“Non me ne frega un ca..o!” Al Senato come al Bar di Guerre Stellari

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I più giovani di voi non li ricorderanno, ma molti, con qualche primavera in più sulle spalle, sicuramente si.
Ve li immaginate Amintore Fanfani, Giovanni Spadolini, Maria Elisabetta Casellati Alberti, affermare in una seduta pubblica del Senato, a microfono aperto, senza filtri: “Non me ne frega un cazzo di quello che pensa Renzi”?
Immagino di no! Invece è quello che è accaduto nella seduta del 20 marzo al Senato della Repubblica quando era temporaneamente presieduto dalla Senatrice Licia Ronzulli, che così si è lasciata andare nei confronti del leader di una Forza politica.
Certo c’ era un clima teso in Aula dopo la provocatoria uscita della Premier su Ventotene, ma l’educazione, e non solo quella istituzionale, il bon ton, la naturale gentilezza che dovrebbe essere connaturata in qualsiasi donna, dovrebbe impedire di trasformare il Senato in un doppione del Bar di Guerre Stellari.
Non so se assistessero alla seduta, come accade solitamente quando sono pubbliche, i ragazzi di qualche scuola, ma immagino il disagio degli insegnanti che sicuramente sono quotidianamente impegnati a redarguire gli allevi che si lascino andare a qualche espressione fuori luogo, peggio se a scuola.
Non è importante determinare chi abbia ragione nel caso di specie fra il Senatore Renzi e la Vice Presidente Ronzulli; no non è importante.
L’importante è rilevare che “Non me ne frega un cazzo” non sta bene nemmeno sulla bocca di un uomo in osteria; figuriamoci in quella di una donna, per di più se pronunciate dallo scranno di Vice Presidente del Senato della Repubblica.
Con questi esempi suggerirei di tenere le sedute del Senato sempre a porte chiuse, per evitare di dare cattivi esempi alle giovani generazioni.