Operazione Pay Back, in manette due professionisti veneti specializzati in truffe seriali
La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Padova, in collaborazione con i finanzieri di tutta Italia, hanno avviato ieri mattina una vasta operazione contro un sofisticato sistema di frodi ai danni di enti pubblici statali del valore di oltre 7,3 milioni di euro.
Sono 150 gli uomini delle Fiamme Gialle impegnati in tutte le regioni per condurre a termine 60 perquisizioni su disposizione del GIP del tribunale di Padova.
La complessa indagine è nata due anni fa e coinvolge 35 persone in Italia e in Croazia, ma sono due le menti criminali a capo di questo sistema, un ex commercialista e un programmatore informatico.
I due avevano organizzato un complesso sistema per truffare e commettere reati tributari ai danni dello Stato e di Enti pubblici tramite indebite compensazioni per un ammontare di 3,7 milioni di euro già indebitamente percepiti, mentre 3,2 milioni di euro non sono stati versati al sodalizio criminale grazie all’intervento della Guardia di Finanza che ha posto fine al sistema.
I due autori sono stati posti agli arresti domiciliari e nei loro confronti è stato notificato un decreto di sequestro pari a 3,7 milioni di euro, ovvero tanto quanto frodato.
La Guardia di Finanza ha individuato beni riconducibili ai due tra le province di Padova e di Venezia, per un valore complessivo di un milione di euro, e 80 conti correnti bancari gestiti direttamente o tramite prestanome.
Le indagini hanno scoperto che i due avevano architettato ben tre schemi di frode, avvalendosi della collaborazione di familiari, di prestanome, e di persone compiacenti “arruolate” sul territorio italiano e in Croazia, dove i due hanno riciclato parte del denaro.
Gli indagati, sfruttando società in crisi, o appositamente da loro create con la complicità dei prestanome, richiedevano a Camere di Commercio, Enti locali e Enti bilaterali, falsi rimborsi per crediti tributari e contributivi, oppure effettuavano indebite compensazioni di crediti erariali fittizi con imposte realmente dovute, ed ancora creavano falsi crediti Iva in dichiarazione tramite l’utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, cui seguiva l’indebita istanza di rimborso all’ufficio finanziario competente.