M5S: ormai un Partito come gli altri
di Umberto Baldo
Poiché la matematica è una scienza esatta, e lo è entro certi limiti anche la statistica, fra voi che mi state leggendo in questo momento uno su tre, alle ultime elezioni politiche, ha votato Movimento 5 Stelle.
Tutti i politologi si sono applicati per comprendere appieno il fenomeno che ha portato il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gian-roberto Casaleggio a fare il botto alle politiche del 2018.
Io che politologo non sono, e cerco di ragionare come farebbe chiunque di voi, credo che la spiegazione sia piuttosto semplice. E sta nel fatto che il rinnovamento della politica fatto intravvedere dalle inchieste di “tangentopoli” negli anni ‘90 non si era realizzato, ed i partiti erano tornati alle vecchie abitudini, fatte di giochi di palazzo, di tentennamenti, di furberie.
Si sa che le delusioni in politica sono piuttosto pericolose, perchè innescano nell’elettorato rancore, insofferenza, disaffezione, e soprattutto voglia di ulteriori cambiamenti.
Sono stati appunto due sognatori come Grillo e Casaleggio a comprendere il fuoco che covava sotto la cenere, e ad offrire agli italiani una nuova prospettiva, fondata sulla lotta alla partitocrazia, sul superamento della democrazia rappresentativa giudicata ormai superata, per sostituirla con la partecipazione diretta dei cittadini alla politica attraverso il referendum e strumenti di e-democracy, il rifiuto di qualsiasi alleanza con gli altri Partiti, il limite dei due mandati per gli eletti del Movimento, il rifiuto di ogni forma di finanziamento pubblico dei Partiti, la green economy, il risparmio energetico da ottenere con fonti alternative.
Tutte idee portate avanti con una battente campagna mediatica, con i mitici “Vaffa day”, e, cosa non secondaria, con la rassicurazione che il Movimento 5Stelle non sarebbe mai diventato un “Partito” vecchia maniera.
Volete che un elettorato incazzato duro con la vecchia politica non votasse per un Movimento che si presentava come una rottura con il vecchio sistema definito moribondo, tanto da promettere che avrebbe aperto il Parlamento come “una scatoletta di tonno”?
Volete che non votasse per un Movimento che prometteva di far scegliere i propri candidati con votazioni on line, che predicava onestà, onestà a getto continuo, che si caratterizzava per dire “NO” a tutte le iniziative degli altri Partiti, che prometteva a piene mani redditi di cittadinanza, o addirittura universali?
Ed infatti lo ha votato, ed in forma così massiccia che nel Parlamento uscito dalle elezioni del 2018 quasi un terzo dei parlamentari sono grillini.
Mi piacerebbe chiedere adesso ad un elettore grillino, a tre anni dalla nascita di quel Parlamento: “cosa trovi ancora in essere nel M5S di quelle idee e di quel programma che ti aveva convinto a votarlo? Cosa resta di quella palingenesi moralistica dell’Italia promessa a piene mani?
I sondaggi, per quel che contano, mostrano ormai da lungo tempo un costante calo nelle future intenzioni di voto a favore del Movimento, anche se, onestamente, pensavo che sarebbe stato ancora più vistoso rispetto al dimezzamento ora ipotizzato.
Il perchè di questa disaffezione credo non sia difficile da capire.
Il moralismo, pur apprezzabile sia chiaro, non può essere un programma di Governo.
E non solo perchè per quanto tu possa essere moralista c’è sempre uno più moralista di te, ma anche perchè, se può essere determinante per sedurre elettori incazzati e sfibrati dai riti della politica, non può essere lo strumento per trovare soluzioni ai problemi.
La politica vera, piaccia o non piaccia ai nostri ex emuli di Savonarola, è compromesso, è “sangue e merda” come ebbe a dire una volta Rino Formica, e richiede sì una visione, ma anche la capacità di tradurre le idee in realizzazioni concrete.
E questo che è mancato ai rappresentanti grillini nelle Istituzioni, e crollata l’utopia dell’ “uno vale uno”, si è palesata l’ incapacità di politici improvvisati calata nelle stanze dei bottoni, a dare quelle soluzioni a lungo promesse e sbandierate.
Certo un vecchio adagio recita che “si nasce rivoluzionari e si muore conservatori”, e la storia ci insegna che dopo i Robespierre c’è sempre Termidoro, e che il processo di istituzionalizzazione dei movimenti radicali è un percorso classico.
Come pure va considerato che la Roma ministeriale e papalina da sempre riesce a smorzare tutti gli slanci giacobini, lasciando solo la demagogia, ud uso dei cittadini, almeno quelli che ci credono ancora.
Ma francamente non avrei mai pensato che nel breve volgere di soli tre anni un Movimento nato per sconvolgere il sistema, per rivoltarlo come un calzino, ne sarebbe stato risucchiato, diventandone parte integrante.
“Il Movimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro” recita il “Non Statuto”, cioè l’atto fondativo scritto a suo tempo da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Forse sono io che ho difficoltà a capire, può essere che mi sfugga qualcosa, ma francamente non saprei come chiamare l’attuale Movimento 5 Stelle se non “Partito”.
Uno a uno sono caduti tutti principi che lo caratterizzavano come un qualcosa di “diverso”.
L’ “uno vale uno” non vale più dal momento in cui alcuni di quegli “uno” si sono accomodati nelle poltrone ministeriali, trovandole evidentemente comode.
Il principio del divieto del doppio mandato è di fatto caduto di fronte al “desiderio”, chiamiamolo così, degli attuali Parlamentari di non perdere il loro scranno, anche perchè, si sa, la Stella cometa passa una volta sola.
Il rifiuto di alleanza con gli altri Partiti è venuto meno quando Di Maio e compagnia cantante si sono resi conto che gli italiani avevano sì dato loro un cospicuo gruppo di deputati e senatori, ma non la maggioranza delle due Camere, e questa forse è la caduta più comprensibile perchè sia chiama realpolitik.
Gli strumenti di e-democracy sono finora rimasti solo una piattaforma su cui gli iscritti vengono alla bisogna chiamati, quando c’è da ratificare una decisione che segna una rottura con i principi promigenei.
Il Reddito di Cittadinanza, la misura che forse consente al Movimento di tenere elettoralmente nelle aree del Sud, è ogni giorno sotto attacco perchè, così com’è stato congegnato, si presta ad ogni tipo di abuso e malversazione.
Il nuovo Statuto, redatto da Giuseppe Conte, di fatto sembra ricalcato su quello di un Partito novecentesco.
Il rifiuto del finanziamento pubblico è stato l’ultimo a cadere fra i dogmi dell’ortodossia grillina, giusto un paio di giorni fa, perchè ci si è resi conto che in una democrazia la politica ha dei costi, che non possono essere coperti con la bubola dell’autofinanziamento.
Vedete, che il Movimento 5Stelle fosse destinato a diventare un Partito come tutti gli altri io lo davo per scontato, e quindi la cosa non mi stupisce più di tanto, a parte, come accennato, che stimavo che questo processo sarebbe stato un po’ più lungo.
Quello che mi genera un certo fastidio è che questa “abiura dei principi” i maggiorenti cerchino di tenerla nascosta esibendosi in incredibili piroette, pretendendo che si continui a credere che “nulla è cambiato”, che la linea del Movimento è sempre quella, che “noi siamo sempre gli stessi”, che quella in atto è solo una mera “evoluzione” naturale.
Per carità, uno può anche credere che Cristo sia morto di ipotermia, ma non è sempre agevole farlo credere agli altri.
Fare previsioni su quale sarà il M5S del futuro è oltre modo azzardato, anche perchè la politica italiana nel suo insieme è quasi un oggetto misterioso.
Di una cosa sono sicuro. Più i grillini si sposteranno verso il Pd, quanto più cercheranno il riconoscimento del Partito Socialista Europeo, quanto più si omologheranno ad un Partito tradizionale, tanto più lasceranno un vuoto nello spazio politico fino ad ora da loro occupato.
E quello spazio non rimarrà vuoto, perchè, come sempre accade in politica, sarà riempito da un nuovo movimento politico, qualunque esso sia, che cercherà di imporsi come forza antisistema, per intercettare i voti di quell’area elettorale, che ormai sembra consolidata.
In attesa ovviamente di un nuovo Termidoro.
E la giostra continua!
Umberto Baldo