1 Agosto 2024 - 12.29

Odio l’estate (e altre cose)

Termidoro

“Odio l’estate”: era il verso più incisivo, oltre che il titolo, di una canzone lanciate nel 1960 (bisogna averne di anni per ricordarla eh!) da Bruno Martino.

Tornerà un altro inverno

Cadranno mille petali di rose

La neve coprirà tutte le cose

E il cuore un po’ di pace troverà

Odio l’estate

Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore

L’estate che ha creato il nostro amore

Per farmi poi morire di dolor…

Si trattava della classica canzone dedicata ad un amore estivo evaporato con la fine del solleone.

Ripensando a quel verso, con il caldo di questi giorni, io ne farei una sorta di inno nazionale.

Sì perché anno dopo anno mi sto rendendo sempre più conto che io l’estate la odio veramente.

Odio i servizi dei Tg che mostrano orde di “vacanzieri” con la bottiglietta d’acqua in mano che vagano con sorrisi ebeti stampati in volto per le piazze assolate delle città d’arte in modalità “over 35 gradi centigradi”.

Odio coloro che negano il cambiamento climatico, e che affermano convinti “ma è estate, fa sempre caldo…”.

Odio coloro che dicono “ma io con il caldo sto bene” o addirittura “ma dov’è tutto sto caldo?”.

Ma soprattutto odio coloro che raccontano convinti “ma faceva caldo così anche 30-40 anni fa!”.

Un cazzo faceva un caldo così qualche decennio f , un cazzo…..!

Si qualche estate fuori “dalla norma” la ricordo anch’io.

E proprio ieri un amico mi ha inviato una pagina del Gazzettino del 21 luglio 1964 in cui si parla di “Ondata di calore Atlantico”.

Il busillis sta tutto in quell’Atlantico, perché fino a che l’Anticiclone dominante le nostre estati è stato quello delle Azzorre, sì poteva fare anche caldo, ma non certamente quello che arriva direttamente dalle infuocate sabbie del Sahara; il famigerato Anticiclone Africano, che nostro malgrado è diventato il tormento dei nostri mesi estivi.

Caspita che bello quando il mitico colonnello Bernacca ci annunciava l’arrivo del caldo abbraccio dell’Anticiclone delle Azzorre, a confronto con le facce contrite dei meteorologi di oggi quando con l’espressione dell’ “ambasciator non porta pena” ci anticipano il rovente Anticiclone africano.

Certo possiamo anche cercare di fare di necessità virtù, purché non mi si venga a dire che con il caldo si sta bene; perché allora qualcuno mi dovrebbe spiegare perché i cibi per conservarli li mettiamo in frigo e non  al sole, e perché nella tradizione di molte religioni la dannazione eterna ha il sapore delle fiamme dell’Inferno.

Se il caldo facesse bene al fisico che bisogna c’era di spaventare la gente evocando diavoli che con le forche spingevano i dannati fra le fiamme.

Ci sarà un motivo se i grandi Tours Operators internazionali cominciano a segnalare che, a fronte delle sempre più torride estati mediterranee, i flussi turistici tendono ad indirizzarsi verso le mete più fresche del Nord Europa?

E visto che, inutile nasconderlo o far finta di niente, ogni estate risulta sempre un po’ più calda della precedente, è evidente che fra non molti anni visitare la valle dei templi di Agrigento o l’Acropoli di Atene in luglio o agosto diventerà riba da ”trattamento sanitario obbligatorio”.

E non a caso ad Atene hanno limitato gli accessi al Partenone  già da giugno.

Certo l’alternativa per sopravvivere in estate saranno sempre più le “terre alte”, la montagna.

Ma qui entra in ballo la logistica, perché è puramente impensabile dirottare le masse che frequentano le nostre spiagge verso le valli alpine o appenniniche.

Semplicemente non ci sono nè gli spazi fisici nè le strutture.

E i prodromi di cosa potrebbe succedere lo si può già vedere ad esempio nell’Altipiano di Asiago nei week end; almeno stando a quanto mi riferiscono i miei cognati che stanno trascorrendo sull’altopiano i mesi di luglio e agosto, ma che i sabati e le domeniche tornano a casa perché, dicono, c’è talmente tanta gente che non si riesce neppure a muoversi. 

Potrei anche sbagliarmi, ma io da un paio d’anni, ma quest’anno forse di più, da una località marina della costa veneta sto assistendo al fenomeno delle case vuote.

Mi spiego meglio. 

Sempre più proprietari di seconde case restano a casa.  E può essere che, a fronte del caldo anno dopo anno sempre più torrido, stiano facendo qualche calcolo, accorgendosi che forse conviene stare a casa propria con un bell’impianto di condizionamento,  piuttosto che andare in case sicuramente meno attrezzate a far fronte alla calura.

E a questo punto non posso che andare con la mente ad un uomo, che l’Umanità intera non ha mai onorato come meriterebbe: Willis Haviland Carrier.

Non sapete chi sia?

Caspita, il benefattore cui viene riconosciuta l’ invenzione dell’aria condizionata.

Sicuramente è difficile, oltre che inutile in verità, mettere in fila in ordine di importanza le scoperte che hanno migliorato la vita di noi uomini, ma da qualche anno a questa parte confesso che sono sempre più incline a considerare l’invenzione di mister Carrier un “grande passo per il genere umano”.

Un uomo che di questi tempi vorrei proporre per una “canonizzazione postuma”!

Perché Carrier con la sua invenzione ci permette di vivere, non dico una vita normale, ma almeno confortevole.

E confesso che sono del tutto insensibile a coloro che affermano che “l’aria condizionata fa male”, “io non la sopporto proprio”, “ è deleteria per il clima”, “tanto in casa mia non fa caldo”, o addirittura “toglie l’abbronzatura”.

Certo mettersi davanti alle bocchette del condizionatore non fa bene, ma provate a stare in un letto di ospedale con 38 gradi all’esterno , o in coda in auto senza raffrescamento.

Cosa volete, non mi interessa alcuna contestazione, alcun ragionamento.

Odio l’estate, il caldo asfissiante, la calura debilitante, il caldo ossessivo, le notti insonni. 

Quindi viva sempre e comunque il condizionatore.

Fa male all’ambiente?

Consideratemi pure un cinico, ma alla mia età come si dice “morto io morti tutti”, e francamente vorrei non tirare le cuoia per il caldo.

Tutto il resto è noia, chiacchiera, caldo, afa, sudore.

Odio l’estate, e credo che a questo punto lo si si sia capito bene.

A proposito: viva l’inverno, anche se ormai gli inverni non sono più quelli belli freddi di altri tempi.

Termidoro

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