Mentre la Sicilia è a secco, in Veneto le riserve idriche aumentano del 34%
Italia in chiaro-scuro. Nei giorni in cui la Sicilia sta lamentando la mancanza d’acqua per siccità, gli effetti delle abbondanti precipitazioni a Nord Est permettono di fronteggiare l’estate.
Quest’anno il Veneto non deve affrontare situazioni di siccità precoce: nel mese di giugno, secondo i dati dell’Anbi, le precipitazioni sono state superiori del 34% rispetto alla media ventennale del periodo.
La quantità di pioggia (e di neve in alta quota) è stata stimata in 129 millimetri nel mese, rispetto a una media di 96 millimetri. A contribuire a questa situazione, in confronto agli anni di grave siccità come il 2022, è stato anche l’andamento delle temperature, rimaste vicine alla norma rispetto alla media degli ultimi 30 anni. A fine giugno, infatti, i ghiacciai delle Dolomiti, come quello della Marmolada, e le zone glaciali erano ancora ricoperte da neve invernale. Oltre i 2600 metri di quota, a giugno, si sono registrate nevicate comprese tra i 20 e i 40 centimetri di spessore. Questo ha avuto un effetto positivo sulle riserve idriche: le falde sotterranee sono per lo più ai livelli più elevati. Espresse in termini percentili (95esimo), queste misurazioni mostrano quasi tutte le zone di falda centro-settentrionali superiori alle medie degli ultimi 20 anni (100), ad eccezione della zona del veronese.
Anche i dati degli invasi dei tre principali bacini montani (Adige, Brenta, Piave) sono buoni: circa 390 milioni di metri cubi d’acqua disponibili nel bacino dell’Adige, 145 milioni in quello del Piave (86% della capienza), e 38 milioni (il 99%) in quello del Brenta. L’Anbi Veneto (Associazione Regionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) rappresenta tutti gli 11 Consorzi di bonifica del Veneto, che operano nella difesa del suolo e nella gestione delle risorse idriche.