28 Dicembre 2022 - 10.22

Mercenari e Compagnie di ventura del XXI secolo

Al capitolo XII del Principe di Nicolò Machiavelli si legge questo passaggio:

 L’armi con le quali il Principe difende il suo Stato, o le sono proprie o le sono mercenarie, o ausiliarie, o miste. Le mercenarie, o ausiliarie sono inutili e pericolose; e se uno tiene lo Stato suo fondato in su l’armi mercenarie, non starà mai fermo né sicuro, perché le sono disunite, ambiziose, e senza disciplina, infedeli, gagliarde tra gli amici, tra li nemici vili……”

E’ evidente il senso di queste parole, con le quali Messer Nicolò metteva in guardia i propri contemporanei contro l’inaffidabilità delle compagnie di ventura che infestavano l’Italia e l’Europa del XVI secolo.

In quei secoli divennero famosi personaggi come Facino Cane, Francesco di Bussone detto il Carmagnola, Muzio Attendolo Sforza, Erasmo da Narni detto il Gattamelata, Bartolomeo Colleoni, Niccolò Fortebraccio, Giovanni de’ Medici dalle Bande Nere, passati alla storia con il nome di “Capitani di ventura”, che alla testa delle loro milizie di mercenari ebbero un ruolo fondamentale nelle guerre del tempo.

Credo che nessuno possa dire di non aver mai sentito parlare almeno una  volta nella vita dei Lanzichenecchi, soldati mercenari di fanteria arruolati nelle regioni tedesche del Sacro Romano Impero Germanico, rigorosamente luterani, che combatterono tra la fine del XIV secolo e il XVII secolo. Divennero famosi per la loro crudeltà nei confronti delle popolazioni civili, nonché per la violenza che mostravano contro il nemico, e sono ancora ricordati per il “sacco di Roma” del 1527.

Con l’affermarsi dello Stato assoluto, dopo la pace di Vestfalia del 1648, i Regni europei iniziarono a fare affidamento sui propri soldati piuttosto che sui mercenari, i quali a poco a poco sparirono, cedendo la scena agli eserciti nazionali.

Non voglio tediarvi con una lezioncina di storia, ma credo sia importante riflettere sul fatto che il fenomeno del “mercenariato” è tornato prepotentemente ad accompagnare i conflitti contenporanei, dando luogo a non pochi problemi di ordine   giuridico e morale.

Si tratta sicuramente di un fenomeno in parte diverso rispetto a quello che potevano essere le Compagnie di ventura dell’Italia dell’epoca di Machiavelli, o dell’Europa delle guerre di religione, e credo che la rinascita del mercenariato si leghi da un lato alle complessità della guerra contemporanea, e dall’altro anche al diverso atteggiamento delle popolazioni nei confronti della guerra.

Cerco di spiegarmi meglio.

Credo che nella storia nessun popolo sia mai stato favorevole alla guerra, ma la società attuale ha fatto un salto di qualità, in quanto non accetta più che i ragazzi possano morire con le armi in pugno.

Ecco perché la leva obbligatoria è stata via via abolita dalla maggior parte degli Stati, e il cosiddetto “esercito di popolo”, sublimato dalla Rivoluzione francese, è stato sostituito da un esercito di professionisti, di gente che sceglie di fare il “mestiere del soldato”.

Ovviamente gli eserciti professionali, come quello italiano, pur essendo composti da gente pagata, non ha nulla a che vedere con i cosiddetti “Contractors”, che sono vere e proprie compagnie private dotate di armamenti, mezzi ed equipaggiamenti più o meno sofisticati, e capaci di stipulare un contratto (da cui il termine contractors) con il Governo di uno Stato, al fine di effettuare operazioni militari all’estero, o per supportare forze armate regolari impegnate in un conflitto.

So già che il vostro pensiero in questo momento sta andando al famigerato Gruppo Wagner, considerato vicino al Cremlino, che lo utilizza ormai in tutti gli scenari di guerra (dalla Siria all’Africa),  ritenuto responsabile dei crimini efferati ai danni della popolazione civile Ucraina.

Ma la Russia non è stata la prima ad ingaggiare milizie mercenarie; in realtà le radici del fenomeno sono più lontane, ed a  segnare il punto di svolta  sono state le guerre in Afghanistan e Iraq, durante le quali il numero di contractors impiegato da Washington è arrivato ad eguagliare i soldati regolari USA; un grande cambiamento considerando che, nel corso della guerra del Vietnam, i contractors costituivano solo il 20% degli effettivi americani.

Quindi, a volerla dire tutta, il mestiere più vecchio del mondo, a pari merito con l’altro che voi tutti conoscete, sicuramente meno cruento e più piacevole, è quello del mercenario. 

Da quando si sono combattute guerre, i mercenari hanno affollato tutti i campi di battaglia, alternando periodi di grande auge a decadenza, ma non sono mai scomparsi del tutto!

Adesso preferiamo chiamarli contractors, volontari, freedom fighters, foreign fighters, lupi solitari, ma al di là delle definizioni in fondo sono sempre i Lanzichenecchi di una volta.

Ma cosa porta un Governo ad ingaggiare contractrors?  

Quali sono i vantaggi di una tale scelta?

Il primo motivo sta nei costi politici di una guerra, perché ricorrere alla coscrizione dei cittadini è sempre una scelta dolorosa, che potrebbe trovare l’opposizione di parte della popolazione, e produrre gravi tensioni all’interno di una società. 

Lo si visto bene negli anni della guerra del Vietnam,  quando le mamme americane cominciarono a non accettare più i carichi di bare scaricate dagli aerei, e di recente in occasione della mobilitazione generale lanciata da Putin, che ha determinato un fuggi fuggi dei potenziali coscritti verso altri Paesi. 

Pensate che le mamme italiane reagirebbero diversamente?    Che andrebbero a salutare i figli in partenza per il fronte agitando fazzoletti, o li accoglierebbero al loro ritorno in un  sacco per cadaveri, fiere di essere madri di “eroi immolatisi per la Patria”?

Ecco perché la naja riproposta da Salvini, ed i richiami alla Patria del premier Meloni sembrano non suscitare grandi emozioni negli italiani! 

Quindi il ricorso agli eserciti professionali,  e sempre più ai mercenari, consente di limitare l’avversione dei cittadini alla scelta di entrare in guerra, perché la morte di un figlio in combattimento è sempre difficile da digerire, mentre quando sono i contractors a perdere la vita la notizia fa meno scalpore; tanto sono fantasmi, fantasmi sacrificabili.

L’utilizzo di contractors per condurre operazioni militari consente inoltre di effettuare azioni sotto copertura, confondendo i rivali dello scacchiere internazionale, e impedendo quindi una chiara e immediata risposta degli avversari.

Un esempio emblematico è stato quello della guerra di Crimea del 2014l’utilizzo di forze irregolari permise alla Russia di agire quasi indisturbata, celando ciò che costituiva una vera e propria aggressione. Nel caso Mosca avesse utilizzato forze regolari del proprio esercito, il risultato sarebbe stato una risposta più decisa da parte della NATO.

Va infine  considerato che un altro dei vantaggi offerti dell’impiego di mercenari sta  nella possibilità per lo Stato di negare la propria responsabilità diretta nel caso in cui le cose vadano male sul piano militare, o sullo scenario di guerra si commettano violazioni del diritto  internazionale sui diritti umani, tra cui detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni e esecuzioni sommarie.

Per completezza di informazione va detto che l’unico Paese che sembra utilizzare i contractors in maniera più accorta è la Cina.

Il gigante asiatico impiega le compagnie militari private principalmente per difendere i propri investimenti esteri. 

La Belt and Road Initiative (BRI)nota anche come “nuova via della seta”ha portato Pechino ad assoldare una grande quantità di mercenari, per sorvegliare l’implementazione degli ambiziosi progetti strutturali legati alla stessa.

La caratteristica principale dei contractors arruolati da Pechino è che essi non hanno il permesso di essere armati, o di aprire il fuoco. 

L’utilizzo di armi è consentito dalla Repubblica Popolare Cinese solo in casi di estrema necessità, proprio per evitare un evidente coinvolgimento di Pechino negli affari interni degli altri Paesi. 

Concludendo, mercenari e compagnie di ventura infestano oggi, più che mai, gli scenari di guerra di questo povero mondo.

Essi costituiscono, alla prova dei fatti, una sorta di corporazione dell’illecito sulla quale sarebbe auspicabile riflettere, rappresentando nel suo insieme, un fattore altamente destabilizzante per non pochi Paesi, molti dei quali africani.

D’altronde non può essere che così, perché per queste “moderne compagnie di ventura” uccidere è un business,  e lo fanno perché esiste una costante crescita nel rapporto domanda-offerta.

Business is business, anche per la morte!

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