8 Luglio 2024 - 9.32

Monet in mostra a Padova: momenti fondamentali e inediti della produzione del maestro dell’Impressionismo direttamente da Parigi, ancora per una settimana


Il 15 aprile del 1874 a Parigi in Francia si inaugura l’apertura di una mostra d’arte contemporanea che segnerà l’inizio di una rivoluzione nel mondo dell’arte. Il luogo prescelto è il vecchio studio del fotografo Félix Nadar, al numero 35 del Boulevard des Capucines.Questa esposizione all’epoca non viene accolta con grande entusiasmo dal pubblico, pochissimi furono i visitatori e venne definita quasi un fallimento: ma come in tutte le rivoluzioni degne di questo nome solo a posteriori venne compresa la portata dell’iniziativa.La mostra, allestita da un gruppo di artisti autodefiniti quale “La società anonima degli artisti, pittori, scultori e incisori” un gruppo di giovani artisti del calibro di Degas, Renoir, Monet per l’appunto, Pissarro, Sisley, Morisot, Cézanne e molti altri, è l’espressione di un sentimento di ribellione rispetto le strutture artistiche del passato nel tentativo di rompere le regole classiche della pittura e uscire dalle costruzioni accademiche per poter rappresentare opere piene di luce e di colore, dipinte al di fuori degli studi artistici, en plein air, libere nelle costrizioni dai soggetti classici e dagli schemi. Monet in quell’occasione espone ben 7 opere, tra cui “Impression, soleil levant” una tela dipinta Le Havre nel 1872, che ritrae proprio l’impressione di un sole che sorge, l’impressione di una sensazione fugace e impalpabile mettendo al centro della sua pittura il colore e la luce, non le cose e le persone. Questo piccolo quadro, oggi conservato al 

Musée Marmottan Monet di Parigi, rappresenta l’inizio di tutto, è diventato iconico ed è quello per cui gli artisti di allora furono definiti, con un sentimento misto tra disprezzo e sarcasmo, “impressionisti“. Infatti il 15 aprile del 1874, tra i giornalisti che partecipano all’evento, uno in particolare avrà un ruolo determinante in questa storia: si tratta del critico d’arte Luis Leroy che, per raccontare la sua visita alla mostra in maniera originale, utilizza lo stratagemma stilistico di immaginare di essere l’accompagnatore di un anziano e stimato pittore accademico dal nome Joseph Vincent, da cui prende vita una recensione che assomiglia più ad una sceneggiatura di teatro.

Attraverso i commenti ai dipinti, attribuiti al pensiero dell’anziano pittore, nasce invero il nome della corrente artistica di cui Monet è considerato il padre fondatore: è proprio davanti alla tela n.98 ‘ Impression, Soleil levant” di Monet, che esclamò ‘…lo riconosco! Il preferito del vecchio Vincent! Che rappresenta questo quadro? Come dice il catalogo? Impressione, l’avrei giurato! Dicevo giusto a me stesso che avrebbe dovuto esserci qualche impressione che mi aveva colpito…”. 

Leroy intitola il pezzo “L’exposition des impressionistes“, definendo ripetutamente quali “impressioni” le essenze dei quadri in mostra, trasformando così “gli anonimi” negli “Impressionisti” che tutti oggi conosciamo. A 150 anni di distanza da quella data, la mostra 

“Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi”, allestita ora al Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova rappresenta una vera e propria celebrazione del Maestro della luce, fondatore della corrente artistica impressionista: è completamente dedicata alle sue opere, realizzando una panoramica nell’universo dell’artista a partire dai suoi esordi, sulle coste della Normandia, passando per l’Olanda, per i viaggi in Norvegia, per quelli a Londra e infine facendo tappa nei tanti luoghi del cuore nella sua Francia.Si tratta di un vero e proprio viaggio intimo nell’universo dell’artista, nella sua casa e nella sua anima, reso possibile grazie al prestito del Musée Marmottan Monet di Parigi, che custodisce la più grande e importante collezione di dipinti dell’artista francese.La raccolta è il frutto della donazione fatta dal figlio Michel Monet, unico erede del pittore, che dopo la morte del fratello Jean nel 1966 e dopo aver custodito per una vita nella dimora di Giverny i capolavori a cui il padre teneva di più, quelle che lui definiva le “sue opere”, ha destinato alla sua morte il prezioso e inestimabile lascito all’Académie des beaux-arts quale erede universale della proprietà di Giverny, della quale il Marmottan era una delle fondazioni.La Mostra è organizzata in 6 sezioni, all’interno delle quali è possibile ammirare opere esclusive quali il Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), opera realizzata nel 1880 quando Michel aveva solo due anni e mezzo e mai esposta, che restò in famiglia fino al 1966; Effetto di neve, sole al tramonto e Il treno nella neve. La locomotiva, entrambi del 1875 ed entrambi realizzati ad ArgenteuilLa spiaggia di Pourville, sole al tramonto (1882) in cui il pittore traspone sulla tela le variazioni della luce e del sole al tramonto che si riflettono sul mare, sulla spiaggia, sulle scogliere creando incredibili sfumature nel cielo; Barca a vela, effetto sera, (1885) dipinto sulla spiaggia di Étretat  con una soluzione di continuità tra cielo e mare; Campo di iris gialli a Giverny (1887), incredibile distesa di fiori resi con tocchi gialli accostati che si trasformano in pennellate sempre più ampie in secondo piano; Londra. Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905), oltre a tutte le opere di grandi dimensioni come le eteree Ninfee (1917-1920) e gli evanescenti Glicini (1919-1920).L’ultima sezione in particolare è caratterizzata da una pittura che si discosta dalla precedente per un  netto mutamento, sia nei colori che nelle forme, arrivando persino quasi all’astrazione: appartiene a questa parte Il giardino di Giverny, dove risultano assenti i dettagli realistici a favore di ampie masse cromatiche.Tutti i dipinti qui sono dominati dai toni marroni, i rossi, i gialli, come si vede nello Stagno delle ninfee, nel Viale delle rose, nel Ponte giapponese o nel Salice piangente e questo cambiamento nell’utilizzo dei colori è frutto dei problemi di vista che hanno procurato all’artista una alterazione nella percezione dei colori dando vita a una pittura molto moderna, marcata e più gestuale. In questa sezione sono stati collocati in una teca, quasi per aiutare il visitatore a calarsi nell’esperienza vissuta dall’artista, proprio la sua tavolozza ancora coperta da resti di colore, gli occhiali utilizzati post intervento di cataratta bilaterale e la sua pipa, giunti anch’essi direttamente dal Musée Marmottan Monet.

Il percorso espositivo si conclude con due grandi tele allungate dedicate ai glicini, piante che nella casa di Giverny si arrampicavano e ricadevano sull’arco installato sull’adorato ponte giapponese, che Monet aveva fatto costruire nel suo giardino e che è stato oggetto di numerose riproduzioni artistiche nelle sue tele, espressione del suo profondo amore per la cultura asiatica. 
La mostra, patrocinata dal Comune di Padova e organizzata da Arthemisia, in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, è curata da Sylvie Carlier, in qualità di curatrice generale del Musée Marmottan Monet, con la co-curatela della storica dell’arte Marianne Mathieu; i capolavori esposti sono una sessantina ed è possibile ammirarli ancora per una settimana, fino al 14 luglio.
Per tutti gli amanti dell’Impressionismo e dell’arte in generale l

’appuntamento è imperdibile, per concedersi un’esperienza di inedita bellezza, consapevoli che il prestito da parte del museo parigino rappresenta un’eccezione difficilmente replicabile, perlomeno nel breve periodo. 

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