secolo, e lo fa a tutt’oggi, controlla la Nuova Caledonia, la Polinesia Francese e il territorio di Wallis e Futuna.

La spartizione dell’Oceania rifletteva gli interessi strategici ed economici delle potenze coloniali, con particolare attenzione alle risorse naturali, alle rotte commerciali e alla posizione strategica nel Pacifico. 

La frammentazione politica e culturale di quel periodo ha lasciato un’eredità complessa, con molte nazioni dell’Oceania che hanno raggiunto l’indipendenza solo nel XX secolo, alcune delle quali ancora oggi mantengono legami stretti con le ex potenze coloniali.

Come si è visto la decolonizzazione delle Terre del Pacifico ha avuto tempi molto più lunghi rispetto agli altri Continenti, e alla fine della fiera oggi l’Oceania comprende 14 Stati indipendenti: Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Isole Fiji, Isole Salomone, Vanuatu, Samoa, Kiribati, Tonga, Micronesia, Palau, Isole Marshall, Tuvalu e Nauru.

Ci sono poi 14 Territori dipendenti: Nuova Caledonia (Francia), Polinesia Francese (Francia) Wallis e Futuna (Francia) Tokelau (Nuova Zelanda) Territori esterni australiani (Isole Cocos  e Isole di Natale), Pitcairn (Regno Unito), Guam, Isole Marianne Settentrionali, American Samoa (Stati Uniti).

Perdonatemi questa lezione di geografia, che però ritengo utile per capire di cosa parliamo. 

A questo punto viene spontanea una domanda: possibile che quest’area immensa sia al riparo delle mire espansionistiche (o neocoloniali) delle grandi potenze di oggi?

Credo che il punto di partenza sia la constatazione che l’Oceania, essendo per lo più un continente acqueo, non si presta certo ad operazioni belliche ordinarie.

Nel senso che da quelle parti i carri armati sono poco utili.

L’Oceania è un continente in cui servono essenzialmente la Marina e l’Aviazione.

Per il resto la risposta alla domanda è un “Si”, e a guardarsi in cagnesco, guarda caso, da un po’ di tempo sono gli Stati Uniti e la Cina.

Domani continueremo approfondendo come  sta evolvendo questo confronto, e chi sta muovendo le proprie pedine in Oceania.

Umberto Baldo

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