10 Luglio 2024 - 9.39

Lettera aperta al Presidente Luca Zaia.  Come può trovarsi a proprio agio nei “Patrioti per l’Europa”?

Umberto Baldo

Caro Presidente, mi scusi se mi rivolgo a lei direttamente, ma cosa vuole, in quest’epoca di Internet e dei social, certe regole, certe ritualità, certi formalismi, sono ormai residui del passato.

Ciò che mi spinge a scriverle è una domanda, che mi pongo da tempo, ma che lunedì è ritornata prepotentemente di attualità, almeno per me.

La domanda è questa: ma come fa un personaggio della sua caratura politica, e con la sua storia, ad essere d’accordo, io arrivo a dire addirittura a sentirsi a proprio agio, con la linea politica imposta alla Lega dal Segretario Matteo Salvini?

Vede, io sono un vecchio liberal-democratico, che non ha mai cambiato idea (anche se sono conscio che solo i cretini non cambiano mai opinione), che ha vissuto attivamente gli anni della propria vita, seguendo con passione le vicende della politica a tutti i livelli, internazionale, nazionale e locale. 

Io ricordo bene i suoi esordi nel 1993 da Consigliere comunale di Godega di Sant’Urbano, negli anni in cui Umberto Bossi dava vita alla sua creatura, quella Lega Nord che nacque dall’ intuizione di federare sei movimenti regionalisti attivi nell’Italia settentrionale.

Il suo cursus honorum, fino ad arrivare ad occupare la poltrona di Presidente del Veneto, è stato a mio avviso esemplare, anche sotto il punto di vista, per me essenziale, che in anni e anni di governo, lei non è mai stato sfiorato da sospetti o inchieste giudiziarie.

Da anni lei è considerato il migliore (o fra i migliori) Presidente di Regione, e devo dirle che la sua prova più convincente a mio avviso l’ha data nel biennio del Covid, quando è stato sicuramente il Governatore più vicino alle esigenze del proprio popolo, e le sue dirette televisive quotidiane ne sono state la testimonianza più evidente (anche se qualcuno l’ha poi accusata di averle utilizzate per farsi pubblicità elettorale).

Avrà capito a questo punto che io apprezzo il suo modo di governare e di pensare, e non mi vergogno a dire che sono stato fra coloro che hanno votato convintamente a favore nel referendum per l’Autonomia Regionale indetto dalla Regione Veneto (d’altronde io vengo da una tradizione culturale “federalista” risorgimentale, quindi consolidatasi ben prima della nascita della Lega). 

Date queste premesse, non posso non riproporle la domanda: ma come fa ad essere d’accordo sulle alleanze internazionali che Salvini sta imponendo alla Lega?

Come fa a condividere che il suo partito sia collegato  al Rassemblement National della Le Pen;  a Fidesz di Orbàn; ai cechi di ANO  e Giuramento e automobilisti; agli austriaci di FPÖ; agli olandesi del PVV di Geert Wilders; agli spagnoli di VOX; ai belgi di Vlaams Belang;  ai portoghesi di CHEGA;  ai danesi del Partito popolare danese:  ai greci della La Voce della Ragione; ai lettoni di Lettonia First?

Come fa a non vedere che si tratta del peggio delle destre europee; alcune con nostalgie franchiste o di Vichy, un’altra criticata per aver riutilizzato una versione leggermente modificata del motto del dittatore portoghese Antonio De Oliveira Salazar “Deus, Pátria, Família“, ed in generale per essere tutte Formazioni sovraniste, centraliste ed intimamente anti europeiste, se non addirittura anti occidentali? 

Vede Presidente, io ho seguito con attenzione fin dagli albori la nascita e la crescita della Lega, e ricordo bene quanto si discusse a suo tempo, della “canottiera” di Umberto Bossi, come simbolo dell’essenza del nuovo movimento.

Qualcuno concluse si trattasse di spin-off post democristiano, altri di una fuoriuscita dalla base operaia del fu Pci, quando fu chiaro che il partitone non era più in grado di difendere né il popolo lavoratore né il popolino.

La Liga Veneta, decisamente indipendentista, si disse avesse nelle sue radici un’anima di sinistra, persino gruppettara, che mitologicizzava i movimenti indipendentisti-rivoluzionari di altre Nazioni (catalani, corsi, irlandesi, baschi ecc.).

E ricordo anche che nella Lega di Umberto Bossi, sin dai primi anni, sul fascismo e l’antifascismo non ci sono mai stati equivoci, possibilità di interpretazione, tanto che in una intervista nel ’93, alla domanda “ma la Lega non era antifascista, un tempo?”, rispose senza esitare: “La Lega è un movimento antifascista, anticentralista”.

Che nella logica bossiana voleva dire “se non sei anticentralista non puoi essere antifascista, sostieni un sistema illiberale, che nega i diritti, l’autodeterminazione di un popolo, le sue libertà e le sue aspirazioni di autonomia. Sono le basi della nascita della Lega Lombarda, del primo manifesto politico del 1983. Fuori da quello, per quanto camuffato sotto varie diciture democratiche, c’è lo stato centrale, che ha avuto la sua apoteosi nel fascismo, nella struttura di uno Stato che usa ancora i Prefetti per controllare il governo dei territori, e spoglia i Sindaci di autonomia”.

E nella stessa intervista il Sénatur concluse: “E credo che la Lega sia rimasta sempre antifascista perché non è d’accordo col centralismo dello Stato. Il fascismo cos’è poi se non il centralismo dello Stato? Chiunque voglia il centralismo in realtà è fascista… io vengo da una famiglia che ha combattuto militarmente contro il fascismo, erano partigiani”.

Caro Presidente, non la faccio troppo lunga perché credo abbia ben capito dove voglio andare a parare.

E non posso non chiedermi, restando al nostro Veneto, se la “Liga” old school (la Liga del Leòn) sia ancora quella che credeva nel federalismo e cercava di sviluppare progetti con Regioni come la Carinzia, l’Istria e la Dalmazia, oppure abbia cambiato pelle facendosi affascinare dalle svolte nazionaliste, centraliste, prefettizie, filo ungheresi, e di fatto filo russe, imposte dal Capitano. 

E parimenti se lei si senta rappresentato nel nuovo Gruppo dei “Patrioti per l’Europa” dal Presidente Jordan Bardella del Rassemblement National, e dal Vice Presidente  generale Vannacci, che della Lega sembra non avere neppure ancora la tessera.

In altre parole quanto il sovranismo più spinto (che nulla ha che fare con il federalismo, come lei mi insegna), la linea dura sull’immigrazione, la critica al Green Deal e la difesa dei poteri centralisti degli Stati membri, si sposino con la sua visione della politica, me lo dovrebbe spiegare lei.

Vede Presidente, non nego che in certi momenti ho avuto l’impressione di un suo disagio di fronte a come certi temi vengano affrontati dalla Lega a trazione Salvini.

E parlo di posizioni che forse solo lei può esprimere, senza il timore di rappresaglie, grazie al carisma che da Doge del Veneto ha saputo costruirsi in lunghi anni. 

Come quando in una intervista del 2023 ha detto “Sono libero. Dunque le dico che sono anche un europeista incallito”.

Chapeau Presidente, non è un aggettivo facile da usare quell’incallito!

E parlando degli immigrati: “Accoglierli dignitosamente è una questione di umanità.  Ma tutta l’Africa in Italia non ci sta: è inutile fare i fenomeni a parole..”

Si percepisce che nella sua visione “la politica deve garantire le libertà, non limitarle”, e le sue posizioni sul fine vita costituiscono a mio avviso un momento “alto”, anche se mi rendo conto che a buona parte del suo Partito potrebbero sembrare “eretiche”.
Ma lei non ha avuto mai paura di ribadirle chiaramente: “…Da Presidente ho delle responsabilità. E non siamo ipocriti: con le cure di oggi si può arrivare ai limiti dell’accanimento terapeutico. Dunque, quando si ricevono certe richieste da un cittadino, non dobbiamo lasciare che sia il tempo a risolvere un quadro clinico irreversibile. Se capitasse a me vorrei poter decidere. Lo ha già stabilito la Corte costituzionale. Ora serve una legge ad hoc”.

Pensi che se non fosse chiara la sua fede politica, la si potrebbe scambiare per un liberal all’anglosassone. 

Per concludere, Presidente, con queste poche righe non volevo certo metterla in difficoltà, e non mi aspetto certamente una risposta.

Resta il fatto che dal movimento identitario, di scombiccherato indipendentismo, e sognatore di verdi Svizzere federaliste e di Europe dei popoli  quale era la Lega delle origini, è indubbio che Salvini la sta trasformando (o l’ha già trasformata, questo lo sa lei meglio di me) in un movimento che nuota nell’acquario assieme alle destre più retrive del nostro Continente.

E onestamente mi consenta di nutrire il dubbio che questo tipo di posizionamento, caratterizzato da nazionalismi ed autoritarismi, sia proprio il massimo per la società veneta, soprattutto per la sua economia votata alle esportazioni, alla quale serve quindi un mondo il più aperto e connesso possibile.

Vede, a me la parola “fascismo”, ormai abusata ed utilizzata per denigrare chiunque non la pensi come te, la trovo quasi stucchevole.

Per cui il punto rimane quello da cui sono partito.  

Vale a dire, la domanda non è se la Lega si stia progressivamente trasformando in una fucina di neofascisti (anche se personaggi come Abascal sono oggettivamente inquietanti), ma quella se un uomo politico come lei possa trovarsi a proprio agio con  compagni di viaggio come “I patrioti per l’Europa”. 

Buena suerte Presidente Zaia.

Umberto Baldo

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