23 Luglio 2024 - 10.55

Ma i nostri “onorevoli” a cosa servono? Dal fine vita, agli Ncc, ai balneari, hanno scelto di non decidere nulla

Ma perché li paghiamo?  Che poi sarebbe meglio dire, perché li votiamo?

Perché ci recitino ogni sera ai telegiornali della Tv di Stato (quella che fa servizio pubblico con i “Pacchi” e “Ballando con le stelle”) i loro fervorini, che sembrano  poesiole imparate a memoria, per dimostrare, se di destra, “che il Governo Meloni è il migliore d’Europa”, o se di sinistra che “i fassisti stanno affossando la democrazia”?

Già, perché li votiamo?

Se alla fine a supplire alla loro ignavia ci devono pensare Autorità che nulla hanno a che vedere con il potere legislativo.

Cosa deve fare il Parlamento?   

Ovvio, fare le leggi, fare le norme che servono a garantire in primis il vivere civile, poi i servizi, il welfare, e non ultimo anche quei temi che interessano la vita, quella vera, delle persone.

Perché mi pongo queste domande?

Semplicemente perché la Corte Costituzionale, su input dei Tribunali che a volte non sanno a che santo votarsi,  è costretta ad intervenire sempre più di frequente a colmare il “nulla” prodotto dai nostri “Onorevoli”.

Mi riferisco in particolare a due recentissime decisioni della Corte su due materie che non potrebbero essere più distanti fra loro, che sono accomunate da una  annosa e persistente mancanza di intervento da parte delle maggioranze che si sono susseguite negli ultimi decenni, e non ne faccio questione di destra o sinistra perché, come nel Rigoletto, “questa o quella per me pari sono……”.

Guardate che questo non è qualunquismo a buon mercato, bensì rabbia nei confronti di una classe politica tutta concentrata sugli equilibri di palazzo, e insensibile alle necessità dei cittadini. 

Su cosa ha dovuto pronunciarsi nuovamente la Consulta?

Sul “fine vita” e sugli Ncc, i “Noleggi con conducente”.

Sui “taxisti non taxisti” sono anni che nessun Esecutivo vuole decidere, e a maggior ragione questo “Governo dei Patrioti” che non ha mai nascosto di considerare i titolari dei taxi una categoria di riferimento, al pari dei balneari peraltro.

In questo caso la Consulta ha deciso di sollevare  essa stessa la questione di legittimità  (lo può fare) della sospensione delle autorizzazioni agli Ncc. 

Ricorderete che nel 2018 il Governo Conte aveva condizionato il rilascio di nuove autorizzazioni agli Ncc (nuove licenze per capirci) a quando fosse diventato operativo un “Archivio informatico pubblico delle imprese”.

Era evidente fin da allora che si trattava di un “calcio al sasso” tanto per prendere tempo, perché quel Registro, per inerzia del Ministero dei Trasporti (pensate che se ne siano dimenticati?) in realtà non è mai nato, bloccando tutto il settore.

Inutile ricordarvi che i taxisti vedono gli Ncc come il fumo negli occhi, ed è evidente che in questo modo allora sono stati accontentati. 

Dopo 5 anni la Corte, di fronte ai disservizi del servizio taxi nelle città italiane, ha deciso di dire basta, e con la sentenza in questione ha dichiarato l’illegittimità del blocco, perché ha consentito “all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori, compromettendo la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea”.

A questo punto vedremo cosa si inventeranno i nostri Demostene per aggirare ancora una volta una sentenza della Corte, peraltro inequivocabile.

Sul fine vita credo non sia neppure il caso di soffermarsi troppo, perché è dal 2019 che la Corte Costituzionale, a quel tempo intervenendo sul caso DJ Fabo-Cappato, si era pronunciata sulla necessità che la politica finalmente intervenisse per regolamentare questa materia, che sicuramente è piuttosto spinosa.
La Corte questa volta è dovuta intervenire nuovamente per interpretare se stessa, specificando quando è lecito intervenire per aiutare la persona malata.

Mi rendo conto che, come accennavo, la materia attiene la morale, e quindi è di per sé divisiva anche all’interno di tutte le forze politiche (sinistra compresa), ma ciò non assolve i nostri “rappresentanti” dalla loro incapacità di fare quel minimo per evitare che gli italiani siano  costretti ad andare a morire “a pagamento” in altri Paesi, Svizzera in testa.

Come abbiamo visto, su entrambe le tematiche in tutti questi anni il Parlamento, ed i Governi sono rimasti nel silenzio, o al più hanno balbettato, scaricando così sui Giudici, non solo quelli costituzionali ovviamente, l’onere di dare risposte a cittadini, supplendo a quella che la Corte stessa ha definito senza mezzi termini una “perdurante assenza” di una legge che disciplini il suicidio assistito, ed una “perdurante inoperatività” dell’ “archivio informatico pubblico delle imprese”.

E guardate che nel linguaggio forbito, preciso, tecnico, dei Giudici della Corte quella “perdurante assenza” suona come un: “E mo’ basta…avere rotto li c….”

Si tratta di un atteggiamento tipico della nostra classe politica (non so se sia persino corretto definirla così), in particolare dei Parlamentari, che spesso piuttosto che prendere il toro per le corna, e decidere per Dio, si nascondono dietro un vittimismo sornione che si  sublima nello scaricare sugli altri le decisioni (Corti della Ue, Bce ecc.), salvo poi lagnarsi per il loro intervento.  

Ma lo vogliono capire o no, questi scappati di casa, che li mandiamo al Parlamento non per incassare 15mila euro al mese e fare le belle statuine agli ordini del “Capo” di turno, bensì perché rispondano con le leggi ai bisogni di noi cittadini?

Io credo che a questo punto forse sarebbe necessario ripensare al generale problema della selezione della classe politica (ormai composta per lo più di “yes man” scelti sulla base della loro fedeltà piuttosto che delle loro capacità), e probabilmente anche ad una rivitalizzazione  del ruolo del Parlamento, ormai sempre più ridotto ad approvare decreti legge del Governo di turno.

Potrei fermarmi qua, ma visto che ci siamo, c’è un’altra materia su cui la Corte Costituzionale è intervenuta per cercare di mettere un po’ d’ordine alle sconclusionate iniziative dei Governi; quella annosa dei balneari.

Non ripercorrerò questa penosa vicenda di un’altra categoria che, come i taxisti, riesce a tenere per le palle i Governi.

Mi limito ad osservare che l’inezia, il non fare nulla, il far passare il tempo, alla fine si ritorcono sugli operatori che si dice di voler difendere dall’invasione dei Lanzichenecchi.

Perché, vedete, dopo che sulla vicenda sono intervenuti tutti (Consulta, Tar, Consiglio di Stato, Corte Europea), esclusa solo la Santissima Trinità, i balneari, pur non volendo fare passi indietro, mantenendo i privilegi e di fatto un’esenzione fiscale (nel senso che non c’è alcuna proporzione fra i canoni delle concessioni e gli utili), lo stanno capendo che il Governo dei “patrioti” potrà anche provare ancora a tirare la palla in tribuna, ma che alla fine le gare dovranno essere fatte.

Solo che questo tira e molla durato anni ha finito per attirare l’attenzione di molti cittadini che prima non sapevano neanche esistesse il problema spiagge.

Come accennavo, i balneari hanno capito, e a parte i più facinorosi e gli irriducibili, avrete notato che stanno spostando le loro richieste sul tema dei “risarcimenti”.

Caso mai sui risarcimenti tornerò più avanti, perché secondo me ci sarebbe molto, ma molto, da discutere.

La tensione in questa fase è alle stelle, con i balneari che “pretendono” dal Governo una regolamentazione delle gare, arrivando persino a minacciare lo “sciopero degli ombrelloni” ad agosto.

Al riguardo mi permetto di dare un consiglio agli operatori delle spiagge.

Nel senso che lo sciopero non è sicuramente una mossa azzeccata, perché i cittadini potrebbero accorgersi che si può andare in spiaggia lo stesso, e anche senza pagare nulla.

Resta sempre il fatto che anche in questa vicenda la “colpa”, se così si può dire, resta sempre dei politici.

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