26 Luglio 2024 - 11.07

Ma cosa c’è di bello nella vacanza in tenda?

Gioie e dolori del dormire in tenda: un’avventura tra natura e disagi

di Alessandro Cammarano

Dormire in tenda è un’esperienza che, per molti, evoca immagini di avventure all’aria aperta, serate sotto le stelle e un profondo contatto con la natura. Tuttavia, questa attività porta con sé sia momenti di pura gioia che di notevole disagio.

Esploriamo insieme i vari aspetti del dormire in tenda, scoprendo perché può essere tanto amato quanto detestato, e lo faremo come al solito in maniera tutt’altro che corretta.

Comunque, per dimostrare agli amanti del dormire all’aria aperta che non siamo degli orrendi faziosi, inizieremo con l’enumerare i vantaggi cui seguiranno, immancabilmente, i punti oscuri.
Un consiglio: prendetela a ridere, fa caldo, in qualche maniera bisogna pur sfogarsi.
Partiamo dai campeggiatori “selvaggi”, quelli che si accampano nel bosco o in riva ad un torrente, rifuggendo le strutture organizzate.

Il primo vantaggio, secondo i cultori della Canadese, sta che dormire in tenda permette di immergersi completamente nella natura; si possono ascoltare i suoni del bosco, il canto degli uccelli al mattino e il fruscio delle foglie al vento.

Questo contatto diretto con l’ambiente naturale può avere effetti benefici sullo spirito, riducendo lo stress e favorendo un senso di pace e serenità …forse.
Ovviamente il suono può anche essere il grufolío di un’allegra banda di cinghiali che ha deciso di considerare casa vostro improvvisato accampamento, distruggendo più o meno tutto, compreso il bricco del caffè stile Django che avevate lasciato sul focolare e al quale eravate tanto affezionati.

Incurante dello sfacelo porcino l’amante di picchetti e tiranti insisterà sul fatto che il campeggio in tenda è sinonimo di avventura e dà la possibilità di esplorare luoghi remoti, permettendo di montare il proprio rifugio in mezzo al nulla e di vivere con l’essenziale liberandosi dalla quotidianità.
E infatti è davvero meraviglioso farsi il bidet in un fiumiciattolo la cui temperatura si aggira sui tre gradi in pieno luglio, oppure di sbarbarsi appendendo lo specchietto modello “Cambogia” al tronco resinoso di un larice.

Ma “Dormire in tenda riduce la vita ai suoi elementi più semplici. Senza le comodità moderne, ci si concentra su ciò che è veramente importante: il calore di un fuoco, una buona compagnia, il cibo preparato all’aperto”: questa l’ulteriore, esaltante, perorazione del campeggiatore selvaggio.

Gli elementi sono talmente semplici che dopo un sonno “ristoratore” in sacco a pelo ci si risveglia avendo la sensazione di essersi trasformati in una bondola tanto la sensazione di costrizione è marcata.

In caso di pioggia la tenda può diventare un acquitrino, talora con corollario di sabbie mobili, e allora la briscola chiacchierona va a farsi benedire perché la Quechua va svuotata come si trattasse del Titanic.

Sorvoliamo sugli insetti.

C’è però da dire che il campeggio in tenda, visti i costi contenuti è generalmente molto più economico rispetto ad altre forme di alloggio, ma a questo punto bisogna aprire la discussione ai camping, e qui cominciano i veri dolori.

Oramai le strutture attrezzate sono catalogate esattamente come gli alberghi; ecco, dunque, campeggi a cinque stelle ed altri che sono l’equivalente della pensione Cesira.

Tutti sono comunque caratterizzati da una promiscuità alla quale si deve essere geneticamente predisposti e chi scrive è invece cromosomicamente portato all’albergo “adult only” con piscina privata in terrazzo.

Se il camper o il bungalow offre qualche sentore di privacy, la tenda è invece esposta a qualsiasi rumore – esterno e interno, quest’ultimo spesso letale – con i suoni che si propagano facilmente e lo spazio ristretto che si fa opprimente, specialmente se si campeggia in aree affollate.

I cori dei compari delle tende accanto alla vostra possono prolungarsi fino all’alba, governati dal tasso alcolemico crescente, e fin qui magari si sopporta.

Ma quando chi divide la tenda con voi ronfa come un tasso in letargo allora i problemi si fanno stringenti.

Un’accortezza basilare sarebbe quella di evitare cibi pesanti, soprattutto la sera, perché la “ventilatio intestinalis putrens” di fantozziana memoria può trasformare in pochi secondi la canadese in un deposito di scorie nucleari.

Nel caso la nottata sia trascorsa senza incidenti mefitici, al risveglio ci si trova a fare la fila per la pipì mattutina. trovandosi magari ad usare il bagno quando chi vi ha preceduto ha esagerato con la fejoada, costringendovi ad una minzione fulminea e soprattutto in apnea.

Al campeggiatore piace parecchio l’attività ricreativa in comune – un po’ come in colonia – e dunque dalle sette del mattino gli animatori attaccano con il saluto al sole per proseguire durante tutta la giornata con tornei di rubabandiera e gare di biglie.

In conclusione: campeggio? no grazie. In tenda? nemmeno pagato.

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