13 Aprile 2021 - 10.44

Meteo “pazzerello” in Veneto: la primavera è lontana

Uno strano marzo e un ancor più strano aprile è quello che sta accadendo in Veneto dal punto di vista meteo. L’analisi di Arpav:

Nonostante le piogge di questi ultimi giorni, l’inizio di primavera in Veneto sta risentendo di un prolungato
periodo siccitoso e di un susseguirsi di anomalie termiche positive, talvolta da record e diffuse gelate tardive
che hanno danneggiato numerose colture con importanti effetti sulle loro produzioni.
Le fioriture precoci di pruni, albicocchi e peschi, favorite dalle temperature molto superiori alla media
registrate durante la seconda decade di febbraio, hanno subito danni durante le frequenti gelate avvenute a
cavallo del 20 marzo. In seguito, già alla fine del mese di marzo, la rapida ascesa delle temperature ha
consentito a molte frutticole di riprendere la loro attività vegetativa e di conseguenza colture di ciliegi,
actinidie (kiwi) ma anche gelsi, fichi, viti, melograni ed altre frutticole hanno subito un forte shock termico
dalle intense gelate del 7 e dell’8 aprile, con importanti effetti sulle produzioni.

Nuovi record di temperature massime e minime
Fine febbraio. Nell’ultima decade del mese di febbraio una intensa fase calda ha interessato tutta la Regione.
Il precedente record di caldo era stato diffusamente raggiunto 2 anni fa, nel 2019. Ben 62 delle 109 stazioni
in funzione dall’inizio degli anni ’90 hanno registrato un nuovo record per le temperature massime che in
pianura sono arrivate diffusamente oltre i 22 °C con punte tra i 24 °C e 25 °C. Anche le temperature medie e
minime hanno fatto registrare rispettivamente 54 e 24 nuovi record di caldo.
Metà marzo. Tra la fine della seconda e l’inizio della terza decade di marzo un lungo periodo freddo ha
comportato frequenti gelate, più intense a fine periodo, che hanno fatto registrare qualche nuovo record su
32 stazioni distribuite su tutto il territorio ad eccezione di pianura e costa meridionali. Più in generale le
temperature minime registrate in questo periodo sono molto inferiori alla media ma non tali da superare i
record del 2018 per la costa, del 1998 e del 1987 per alcune stazioni montane già attive in quell’anno. Il 22 marzo, sul finire del periodo freddo, complici le inversioni termiche, in pianura le temperature minime hanno
spesso superato i -3 °C e in alcuni casi anche i -4 °C.
Fine marzo. Alla fine della terza decade di marzo, la stessa che all’inizio aveva registrato gelate diffuse, si è
assistito ad un repentino rialzo delle temperature ed al superamento di numerosi record di caldo specie sulla
zona alpina e prealpina ma anche sulla pianura e sulla costa ad eccezione della fascia più meridionale. Le
temperature massime in pianura hanno superato i 24 °C e raggiunto in alcuni casi i 27 °C. Il precedente
record, che diffusamente risaliva al 2012, è stato superato da 52 stazioni sulle 109 considerate per le
temperature massime, mentre le temperature medie e minime hanno fatto registrare rispettivamente 41 e
20 nuovi record di caldo.
Inizio aprile. Ad inizio aprile, a meno di una settimana dalla fase molto calda di fine marzo, una nuova
irruzione fredda porta diffuse gelate nelle giornate del 7 e dell’8 aprile. Le temperature minime registrate in
pianura scendono tra i -2 °C e i -3 °C con punte oltre i -4 °C e sono 25, tutte in pianura o sulla costa, le stazioni
che registrano un nuovo record delle temperature minime. I precedenti record di freddo risalgono, per lo
stesso periodo di aprile, al 1994 limitatamente all’ovest veronese e al 2003 per tutto il resto del Veneto, ma
con la sostanziale differenza che nel 2003 le gelate di aprile non erano state precedute da ondate di calore e
quest’anno, oltre alla rilevanza delle diverse fasi, è da notare la ravvicinata alternanza di periodi molto caldi
e molto freddi e proprio questa alternanza è responsabile di diffusi danni ad alcune colture.

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