22 Marzo 2022 - 10.02

Nuova ondata covid in Italia? Ecco cosa dicono gli esperti

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Nuova ondata covid in Italia, cosa ne pensano gli esperti? Si tratta della quinta ondata, con un aumento di contagi che deve far scattare l’allarme, o è un’ondata di un virus depotenziato, complice magari la variante Omicron 2 che potrebbe produrre sintomi più lievi?

Bassetti

Io non credo che siamo di fronte ad una quinta ondata. Forse ad una prima ondata di una infezione completamente diversa rispetto a quella che abbiamo visto a gennaio-febbraio di quest’anno. Forse è la prima ondata di un virus depotenziato perché non è paragonabile alle precedenti quattro ondate e perché i nostri ospedali hanno pressione zero. Ovvero, questo aumento dei contagi non porta ad una malattia grave”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, all’Adnkronos Salute. “Se vediamo i numeri, l’incremento dei nuovi casi ha 10-15 giorni di vita e quindi avremmo già dovuto vedere un aumento sui ricoveri e sulle terapie intensive se avesse portato ad una malattia grave – osserva Bassetti – Dobbiamo monitorare, fare attenzione ma i vaccini funzionano eccome”.

Crisanti

“Siamo di fronte alla quinta ondata di Covid? Non lo so. Ma io avrei liberalizzato tutto e subito a partire da fine gennaio. Non avrei aspettato, perché aspettare è stato controproducente”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova. Se siamo di fronte a una nuova ondata è una questione di definizioni, per il virologo, e poco importa. “Credo che anche i ricoveri aumenteranno nei prossimi giorni – osserva – Ma la sottovariante Omicron 2”, che sta crescendo velocemente in Italia e nel mondo, “non lascia scelta: bisogna proteggere i fragili, non c’è nient’altro da fare. Non si può fare nulla con questi livelli di trasmissione, non funziona nessuna misura parziale. Quindi proseguiamo con le riaperture”.

“Fermarle – fa notare – non serve contro un virus che ha un indice di contagio così alto. Se mi piace la ‘roadmap’ che dovrebbe portare al nostro ‘freedom day’? Aspettare non aiuta e non ha aiutato”, riflette l’esperto: “Aspettando è successo che le persone che si infettano adesso di fatto sono più vulnerabili, perché è passato più tempo dalla vaccinazione e dall’ultima volta che si sono infettati. Non sto dicendo che avremmo dovuto seguire la linea della Gran Bretagna. Avremmo dovuto trovare una via italiana per aprire tutto e proteggere i vulnerabili. L’alternativa ce l’abbiamo ed è questa”.

Pregliasco

“Siamo di fronte a una nuova ondata, ma con effetti un po’ meno ‘pesanti’ sia perché il virus è un terzo meno cattivo dal punto di vista della patogenicità, sia perché abbiamo una quota notevole di vaccinati e di guariti, quindi protetti, seppure non completamente, verso la variante” Omicron. Così il virologo dell’università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, che all’Adnkronos Salute fa notare come “in questa fase cominciano a vedersi, anche con minore proporzionalità rispetto a prima, ricoveri e situazioni pesanti”. “In questa fase, dunque – sostiene – sono necessari progressività ed equilibrio, che hanno contraddistinto l’approccio italiano di mitigazione, cioè di riduzione della velocità in cui il virus si diffonde, grazie a interventi che hanno ridotto la quota di contatti, perché, ricordiamolo – conclude – ogni contatto è a rischio”.ADNKRONOS


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