8 Novembre 2023 - 16.50

Nord Est multimedia: la partita è editoriale o politica?

Dal primo di novembre nel Nord-Est operoso e produttivo è arrivata una vera e propria rivoluzione dal punto di vista editoriale. Mercoledì scorso si è avuto l’esordio operativo del gruppo Nem, la sigla che sta per Nord Est Multimedia. E non si tratta di un esordio da poco né di cambio solo di facciata. 

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di spiegare tutto per bene, cercando di far capire per quale motivo questa operazione ha il sapore e il colore di una impresa che sarebbe stata perfetta se concepita e realizzata nel 1970, anche 1980, ma che rischia di nascere oggi già vecchia e superata. 

L’editore Gedi, quello che pubblica La Stampa, nel tempo ha acquisito una serie di testate giornalistiche locali che oggi pesano come macigni sul bilancio e delle quali ha deciso di disfarsi quasi totalmente. Fra Veneto e Friuli si contano Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi, Il Piccolo di Trieste, il Messaggero Veneto e il sito NordEst Economia. 

Il finanziere Enrico Marchi, che gestisce gli aeroporti Save e che è il dominus di Banca Finint ha deciso di mettere in piedi un club di imprenditori, una cordata che potesse non solo acquisire tutti quei giornali da Gedi, ma anche gestirli. Del gruppo originario sono entrati a far parte Fin Steel (Banzato), Finaid (Carraro), Athena (Nalini), Gruppo Videomedia (Confindustria Vicenza), Sit Tech (De Stefani), Finam (Mandato), Findan (Benedetti), Samer Group Holding, Ocean (Cattaruzza), Alì (Canella), Prime Holding (Zanatta).

Non basta, perché recentemente il club è stato allargato anche ad altri soggetti come Ance e Confindustria Udine, Bluenergy, Fidia farmaceutici, Fondazione CariVerona, Fondazione Cr Trieste.

In questa avventura è Paolo Possamai ad apparire come l’uomo che conosce i meccanismi e che tira le fila: è stato a lungo direttore del Piccolo di Trieste, poi del Mattino di Padova, quindi di tutti i quotidiani veneti del gruppo Gedi e infine di NordEst economia. Nel nuovo soggetto assume l’incarico di direttore editoriale e quindi di controllo complessivo di quanto si pubblicherà. Discorso diverso invece per l’organigramma giornalistico e di gestione diretta dei giornali. Luca Ubaldeschi, infatti, è stato nominato direttore di tutte le testate che Nem ha acquisito il 23 ottobre da Gedi. Ubaldeschi – che è stato direttore del Secolo XIX e vicedirettore vicario de La Stampa – ne ha assunto la guida dal primo novembre e, fa sapere Nem in una nota, sarà affiancato da una squadra di vice per aree geografiche e tematiche.

   ‘Le aree geografiche – si legge nella nota – riferiranno a Alberto Bollis (vice esecutivo) e a Paolo Mosanghini (per il Messaggero Veneto). Gli altri vice avranno deleghe tematiche: Fabrizio Brancoli per cultura e eventi, Paolo Cagnan per digitale e integrazione multimediale, Luca Piana per l’economia, Giancarlo Padovan per lo sport. Uno dei vice, da principio Brancoli, sarà a Trieste con incarico di coordinamento de Il Piccolo e di collegamento con le strategie generali della direzione’.

Fino a qui la cronaca, mentre in rete già circola una bella foto del nuovo gruppo dirigente di questi giornali: una istantanea scattata su una scalinata e che mostra alcuni giornalisti la cui vita professionale è iniziata sicuramente nel secolo scorso e che esibiscono con serenità i capelli già candidi, anche per orgoglio rispetto a coloro che ormai i capelli non li hanno più da parecchio tempo. Capiamoci, nessun intento di body-shaming, tutt’altro, solo la constatazione che chi dovrà governare la creatura giornalistica più nuova e innovativa ha già una certa età e un bagaglio di esperienza che si è generato dentro giornali cartacei, anche prestigiosi, e con modalità e strutture tipiche del ‘900. 

Tutti i quotidiani, certo, sono dotati di portali sul web e hanno sviluppato, nel tempo, una presenza sui social ma certo non si può dire che l’attività on-line rappresenti il loro “core-business”, né che si sia mai notato un progetto editoriale studiato per andare a gestire quella parte di informazione in modo indipendente o particolarmente creativo. Del resto chi dovrebbe farlo ora? Servirebbero persone con almeno 30-40 anni di meno, nati e cresciuti a pane e web…

Tutti i principali osservatori si sono esercitati in queste settimane nel tentativo di definire cosa sarà il nuovo gruppo editoriale e a cosa dovrebbe assomigliare. Il responso quasi unanime è stato che la nuova creatura dovrebbe fare concorrenza in edicola al Gazzettino e puntare a sostituirlo nelle abitudini dei lettori. Eppure manca qualcosa: manca una testata generale che metta il cappello sulle edizioni locali e che possa essere riconoscibile come marchio e come impostazione politica ed editoriale. Insomma manca una idea come poteva esserla – nel secolo scorso – quella che portò a fondare il Corriere del Veneto, che attualmente si vende sotto le insegne generali del Corriere della Sera e che consegna al lettore – in panino – anche le diverse edizioni locali. Nulla vieta a Nem di fondare domani mattina un “Giornale del Nord Est” dentro al quale riversare, a seconda dell’area geografica, il Mattino piuttosto che la Tribuna, ma per adesso nulla di questo si è visto. 

I bene informati assicurano che l’operazione, dal punto di vista finanziario, è stata ben congegnata e condotta (non per nulla Enrico Marchi di mestiere fa il finanziere), ma ancora di più è stata progettata in modo che molti abbiano trovato più conveniente essere della partita piuttosto che esserne esclusi e questo ha portato ad una solidità iniziale davvero invidiabile. Per ora, va detto, chi sta alla finestra è il gruppo editoriale Athesis, quello che porta in edicola L’Arena di Verona, Brescia Oggi e Il Giornale di Vicenza e che ha recentemente acquisito – proprio da Gedi – la proprietà della Gazzetta di Mantova. Per chi abbia la volontà di arrivare a coprire l’intera informazione del Nord Est è un problema non da poco perché in questo modo ampie aree rimangono scoperte. Anche qui è impossibile prevedere il futuro, ma un accordo con Athesis e magari con chi si occupa di informazione nella provincia autonoma di Trento potrebbe essere il prossimo passo. 

Ora non resta che chiedersi per quale motivo una grossa fetta dell’imprenditoria veneta e friulana abbia deciso di aver bisogno di un bel numero di giornali e di mezzi di comunicazione. La risposta più semplice sarebbe quella che si poteva dare nel secolo scorso: “Per contare qualcosa sul piano politico generale”. Ma siamo davvero sicuri che negli anni 20 di questo secolo avere a disposizione sei o sette giornali, pagine web e poco più possa servire allo scopo? Saranno questi mezzi di comunicazione in grado di orientare le scelte del pubblico e degli elettori al momento di scegliere – fra non molto – il successore di Luca Zaia in Regione o quello di Brugnaro a Venezia? Serviranno a qualcosa nella corsa delle centinaia di amministrazioni locali in scadenza a giugno prossimo? E, questione ancora più importante, saranno in grado di delineare la pattuglia del Nord Est in missione in Europa? La risposta non è semplice e non è univoca, ma anche se fosse positiva, c’è da chiedersi se, una volta ottenuto lo scopo, la compagine proprietaria avrebbe ancora voglia e passione a sufficienza per pagare il conto. Del resto Gedi si sbarazza oggi dei quotidiani locali non per mancanza di volontà, ma perché il deficit annuale di quei giornali la stava dissanguando finanziariamente. I giornali costano, la carta costa, i giornalisti costano. I giornali invece vendono sempre meno e gli inserzionisti pubblicitari sono sempre meno disposti a investire per la loro pubblicità su mezzi che rischiano di raggiungere un numero sempre più piccolo di potenziali clienti. 

Si potrebbe anche pensare che l’esperienza di Nem abbia anche un fine diverso: potrebbe essere quello di mettere finalmente insieme realtà produttive eccellenti che hanno sempre vissuto e ragionato come singoli: imprese di primo livello nel loro campo, straordinarie nella competizione internazionale sul prodotto eppure nani dal punto di vista del peso politico a livello globale. Mai un veneto a capo di Confindustria, mai un veneto nella stanza dei bottoni di Bankitalia o di altre realtà strategiche complessive. Troppo concentrati a far “schei”, i Veneti, per arrivare dove si decide. E troppo individualisti. Ecco allora Nem potrebbe essere la palestra per far gruppo, fare lobby, dire sui giornali cosa si vuole davvero e poi mettere i propri uomini nei posti giusti per ottenere quello che si vuole, senza entrare in politica, ovviamente. 

Sia come sia, lunga vita a Nem! Perché potrebbe essere l’ultimo tentativo di dare un futuro al giornalismo vero, quello fatto da persone che raccolgono le notizie, le verificano e poi le scrivono solo se ritengono che siano vere e attendibili. Perché potrebbe essere l’ultimo tentativo di trovare un modo per informare, anche in rete, in modo corretto e magari nuovo o innovativo, offrendo opportunità a tanti giovani dai quali anche Paolo Possamai e Luca Ubaldeschi, ai quali ovviamente auguriamo buon lavoro, potrebbero trarre qualche spunto innovativo. 

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