Società bassanese evade per 1 milione di euro
La Guardia di Finanza di Vicenza ha sequestrato oltre un milione di euro ad una società di capitali bassanese operante nel commercio all’ingrosso di carta, cartone e cancelleria. La società non ha versato l’I.V.A. per due anni tra il 2017 e il 2019.
Le indagini sono state avviate sulla base di gravi indizi di violazione alle norme tributarie emersi mediante l’analisi degli alert di rischio derivanti dalle interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo, che evidenziavano forti anomalie sul corretto versamento dell’imposta sul valore aggiunto da parte di società bassanesi, al fine di contrastare il fenomeno di evasione fiscale, privilegiando la selezione delle posizioni riconducibili a contesti imprenditoriali di maggiore rischio economico-finanziario.
I successivi accertamenti svolti mediante l’informatica operativa e l’elaborazione degli elementi investigativi complessivamente appresi, hanno permesso di rilevare che B.P., 62 anni residente a Romano d’Ezzelino (VI), legale rappresentante di una S.r.l., ha presentato le dichiarazioni I.V.A., relative ai periodi d’imposta 2017, 2018 e 2019, ma ha omesso il versamento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata, per complessivi € 1.161.052,58 e, pertanto, lo stesso è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Vicenza per la condotta penal-tributaria relativa all’omesso versamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto dovuta, con contestuale richiesta di sequestro preventivo relativamente al profitto del reato accertato.
La ricostruzione investigativa effettuata dai finanzieri bassanesi, è stata valutata pienamente attendibile dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale che, condividendo l’impianto accusatorio, ha emesso un Decreto di sequestro preventivo per l’importo sopra indicato pari all’I.V.A. non versata, che è stato eseguito con l’apprensione di disponibilità finanziarie detenute su rapporti di conto corrente nella disponibilità della società, del legale rappresentante autore del reato e delle società da quest’ultimo controllate.
L’attività di polizia giudiziaria complessivamente eseguita ha trovato accoglimento a seguito del ricorso presentato dall’indagato presso il Tribunale del Riesame, il quale ha confermato l’impianto accusatorio ricostruito con le indagini di polizia giudiziaria espletate dalle Fiamme Gialle.
In particolare, nell’Ordinanza emessa da Tribunale del Riesame, è stata osservata la circostanza che i conti correnti delle società controllate sono stati sequestrati in quanto ritenuti nella concreta e diretta disponibilità dell’indagato e non in quanto nella formale titolarità delle società medesime. Nel caso di specie il sequestro preventivo per equivalente non è stato disposto nei confronti delle società controllate, ma nei confronti dell’indagato, il quale è stato eseguito materialmente sui conti correnti bancari delle citate società solo in quanto si troverebbero nella disponibilità dell’indagato, così come richiesto dall’art. 12 bis del D.Lgs. 74/2000. Infine, è stato rilevato che l’indagato, non solo è risultato investito di una delega ad operare sui conti correnti senza limitazioni, per cui se volesse potrebbe disporre del denaro in essi contenuti anche per fini esclusivi personali, ma, laddove ciò avvenisse, dovrebbe rendere conto del proprio operato esclusivamente a sé stesso.
L’operazione delle Fiamme Gialle si è sviluppata secondo il dispositivo operativo del Corpo nell’ambito del contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo penale quanto quello prossimo amministrativo-tributario con il conseguente sequestro preventivo del patrimonio finalizzato alla confisca, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna dell’indagato