L’innovazione americana chiude la stagione sinfonica del Comunale di Vicenza
Si conclude con un appuntamento di grande suggestione il viaggio musicale proposto dalla Stagione Sinfonica del Teatro Comunale di Vicenza “Suoni dal mondo”, realizzata in collaborazione con l’Orchestra del Teatro Olimpico, stagione firmata dal direttore artistico e musicale dell’Orchestra, il maestro Giampaolo Maria Bisanti. L’ultimo appuntamento è in programma giovedì 13 marzo 2014 alle 20.45, con un Concerto dedicato a “L’innovazione Americana”; a dirigere l’Orchestra del Teatro Olimpico sarà il maestro Giampaolo Bisanti, mentre, in veste di solista, si esibirà la clarinettista Valeria Serangeli.
Le originali proposte musicali della serata accompagneranno il pubblico in un viaggio oltreoceano per conoscere ed apprezzare le suggestioni musicali, a metà strada tra la musica classica e quella di ispirazione jazzistica, con l’esecuzione di pagine di grande bellezza, tratte dal repertorio di Samuel Barber e Aaron Copland; potrà inoltre essere apprezzato lo Stravinskij particolarissimo, delle due Piccole Suites per Orchestra e quello conosciutissimo dell’Histoire du soldat.
La Stagione Sinfonica 2013/2014 è frutto della partnership tra la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza; è realizzata con il contributo di Regione del Veneto, MIBAC, Comune di Vicenza, Fondazione Giuseppe Roi, Banca Popolare di Vicenza e Collegio Notarile dei distretti riuniti di Vicenza e Bassano del Grappa come sostenitori istituzionali, con il contributo di Ac Hotel Vicenza, Develon, Mair Research e Vicentinox in qualità di sponsor e con Il Giornale di Vicenza, Corriere del Veneto e TVA Vcenza come media partner.
Il percorso musicale della serata, tutto ispirato alle sperimentazioni musicali americane, prenderà inizio con il celebre Adagio per archi di Samuel Barber. Il pezzo, nella sua versione trascritta per orchestra, venne eseguito per la prima volta da Arturo Toscanini con l’orchestra sinfonica della NBC (National Broadcasting Company) il 5 novembre1938 a New York. Il brano, senza dubbio il più celebre della produzione del compositore statunitense (1910-1981) è diventato in seguito un’icona della lotta contro la violenza, un simbolo di struggente malinconia e l’emblema delle battaglie contro le guerre e il terrorismo, anche grazie al suo utilizzo in film come Platoon di Oliver Stone e The Elephant Man di David Lynch. Questo valore ideologico non era nelle intenzioni dell’autore, che aveva in mente una musica pura, frutto dell’ispirazione e della sensibilità. Spesso criticato per la scelta di un linguaggio musicale tradizionale, in risposta alle critiche sul suo stile neo romantico, Barber affermava: “Scrivo quello che sento. Non sono un compositore a disagio, in lotta con me stesso. Dicono non abbia uno stile mio, ma non importa. Vado a fare, come si suol dire, la mia partita. E credo che questo richieda un certo coraggio”.
Si presenta come un vero gioiello dell’innovazione americana, il Concerto per Clarinetto e Orchestra di Aaron Copland (1900-1990), composizione popolarissima tra gli addetti ai lavori, molti dei quali la considerano un banco di prova per chi vuole sperimentare le più ardue possibilità espressive del clarinetto. Il Concerto venne commissionato a Copland nel 1947 da Benny Goodman, autentica star dello swing degli anni ’30. Il musicista – clarinettista, compositore e direttore d’orchestra – frequentò l’ambiente musicale classico, senza riuscire però a liberarsi della fama di artista “leggero”. Questo Concerto è la conferma del suo interesse per quel mondo musicale a cui ambiva. Il Concerto per Clarinetto e Orchestra è strutturato in due soli movimenti, molto legati tra loro, quasi in un unico lungo tempo, mentre l’ensemble che accompagna il solista si identifica in una sola sezione d’archi a cui si aggiungono arpa e pianoforte. L’orchestra è senza fiati, contrapposta al clarinetto in modo chiaro; sono escluse anche le percussioni e viene suggerito un tono swing grazie agli interventi del pianoforte e di un’arpa pizzicata. Il prodotto finale non è jazz, ma molto vicino al jazz; non è musica classica, ma entra di diritto nel repertorio di chi fa musica classica.
La seconda parte dell’appuntamento conclusivo della Stagione Sinfonica vedrà l’Orchestra del Teatro Olimpico impegnata nelle Due Suites per piccola Orchestra di Igor Stravinskij (1882-1971), due composizioni particolarissime per struttura e genesi.
Nel 1915, Stravinskij in visita a Roma aveva tra i suoi compagni di viaggio anche Sergej Djaghilev, l’impresario dei Ballets Russes. Fu proprio in quel viaggio che il musicista dichiarò all’amico di aver composto alcuni ‘duetti per pianoforte’, alludendo a pagine a quattro mani dalla scrittura molto semplice, quasi una parodia burlesca. Stravinskij tornò a più riprese su quel materiale, tra il 1917 e il 1925, completando le due Suites per piccola Orchestra e cambiando l’ordine degli otto brani pianistici, per giungere alla struttura definitiva, che prevede Andante, Napolitana, Española, Balalaika per la prima suite; Marche, Valse, Polka e Galop per la seconda.
Sempre di Igor Stravinskij, L’histoire du soldat, opera ispirata a due fiabe della tradizione russa di Alexader Afanasiev, composta per una rappresentazione itinerante, quindi con un gruppo musicale ridotto, caratterizzata proprio dall’uso particolare e originalissimo degli strumenti. L’Histoire du soldat rappresenta un tipico esempio di composizione musicale difficilmente classificabile in un genere specifico, perché era contemporaneamente, nelle intenzioni dell’autore, azione letta, mimata, danzata e suonata. Rappresentata per la prima volta a Losannna nel 1918, è senza dubbio una delle più geniali creazioni del teatro musicale del Novecento. La partitura, in otto movimenti, appare quanto mai asciutta e scarna; l’orchestrazione prevede sette strumenti più il direttore d’orchestra; i riferimenti musicali che propone sono altrettanto cosmopoliti della sua strumentazione: una marcia, un valzer e un corale bachiano a fianco di un tango argentino e di un ragtime tipicamente del jazz, un vero trionfo di contaminazioni di genere davvero ante litteram.
La solista Valeria Serangeli è primo clarinetto dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova; ha compiuto i suoi studi musicali al Conservatorio “Respighi” di Latina e al Conservatorio “Paganini” di Genova. È stata la prima donna nel 2002 a diventare primo clarinetto in una Fondazione Lirico Sinfonica italiana. È co-fondatrice dello Stratos Trio, con il violoncellista Federico Romano e il pianista Corrado de Bernart.
I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale (viale Mazzini 39, Vicenza – tel. 0444.324442 biglietteria@tcvi.it) aperta dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 18.15, sul sito del Teatro Comunale www.tcvi.it, e in tutte le filiali della Banca Popolare di Vicenza. I costi dei biglietti per il Concerto del 13 marzo sono: intero 25 euro, ridotto over 65 – 20 euro, ridotto under 30 – 10,60 euro.