Migranti: il magico mondo di Giuliano Amato e Matteo Ricci
Il primo a lanciare l’idea è stato Giuliano Amato, di cui è difficile ricordare cos’è stato in quanto ha ricoperto tutte le massime cariche tranne la Presidenza della Repubblica, il quale in un’intervista di una decina di giorni fa a la Repubblica ha proposto che l’Europa riconosca lo status di rifugiato economico con pari dignità di quello politico, in modo da consegnare una speranza concreta anche a tutti coloro che fuggono per fame o miseria dal continente africano.
Siccome poi le “belle idee” non restano mai orfane, a rilanciarla ci ha pensato l’attuale Sindaco di Pesaro e Presidente delle Autonomia Locali Matteo Ricci, annunciando addirittura il lancio di una petizione dei Sindaci di Centrosinistra appunto per far si che il diritto d’asilo venga riconosciuto anche a chi “fugge da carestie, povertà ed emergenze climatiche”.
Vaste programme, verrebbe da dire!
Perché tradotto in parole povere ciò vorrebbe dire sancire per legge l’obbligo, non si capisce bene se per l’Europa (ma vista la netta contrarietà manifestata dagli elettori di vari Paesi sul tema immigrazione mi sembra improbabile), o per la Repubblica Italiana, di garantire vitto e alloggio (ma anche casa, cure mediche e scuole) a tutti i poveri del pianeta, almeno in linea di principio.
Certo in una visione evangelica (ma penso che anche Papa Bergoglio capirebbe che quei due forse si sono spinti troppo in avanti) tutto si tiene, e sicuramente si tratterebbe di una buona azione.
Ma, come dire, da vecchio “cultore della ragione” credo vada sempre fatta una netta distinzione fra demagogia e realtà.
Perché la realtà, o meglio l’Onu, ci dice che nel mondo sono circa 900 milioni le persone che vivono in povertà totale, e un’altra buona fetta non se la passa certo bene come in generale noi europei.
Non ci vuole molta fantasia a immaginare che, se una tale normativa in qualche modo venisse approvata, il resto del mondo proporrebbe, scherzo ovviamente ma non troppo, una sorta di Tso obbligatorio per l’intero popolo italiano.
Sarebbe troppo facile chiedere ad Amato e Ricci: ma se 900 milioni di persone improvvisamente volessero entrare in Italia, dove li metteremmo?
Evidentemente questi signori caldeggiano la segreta speranza che alla fine quest’onda d’urto di diseredati si riverserebbe oltre le Alpi per “andare a raggiungere i parenti” negli altri Paesi europei.
Ma se per poche centinaia di persone che tentano di lasciare l’Italia la Francia e l’Austria hanno spedito i militari ai confini, cosa succederebbe se a premere fossero a milioni?
Forse gli altri mobiliterebbero la Nato!
Già queste poche considerazioni, che mi sembrano dettate dal buon senso, dovrebbero bastare a mostrare l’irragionevolezza della proposta, ma c’è poi un problema su cui tutti i Governi glissano (nel senso che sono restii a dettagliarli, forse per non fare incazzare troppo la gente); quello dei costi.
Da quanto ho appurato con qualche ricerca, nel 2021 l’accoglienza dovrebbe essere costata al bilancio italiano 1,7 miliardi, l’anno scorso 2,2; quest’anno vista l’impennata degli sbarchi ci si dovrebbe attestare sui 3,5 miliardi.
Il costo medio giornaliero per ogni “sbarcato” (non uso volutamente il termine profughi perché sappiamo che solo l’8% circa lo è veramente, mentre gli altri sono quasi tutti giovani della piccola borghesia africana in cerca di fortuna in Europa) è di circa 35,82 euro, che però diventano 120 per ogni minore non accompagnato.
Per ogni singolo rimpatrio servono almeno 2.365 euro, e questo ci dice perché se ne fanno pochi.
Ma a proposito dei rimpatri non va mai dimenticato che, a parte i costi e l’impegno di poliziotti, gli stessi non sono mai agevoli perché gli Stati di provenienza dei migranti non li vogliono indietro, perché spesso si tratta di persone poco per bene, ma soprattutto perché non vogliono rinunciare alle rimesse di denaro di questi emigrati, che in certi casi rappresentano una fetta cospicua del loro Pil nazionale.
Ma tornando alle proposte di Amato e Ricci, mi permetto di far osservare che mentre in Italia si fanno discorsi del genere, il Presidente tedesco Steinmeier annunciava che verranno posti limiti agli ingressi dei migranti.
La Germania sarebbe l’ultima a introdurre queste limitazioni, perché tutti gli altri Stati europei, sotto la pressione delle loro opinioni pubbliche, tradotte poi in voti per partiti di destra, le hanno già decise.
Ma evidentemente ciò non conta nulla nel mondo magico del Pd di Elly Schlein.
E qui arriviamo fatalmente al punto che da lungo tempo io segnalo come vero spartiacque della politica contemporanea.
La tesi di Amato e di Ricci è sicuramente nobile, ma sottovaluta due fenomeni decisivi.
Il primo è che mille migranti sono un’opportunità, centomila migranti sono un fenomeno da gestire, cento milioni di migranti sono uno sconvolgimento sociale, religioso, economico e di ordine pubblico: quindi una rivoluzione politica.
Il secondo, l’ho già accennato altre volte, è che questo è il tema che sta influenzando e sconvolgendo tutto il confronto elettorale occidentale, con l’effetto di relegare le sinistre sempre più all’opposizione.
Ma credo non vada trascurato un altro fattore fondamentale.
Nel senso che hai voglia di ripetere ai cittadini che i migranti sono una risorsa, quando poi vedono le loro città in balia di frange giovanili fuori controllo, in un crescendo di degrado, abbandono e insicurezza.
Non dimentichiamoci mai che la paura è un fenomeno dalla forza spaventosa, perché alla lunga si trasforma in rabbia, e successivamente in intolleranza.
E la storia ci insegna come rabbia ed intolleranza abbiano favorito nella Germania degli anni ’20 l’avvento del nazismo.
Sono sicuramente d’accordo che non tutti i problemi dell’Italia sono conseguenza del fenomeno migratorio, ma qualcuno dovrebbe ricordare agli Amato ed ai Ricci che, tirandola troppo, alla fine la corda rischia di spezzarsi.
Credo che una conferma di quanto da me sostenuto si sia avuta domenica scorsa con i risultati delle elezioni in Assia e Baviera, le due regioni più ricche e dinamiche della Germania. Al di là dei decimali, pur importanti, il partito di estrema destra, addirittura qualificato come neo-nazista, Alternative fur Deutschland, ha stracciato i tre partiti che attualmente governano a Berlino, in particolare i Socialdemocratici del Cancelliere Scholz. Finora AfD era radicata nei lander della Germania dell’est; ora si affaccia prepotentemente, con numeri attorno al 20% anche in quelli dell’Ovest.
Indovinate un po’: su cosa basa le proprie campagne elettorale Afd? Ma sul No ai migranti ovviamente!
E le rilevazioni post voto hanno mostrato che a votare Afd, attratto dalle proposte anti migranti, è in particolare l’elettorato più giovane.
Vedremo se alla luce del voto di Monaco e Francoforte Scholz continuerà a foraggiare le Ong tedesche che “salvano” i “naufraghi” (termine che ormai equivale a chiunque salga su un battello) per poi scaricarli in Italia, e solo in Italia.
Umberto Baldo