“Made in Italy” a soia OGM: la grande ipocrisia nei nostri piatti. Mamme e papà che non sanno cosa danno ai figli

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Non guardate la foto. Le mucche italiche ed europee in genere mangiano soia OGM
Quando al supermercato vedo qualche mamma che controlla attentamente l’etichetta di un prodotto per controllare che sia “naturale”, francamente mi viene da ridere. E ancora di più mi viene da ridere quando vedo che viene scelta la carne che in etichetta riposta la dicitura “prodotto italiano”, quasi fosse una garanzia che la mucca o il vitello si sia nutrito di prodotti rigorosamente Non-Ogm. Si tratta di una grande bugia, di una grande mistificazione, meno elegantemente di una grande “presa per il culo”.
Perché l’Italia, oltre al mais OGM, importa circa 10.000 tonnellate di soia OGM al giorno, equivalenti a circa 3,65 milioni di tonnellate all’anno (sì, avete letto bene: 10.000 tonnellate – 55 kg per ogni italiano- per ogni giorno che Dio manda su questa terra).
Questa soia è destinata principalmente all’alimentazione animale, e quindi è utilizzata nei mangimi per suini, bovini e pollame.
Sebbene la coltivazione di OGM sia vietata in Italia, l’importazione e l’utilizzo di soia geneticamente modificata non lo sono. Si stima che oltre il 90% della soia venduta in Italia sia OGM, riflettendo la predominanza di coltivazioni transgeniche nei principali paesi esportatori come Stati Uniti, Brasile e Argentina .
Così la soia OGM è ampiamente utilizzata nell’allevamento, ma la normativa europea non richiede l’etichettatura dei prodotti animali (come carne, latte e uova) derivati da animali nutriti con mangimi contenenti OGM. Pertanto, alla mamma del supermercato viene fatto credere di cucinare per i propri bambini il vitello o il pollo alimentato a foraggio o mangimi non ogm, mentre ha mangiato sicuramente soia e mais geneticamente modificati (ma come si dice: occhio non vede cuore non duole!)
E così, con una grande ipocrisia, ai consumatori si continua a dire che no, gli Ogm non ci sono, mentre ci sono eccome, nei mangimi che nutrono le stalle di tutta Europa e di tutta Italia, da cui escono i prodotti che finiscono sulle nostre tavole.
Per la semplice ragione che l’industria mangimistica del vecchio continente dipende dalle importazioni di mais e soia geneticamente modificata, e non può più farne a meno. E soprattutto perché quei prodotti sono qualitativamente migliori, perché costano meno, e perché la produzione europea, soprattutto di soia, non è sufficiente a coprire la domanda.
In sintesi, l’Italia importa annualmente circa 3,65 milioni di tonnellate di soia OGM, principalmente per l’alimentazione animale, a causa della limitata produzione nazionale e della predominanza di coltivazioni OGM nei paesi esportatori.
E i nostri Ministri continuano a magnificare il “made in Italy”, raccontandoci le favole.