L’esagerato garantismo italiano
Talvolta, di fronte a certe forme di criminalità, viene quasi da pensare che forse Cesare Beccaria, quando scrisse il suo famoso saggio “Dei delitti e delle pene”, sia stato un po’ troppo, per usare un termine moderno, “garantista”.E riaffiorano anche alla mente le immagini di certi film americani, in cui i detenuti procedevano in fila indiana sui campi, con la zappa sulla spalla, ed una palla metallica fissata alla caviglia con una solida catena.Capisco che ciò cozza con secoli di cultura giudirica finalizzata al recupero del reo, ma non riesco a contenere la rabbia leggendo le notizie relative alla maxi truffa dei bonus-Covid che, stando all’ indagine finora sviluppata dalla Guardia di Finanza, ribattezzata “Operazione Free Covid”, sarebbe stata messa in piedi da circa 78 (per ora) gentiluomini, a 38 dei quali sono state notificate misure cautelari.In estrema sintesi questi criminali, non so come altro definirli, avrebbero (il condizionale è dovuto al principio che fino a sentenza definitiva chiunque deve essere considerato innocente) messo a sistema una frode milionaria che preoccupa sia per le modalità che per l’entità, e che soprattutto indigna perché messa in atto con la chiara volontà di frodare lo Stato nel momento di massima vulnerabilità del Paese, in conseguenza delle emergenze sanitaria ed economica.Da quanto trapelato ne esce un spaccato di una società cinica, in cui una rete di professionisti e imprenditori senza scrupoli mette in atto una serie di artifici truffaldini per falsi crediti locazioni, sisma bonus e bonus facciate, finalizzati ad appropriarsi illecitamente di risorse e opportunità destinate a sostenere le attività più colpite dalle conseguenze della crisi.In altre parole a seguito di questa truffa i soldi di tutti i cittadini, stanziati per ristorare le attività in difficoltà per le chiusure ed i cali di fatturato, venivano bellamente intascati da questi criminali, mediante la creazione e la commercializzazione di falsi crediti di imposta.Qui non si tratta dei soliti malavitosi delle fiction televisive, che hanno in faccia lo stigma della criminalità.No, qui siamo di fronte a professionisti, imprenditori, commercialisti, che nelle conversazioni telefoniche intercettate si dicevano “L’inizio del Coronavirus ha portato bene!”, “Non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo!”, “Mi servono società, anche società al lacero, anzi meglio, bisogna avere persone fidate, persone anziane”.Oppure parlando dei tempi delle procedure necessarie per ottenere i crediti truffaldini: “Noi in quanto tempo lo facciamo? In una mangiata di un panzerotto. Nello studio la scrivania è enorme. Lavorando, lavorando, panzerotti, panzerotti e abbiamo finito insieme”.E che il sistema fosse oliato per bene lo dimostrano le somme sottratte allo Stato, alla collettività, ben 440 milioni di euro.Soldi tutti finiti all’estero, in Germania, Inghilterra, Portogallo, Dubai, oppure reinvestiti in cripto valute, lingotti d’oro e orologi di valore.A nulla conta che la testa dell’associazione a delinquere fosse a Rimini, perchè come una piovra si era estesa in tutta Italia, Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino, e Veneto.Si, anche la nostra Regione, per la quale non vale più l’immagine stereotipata dei “veneti brave gente”, in quanto anche la nostra società ha ormai subito l’infezione della criminalità organizzata, che ha fatto penetrare in molti settori economici l’idea che lo Stato sia solo una controparte da fottere. Ne è nata una criminalità di “colletti bianchi”, che non usa la violenza, ma si insinua nelle carenze dei controlli dello Stato per lucrare soldi, soldi, soldi, che in questo caso, con una protervia degna della mitica fiction la “Piovra”, costudiva milioni di euro anche in valigie, contanti sequestrati durante il blitz della GdF.Fra le intercettazioni sopra citate a mio avviso ce n’ è una di emblematica, quella in cui uno dei “gentiluomini” diceva: “Madonna, lo Stato italiano è incredibile, praticamente vuole essere fregato”.E’ emblematica perchè rappresenta la realtà, che ci dice che ogni qual volta lo Stato mette a disposizione risorse pubbliche per venire incontro a tragedie, siano un terremoto, un’inondazione, o la povertà di certe fasce della popolazione, scattano immediatamente truffe a raggiri per appropriarsi illecitamente di quelle risorse. Non c’è emergenza che sfugga a questa triste regola!Certo in qualche caso lo Stato avrebbe potuto pensare a mettere in piedi controlli a monte. Per fare un solo esempio imponendo all’Inps, con la collaborazione dei Comuni e di certi Ministeri, tipo quello della Giustizia, si sarebbe potuto impedire che ad incassare il reddito di cittadinanza fossero mafiosi e criminali di ogni risma.Ma è anche vero che neanche mettendo in piedi un apparato di controllo come quello della Stasi della ex DDR si riuscirebbe a controllare tutti i cittadini, e se a tradire lo Stato ci sono anche professionisti come i commercialisti la battaglia è persa in partenza.Però a mio avviso non bisogna abbandonarsi allo scoramento, perchè qualcosa si può sempre fare, anche senza andare contro i principi sacrosanti di Cesare Beccaria.Ad esempio per un professionista (medico, notaio, commercialista ecc.) che si macchi di questo tipo di reati dovrebbe essere prevista l’interdizione perpetua dalla professione. Che vadano a zappare, ma non mettano più piede in uno studio professionale.E relativamente alla difficoltà di recuperare i “bottini” sottratti illecitamente, normalmente trasferiti all’estero e spesso in paradisi fiscali, o convertiti in oro, cripto valute o titoli, basterebbe imporre, dopo aver scontato la pena, il divieto di espatrio fino a che non abbiano restituito il mal tolto, ovviamente imponendo che una parte dell’eventuale stipendio venga destinato a risarcire lo Stato. E poi c’è la questione della pena edittale.Non è possibile che criminali come questi rischino pene massime risibili.Qui siamo di fronte a reati che vanno ad intaccare il contratto sociale, in cui le vittime sono tutti i cittadini contribuenti, in particolare quelli più poveri, che si vedono così sottrarre da questi criminali risorse che potrebbero aiutarli ed alleviare le loro necessità.Non dico che per i condannati in via definitiva dovrebbe essere buttata via la chiave della cella, ma almeno che si prevedano pene detentive particolarmente pesanti.“Unum castigabis, centum emendabit”, dicevano i latini (colpirne uno per educarne cento).La penso anch’io così, con buona pace di Cesare Beccaria.