6 Ottobre 2023 - 8.12

Mondiali di calcio 2030: il capolavoro di Infantino!

Ieri  scorrendo le pagine on line de El Pais, il quotidiano più diffuso in Spagna, mi ha colpito questo titolo a caratteri cubitali: “El mundial vuelve a Espana”.

Non bisogna essere grandi cultori dello spagnolo per capire che il titolo salutava con una non celata soddisfazione il ritorno dopo 48 anni dei campionati mondiali di calcio nella terra di Cervantes.

In realtà l’operazione è un po’ più complessa, ed è frutto di quel vero e proprio “puparo” del calcio mondiale che risponde al nome di Gianni Infantino, il dominus della Fifa.

Giustamente El Pais sottolineava che quella del 2030 sarà la prima edizione dei mondiali che coinvolgerà tre continenti: Europa, Africa e America.

Effettivamente si tratta di una novità, perché finora ci si era spinti solo a far disputare le partite in più di uno Stato organizzatore, ma dello stesso continente (tipo Corea del Sud e Giappone del 2002, il mondiale che vide la nostra eliminazione proprio ad opera della Corea, per lo scandaloso aiutino del mitico arbitro Moreno).

Come ad esempio avverrà con i prossimi mondiali del 2026, che coinvolgeranno Canada, Stati Uniti e Messico.

Già quello del 2026 sarà un mondiale diverso, in quando le squadre partecipanti saranno 48 invece delle consuete 32, con un totale di 104 partite, 40 in più di quelle disputate nella scorsa edizione in Qatar.

Ma tornando ai mondiali 2030, come accennato non sarà solo la Spagna ad ospitarli, in quanto saranno coinvolti anche il Portogallo, il Marocco, l’Argentina, l’Uruguay e il Paraguay.

“In un mondo diviso la Fifa ed il calcio si stanno unendo” ha dichiarato un trionfante Infantino per annunciare il mondiale spagnolo-portoghese-marocchino.

E i sud americani?

Diciamola tutta: doveva essere la festa del calcio sudamericano, con il Mondiale che tornava alle sue origini, con il Rio de la Plata protagonista ad un secolo esatto dalla mitica finale del 1930 nello stadio Centenario di Montevideo. 

E, invece, al continente più calciofilo del mondo è arrivato solo un contentino, nel senso che la partita inaugurale si terrà allo Estadio Centenario de Montevideo (Uruguay), e sia la nazionale argentina che paraguayana giocheranno la  prima partita nel proprio Paese.

E poi?

E poi tutti in aereo con destinazione Espana, Portugal e Morocco, le vere sedi dei mondiali 2030, passando dall’inverno sudamericano all’estate iberico-marocchina. 

El Pais riferisce che i dirigenti sportivi sudamericani (assieme  ai politici per la verità) hanno festeggiato alla grande, ma inevitabilmente questa gioia ha trovato meno accoglienza sui social, dove si sono scatenati moltissimi critici di questa soluzione di compromesso “infantiniano”, che sicuramente accontenta gli gnomi della Fifa, ma molto meno le tifoserie dell’America del sud. 

Avevamo capito tutti che il mondiale 2022 era stato assegnato dalla Fifa al Qatar in ossequio all’economia ed al Dio denaro, che ormai sono i due principali fattori che condizionano buona parte del fenomeno sportivo.

Non è per fare del moralismo un tanto al chilo, ma credo sia ormai assodato che lo sport è al guinzaglio del denaro come la politica e perfino i diritti umani; gli Stati appesi alle banche centrali e sovranazionali; le risorse del pianeta appese alla mercé della finanza, l’umanità appesa al business, la salute appesa ai profitti. 

Il mondo è mosso dai soldi; sono il motore principale, gli altri sono motori secondari.  E forse è sempre stato così!

Poiché ritengo che questo sia ormai un processo irreversibile, non stupisce che la “formula magica” dei “tre continenti uniti dal calcio”, studiata ed enfatizzata da Infantino, sia molto utile anche alla sua carriera, dato che in questo modo, in vista della sua rielezione, si assicurerà l’appoggio dei responsabili del calcio di tre continenti in un solo colpo.  

Non dimenticando il tappeto rosso steso ai piedi di Bin Salman: infatti l’Arabia Saudita, che ha dovuto rinunciare all’obiettivo di organizzare i mondiali del 2030, ha ora la strada spianata per ospitare quelli del 2034, visto che in un sol colpo è stata spazzata via la concorrenza di un Paese sudamericano o di un Paese africano. 

Oltre a tutto non sarebbe una forzatura perché, per il principio della rotazione dei continenti, il torneo del 2034 spetterebbe proprio all’Asia, e gli sceicchi sauditi, che di soldi ne hanno da vendere, non vogliono certo essere da meno dei colleghi del Qatar.

Quindi, nonostante le enfatizzazioni, alla base del “mondiale dei tre continenti” non c’è nessuna “poesia del calcio”, bensì precisi calcoli economici, politici, addirittura strategici. 

Era evidente che la location ideale, per una questione di tradizione, dato il centenario,  sarebbe stata il Sudamerica.

Ma l’Argentina è uno Paese perennemente sull’orlo della bancarotta, e difficilmente avrebbe avuto le risorse per organizzare un mondiale che, edizione dopo edizione, è sempre più costoso.

Stessa considerazione per il piccolissimo Uruguay, che però sarà gratificato con la partita inaugurale del torneo, che si giocherà nello stadio del centenario, dichiarato dalla Fifa “Monumento Històrico del Fùtbol Mundial”.  I tifosi avrebbero ovviamente voluto la finale, che sarà invece disputata a Madrid.

Il vero colpaccio lo hanno fatto invece i paraguayani, che dal 2010 non riescono a qualificarsi, ma che per il fatto di essere Paese organizzatore si assicurano la partecipazione di diritto. 

Infantino, da grande tessitore qual’ è, i suoi calcoli se li è fatti bene.

Si è tenuti buoni i sudamericani con l’assegnazione delle partite iniziali, ha accontentato la Uefa che voleva fortemente il mondiale, e “ciliegina sulla torta” con il Marocco ha coinvolto anche l’Africa, che ormai conta una cinquantina di Federazioni nazionali, voti buoni per lui quando serviranno.

Una quadratura del cerchio, un capolavoro diplomatico degno di un Metternich o di un Talleyrand, che, come accennato, gli assicurerà la rielezione a grande capo della Fifa, perché è difficile che ci sarà qualcuno disposto a sfidarlo.

Che dire?

Chapeau!

Questo è il mondo, questo è il calcio.

Se non vi piace, come si usa dire, datevi all’ippica!

Umberto Baldo

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