19 Giugno 2019 - 14.08

Marta Dalla Via vince il Premio Melato 2019

“Attrice Bella, Colta, Dotata, Espressiva, Giocosa, Ha Ironia, Lievità, Ma Non Ostenta Presunzione: Questo Riteniamo Sia Tremendamente Umano, Vero. Zumpappà”. Inizia così, con un omaggio al dissacrante abbecedario per acrostici e tautogrammi di “Drammatica elementare”, la motivazione con cui il Comitato Culturale dell’Associazione Mariangela Melato ha assegnato, il 10 giugno scorso al Teatro Elfo-Puccini di Milano, il Premio Mariangela Melato 2019 a Marta Dalla Via. “La parola con la zeta non siamo riusciti a trovarla – continua la motivazione – ma siamo sicuri che la saprà trovare questa attrice che, munita di fratello o sola, legata alle sue radici o libera di ignorarle, ha (per ora) scelto l’ironia come arma soave e micidiale per leggere il mondo, riuscendo ogni volta a spiazzare  con le invenzioni di una fantasia scenica originalissima, a volte svagata, a volte tagliente, mai scontata o prevedibile, sempre in evoluzione. Rappresenta senza dubbio il tipo di artista fuori da qualsiasi schema tradizionale ma incisiva e potente che il Premio Melato è nato per festeggiare”.

A consegnare il riconoscimento, che dal 2015 è ospitato dal Premio Hystrio ed è dedicato ai giovani talenti della scena – tra i vincitori delle passate edizioni, Tindaro Granata, Beatrice Schiros, Angelo Di Genio e Oscar De Summa – è stata Anna Melato, sorella della grande attrice a cui dal 2013 è intitolato il premio.

Un riconoscimento importante, che va ad aggiungersi ai numerosi altri ottenuti dall’attrice, drammaturga e regista – vicentina di Tonezza del Cimone – fondatrice con Diego Dalla Via e Roberto Di Fresco della compagnia Fratelli Dalla Via: dal Premio Kantor nel 2011 per “Piccolo mondo alpino”, scritto a quattro mani con Diego, ai due riconoscimenti ottenuti da “La cinghiala di Jesolo”, scritto per lei da Tiziano Scarpa, il Premio Off 2013 del Teatro Stabile del Veneto e il Premio come Miglior interprete; dal Premio Scenario per “Mio figlio era come un padre per me” che, sempre nel 2013, ha proiettato i Fratelli Dalla Via nel firmamento delle realtà più brillanti della scena contemporanea nazionale, al Premio Hystrio Castel dei Mondi 2014 come miglior giovane compagnia.

Un percorso artistico che, fin dai tempi di “Veneti Fair” – ospitato nel 2010 dal Napoli Fringe Festival – si è caratterizzato per un’originale e spregiudicata ricerca sulle possibilità espressive della lingua, caustica ironia e uno sguardo affilato che ha dissacrato e decostruito il mito del Nordest. Un linguaggio teatrale rivoluzionario che ha conquistato, tra gli altri, Natalino Balasso, con cui Marta Dalla Via ha recitato dal 2015 nella saga de “La Cativissima”, prodotta dal Teatro Stabile del Veneto. E che ha trovato il sostegno del Centro di Produzione Teatrale di Vicenza La Piccionaia, con cui i Fratelli Dalla Via hanno avviato nel 2016 una proficua collaborazione: per la produzione di “Personale Politico Pentothal. Opera rap per Andrea Pazienza” (co-prodotto con il Festival delle Colline Torinesi), “Oro colato” (realizzato per Conversazioni – 71° Ciclo di Spettacoli Classici di Vicenza), “Walter. I boschi a nord del futuro” e la nuova versione, espansa e itinerante, di “Piccolo mondo alpino” (con Operaestate Festival di Bassano), che debutterà sulle montagne di Tonezza il prossimo 7 settembre: un esperimento di “teatro panoramico” con escursione, cena e pernottamento, che inviterà gli spettatori ad immergersi per 24 ore nella materia teatrale.

“Sono molto felice di questo premio e della sua motivazione – ha commentato Marta Dalla Via, che nella prossima stagione teatrale sarà impegnata nel cast de “La Bancarotta” di Vitaliano Trevisan, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Serena Sinigaglia -. Una motivazione ironica ed insolita, che mi fa riflettere sull’etimo della parola ‘divertimento’ (far prendere un’altra direzione) e sul significato del mio lavoro. Il mestiere dell’attore va fatto con gioia perché, oltre ad essere appunto un mestiere, è anche un privilegio. E, parafrasando un motto del Che, bisogna essere allegri senza mai perdere la serietà”.

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