Moschettieri di Rucco che se ne vanno o Dem in confusione?
A leggere lo scambio di cortesie tra il sindaco Francesco Rucco e il segretario del PD Federico Formisano vien da chiedersi se si tratta di campagna elettorale delle Politiche o di un assaggio di quello che vedremo al rinnovo delle Comunali nella prossima primavera. Non ci si risparmia negli attacchi e la contraerea del sindaco non fa sconti, staccandosi anche dalle incertezze della maggioranza. Lo si è visto sull’esagerata strumentalizzazione della vicenda di Matteo Tosetto, trattata dal PD come se fosse stato messo in discussione un loro dirigente, lo si è visto sullo scambio piuttosto teso per la candidatura di Enrico Letta a Vicenza e nelle ultime ore abbiamo raggiunto un picco di aggressività sulle candidature alle Politiche. Cui è seguita, ovviamente, la secca risposta del Sindaco.
House of the Dragon sembra una favola per bambini.
Qualcuno potrebbe chiedersi in quale campagna elettorale siamo.
Nel centrodestra le candidature sono fatte, piaccia o non piaccia Silvio Giovine, Mattia Ierardi e Marco Zocca sono presenti in tutta la stampa veneta, qualcuno sicuro, qualcun altro se la gioca, qualcun altro ancora, attraverso questo riconoscimento, diventa di fatto il leader riconosciuto dai capi del proprio partito. Il nome su cui scommettere. E poco ci è mancato che anche il mite Matteo Celebron arrivasse a fare il quarto moschettiere di Rucco in gioco per Montecitorio.
Per un osservatore, di qualunque o nessuna fede politica, questo scenario quale emozione dovrebbe suscitare? Perché il PD cittadino si appassiona al mito degli assessori in fuga dalla giunta di cui fanno parte? In sostanza la domanda da girare ed ai suoi colleghi è dove sta il problema. Da qualunque parte la si guardi, da destra, da sinistra o dal centro, è ovvio che chi è impegnato in politica abbia una legittima aspirazione a crescere, se un assessore ha una chance di fare il salto in Regione, a Montecitorio o in Europa, perché non dovrebbe legittimamente farlo? L’importante è che si ricordi da dove è partito e faccia del bene a Vicenza. Qualche anno fa il trampolino di un successo inaspettato di Alessandra Moretti fu proprio la giunta Variati di cui faceva parte, e dalla civica di Variati in cui venne eletta la prima volta ed ottenne il ruolo di vicesindaco ebbe il colpo di fulmine per il PD di Bersani per essere promossa come una delle giovani donne che lo avrebbero accompagnato come nuova generazione dem. Deputato, poi eletta Eurodeputato, poi sfidante di Zaia e ora ben collocata a Bruxelles e maggiorente del partito tanto da piazzare capolista a Treviso una delle sue assistenti al Parlamento Europeo.
Solo che nel caso dell’assessore Moretti e Vicesindaco non abbiamo traccia di grida di dolore o crucifige della minoranza di allora preoccupata per la tenuta della giunta di Achille Variati. Distrazione del centrodestra? Possibile. Ancora più probabile che in zona conservatrice vi sia più menefreghismo per i destini o i successi degli avversari che invidia.
Tornando alla cosiddetta fuga degli assessori, si tratta, come al solito, di fuga solo se gli assessori sono di centrodestra, se sono progressisti è il riconoscimento del loro valore. Un gioco delle parti che abbassa il livello del confronto alle chiacchiere ed è un peccato, perché sarebbe più interessante sentir parlare di politica e di futuro, di problemi e di soluzioni. Sarebbe un bene per tutti. Minoranza e maggioranza.