17 Agosto 2022 - 10.02

Lega, Zaia se ci sei batti un colpo!

Se uno dovesse giudicare dal maxi manifesto elettorale che mostra Capitan Salvini e Luca Zaia, sorridenti, sostenere i due estremi di un cartellone con la scritta “Autonomia, oppure gli sprechi della sinistra”, il tutto sormontato dallo slogan “25 settembre vota Lega”, potrebbe avere l’impressione che nel Veneto leghista tutto vada a gonfie vele, e che l’intesa della Liga del Leòn con Matteo Salvini sia eccellente.

Ma ad un’analisi neppure troppo approfondita ci si rende conto che non è proprio così.

Imbarazzi, silenzi, malumori; questi sembrano i sentimenti più diffusi nell’elettorato e nei quadri veneti della Liga, che qualcuno però non ha il timore di esprimere chiaramente.

Così ad esempio il campione delle preferenze Roberto Marcato, che relativamente al problema della compilazione delle liste esprime senza giri di parole quello che pensa, e che molti altri pensano: “L’impressione è che le decisioni sule liste per le prossime politiche siano già state prese e si vada verso una riconferma per la stragrande maggioranza dei casi degli uscenti. Con le caselline già riempite. Se la scelta dei candidati verrà fatta dai candidati stessi, la cosa non farà piacere ai militanti”.

E’ evidente che Marcato si fa portavoce del malcontento interno alla Liga, malcontento generato dal fatto che, a quanto sembra, le candidature nei collegi cosiddetti “blindati” le starebbero decidendo i canditati stessi, tutti uscenti e tutti salviniani doc, vale a dire massimo Bitonci, Arianna Lazzarini ed Alberto Stefani.

Ma l’assessore regionale padovano non si è fermato qua, ed a proposito della possibile inarrestabile rimonta dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni anche in “terra di San Marco” dice chiaramente: “In una regione che da anni è a trazione leghista, che è federalista e autonomista, immaginare che ci possa essere l’avvicinamento forte o, peggio ancora, il sorpasso di FdI…ci imporrebbe una riflessione molto seria. Assistere in terra autonomista al sorpasso di un partito centralista e romano centrico che ha in “Dio Patria e Famiglia” i suoi capisaldi… Bisogna lavorare perché questo non accada”.

E per rimarcare la sua distanza “culturale” dagli alleati di FdI, Marcato ha aggiunto: “Nel mio vocabolario politico non esiste il trittico “Dio Patria e Famiglia”, nel mio vocabolario politico esistono “Territorio, impresa, autonomia e federalismo” che è il vocabolario politico del partito in cui sono entrato nel ‘92 e che, secondo me, deve sottolineare questi temi”.

Poteva essere più chiaro?

Sì poteva, ed infatti ha chiarito, per chi magari fa finta di non capire: “Bene, per quanto mi riguarda se il prossimo governo di centrodestra, in tempi ragionevoli, non riesce ad approvare l’autonomia, e parlo del progetto presentato da Luca Zaia e dalla delegazione trattante di Mario Bertolissi, noi come Lega abbiamo il dovere di tornare al voto, di lasciare il governo. Tanto più che l’accordo su autonomia e presidenzialismo è stato firmato da Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini due anni fa. È già fatto. Non può essere che rimaniamo là altri 5 anni senza l’autonomia, sarebbe inaccettabile. E non alzerei un dito per difendere l’indifendibile. Perché io mi sono sempre regolato così: mentire al popolo è un reato gravissimo, per un leghista è un peccato mortale”.

In questo quadro, in questo clima che eufemisticamente definirei “spumeggiante”, si è poi inserito il “gran rifiuto” di Luca Zaia dell’idea lanciata da Matteo Salvini di “esibire l’argenteria” in questa tornata elettorale, che in altre parole voleva dire candidare come “capilista acchiappavoti” gli amatissimi governatori del Nord, Luca Zaia su tutti, che alle ultime regionali ha incassato un 76,8%, roba da far impallidire la Bulgaria dei tempi d’oro.

Zaia, che pur si è sempre mostrato acquiescente ai desiderata del Capitano, a questa ipotesi, che altro non era se non una sponsorizzazione basata sulla sua persona, ha opposto un secco “No”, motivato con queste argomentazioni: “Le elezioni e le candidature sono cosa seria, non prenderò in giro gli elettori”.

Mi sembra una scelta intelligente ed oculata, perché Zaia avrebbe “preso in giro” gli elettori veneti in entrambi i casi; sia che fosse stato eletto al Parlamento nazionale ed avesse rinunciato in favore del secondo in lista, dopo aver fatto lo “specchietto per le allodole”, sia che avesse accettato la nomina “romana” tradendo quel 77% di veneti che lo hanno votato perché resti a Palazzo Balbi fino a fine mandato per portare a termine il programma, autonomia in primis.

E a rimarcare che questa resterà la sua battaglia principale ha detto: “Confido che in caso di successo il centrodestra attui la riforma federalista e lo faccia in tempi rapidi. Viceversa, non sarà più credibile. L’autonomia non è un cadeau al Nord bensì, l’ha ricordato il Capo dello Stato, una scelta di modernità e di legalità costituzionale. È il grimaldello più efficace per modernizzare il Paese”.

Ma c’è qualcosa di più, di nuovo, nell’atteggiamento complessivo di Luca Zaia, che gli osservatori più attenti hanno colto, che si potrebbe riassumere in un’idea di centrodestra diverso, divergente dai temi tradizionali del Carroccio, con aperture verso tematiche che appartengono tradizionalmente alla sinistra, quali quelle ambientali, quelle legate al concetto di “nuova famiglia” ed alla sessualità.

Come interpretare diversamente queste dichiarazioni del Governatore: “Il centrodestra deve cambiare pelle rispetto a trent’anni fa, mi aspetto che sia più inclusivo e attento ai cambiamenti, libero dai complessi di inferiorità sul versante culturale e dai tabù in materia di diritti, nuove famiglia e sessualità. Lo dico in un altro modo: l’omosessualità non è una patologia, l’omofobia invece sì. Questione di libertà e di rispetto, chi non lo comprende è fuori dalla storia e offre agli avversari l’opportunità di imbastire battaglie ideologiche, magari con finalità diversive”?

Impossibile non notare che si tratta di un nuovo posizionamento rispetto alla narrazione salviniana.

E così mentre il capitano qualche giorno fa è tornato a Lampedusa a parlare di stop all’immigrazione clandestina, denunciando lo spostamento nottetempo dei migranti, quasi in contemporanea Luca Zaia spiegava in televisione il modello veneto sull’immigrazione, con l’11% di popolazione immigrata e perfettamente integrata.

Difficile dire a cosa sia finalizzato questo “smarcamento”, ed al momento prendiamo atto che mentre Salvini si è presentato in un video circondato da Madonne, crocefissi e altri simboli religiosi, difendendo la “famiglia naturale”, Zaia ha puntualizzato appunto che è l’omofobia una malattia, non l’omosessualità.

Certo potrebbe anche trattarsi di un mero calcolo politico, che un player come Zaia abbia annusato che il risultato elettorale potrebbe non essere fra i più brillanti per la Lega, e di conseguenza non voglia associare il suo nome ad un’eventuale sconfitta.

Ma non è da escludere invece che Luca Zaia si stia muovendo in un’ottica prospettica, e che con affermazioni tipo “non si governa con i sondaggi, bisogna pensare alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni” intenda dare vita ad un nuovo corso, magari a partire dalla Liga Veneta, per poi….. chissà, farlo condividere al resto del Partito in chiave anti salviniana.

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