8 Luglio 2020 - 10.00

Padova: “Tamburi lontani”, ed i bonghi di Piazza dei Signori

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“Tamburi lontani” è un vecchio film del 1951 con il mitico Gary Cooper.  Essendo ambientato nel  selvaggio west,  leggendo i titolo sembra quasi di sentire il rullo dei tamburi dei pellirossa (si possono ancora chiamare così vista l’attuale ondata antirazzista?) sulle colline, a turbare il sonno dei nostri “visi pallidi”.Non sono invece “lontani” i tamburi che accompagnano le notti dei residenti delle piazze di Padova, specialmente quelli che hanno la loro abitazione in Piazza dei Signori e zone limitrofe.  E per zone limitrofe, come in tutte le città di impronta medioevale, si intendono le piazze ed il reticolo di stradine che costituiscono il centro storico. I “tamburi vicini” sono addirittura dei bonghi, strumenti musicali molto utilizzati dai frequentatori della scalinata della Loggia della Gran Guardia, il cui suono non rappresenta certo un viatico per un sonno tranquillo.L’esasperazione di questi cittadini padovani è tale che anno dopo anno continuano ad alzare la loro voce contro questo degrado, e non si contano gli articoli dei quotidiani padovani che periodicamente riferiscono di queste proteste.  L’ultima è solo di qualche giorno fa, ma a fine maggio oltre agli  eccessi della movida post lockdown erano stati denunciati anche problemi relativi al mancato rispetto delle regole del distanziamento anti contagio. Giova dire che non si tratta di un problema solo patavino, e per rendersene conto basta fare una ricerca in rete.   In quasi tutte le città nel tempo sono sorti comitati dei residenti dei centri storici, impegnati a salvaguardare la loro qualità della vita. E a conferma che si tratta di una problematica sentita un po’ ovunque, basti sapere che esiste addirittura un Coordinamento Nazionale NO degrado e Malamovida.Ogni anno, con il ritorno dei primi caldi, per migliaia di cittadini ritorna una specie di tortura del sonno, che si protrae continuamente per mesi e mesi, da maggio ad ottobre. Le proteste sono ovviamente rivolte contro le Amministrazioni comunali, che secondo questi cittadini sono incapaci di proteggere il loro giusto riposo,  e si limitano  a predicare palliativi come “prevenzione” e “sensibilizzazione”, ma con risultati prossimi allo zero.All’esasperazione dei residenti si contrappongono i giovani, molti dei quali universitari, che animano le movide notturne delle città, che rivendicano il loro diritto di vivere anche di notte.Il problema, a mio avviso, è mettersi d’accordo su cosa si intenda per “vivere” la notte, perchè percuotere bonghi o altri strumenti, ubriacarsi fino allo stordimento, urlare e fare schiamazzi, fare atti di vandalismo, lasciare le piazze e le strade piene di rifiuti e bottiglie, non mi sembra rispondere pienamente a quello che comunemente si intende per “convivenza civile”.Diversamente a quello che avviene in altri Stati europei, nelle nostre città mancano i quartieri dedicati alla vita notturna.  Così l’esercito della movida, che secondo Confesercenti conta circa 20 milioni di “amatori”,  finisce per radunarsi nelle piazze e nelle vie dei centri storici, sotto le finestre dei cittadini, costretti a barricarsi in casa con le imposte ermeticamente chiuse, e la speranza di non trovare qualche danno al mattino.E, ironia della sorte, si tratta di cittadini che, per il fatto di abitare in aree storiche centralissime e lussuose, sono considerati una “casta di privilegiati”, per cui molti pensano che, come contrappasso, debbano sopportare qualche disagio, tipo i “tamburi vicini”.In realtà, sicuramente non si tratta di povera gente che abita in case degradate, ma nei centri storici delle nostre città risiedono anche persone anziane, famiglie con bambini piccoli che magari quella casa l’hanno ereditata dai genitori, e che comunque la si veda costituiscono il prezioso ed insostituibile tessuto sociale che impedisce alla città di diventare un specie di Luna Park, con il centro storico svuotato dai residenti, come abbiamo visto negli ultimi decenni a Venezia. Ne deriva che le proteste vengono spesso snobbate, e considerate come isterismi eccessivi della “Padova bene” che non capisce le esigenze dei ragazzi.Intendiamoci, Sindaci ed Assessori si trovano fra l’incudine ed il martello, pressati fra le proteste dei cittadini infastiditi ed insonni, e le ragioni dei baristi e dei titolari di pub, e soprattutto dei giovani che non intendono rinunciare alle loro “divagazioni” notturne.Per cui solitamente gli Amministratori convocano dei “tavoli di confronto” fra residenti e commercianti, spesso alla presenza dei rappresentanti delle forze dell’ordine, che finiscono sempre con grandi impegni a cambiare, a presidiare di più il territorio, e bla bla bla. Ma su questi vertici, a mio avviso, grava un equivoco sostanziale; vale a dire che il sonno e la tranquillità dei cittadini del centro storico sono considerati un qualcosa di “negoziabile”. Cosa inaccettabile, che non tiene conto che la privazione prolungata del sonno costituisce una profonda aggressione alla salute del cittadino, che incide sulle funzioni vitali, portando a stanchezza, irritabilità e difficoltà di concentrazione.A fronte delle ultime proteste, il Comune di Padova ha risposto annunciando il potenziamento dell’illuminazione e l’installazione di nuove telecamere; ma secondo me, pur costituendo interventi comunque utili per contrastare il degrado, non fermeranno certamente i “tamburi vicini”.Perchè  il problema è un altro, ed è quello dell’educazione. Non è accettabile vivere come se gli altri non esistessero.  In nome della movida, del divertimento costi quel che costi, non si possono ignorare le legittime esigenze di anziani che vogliono dormire, di persone che la mattina devono alzarsi presto per andare a lavorare, di chi magari è a letto ammalato.Pur non volendo generalizzare, osservo però che questi nostri “ragazzi della notte” sembrano essere indifferenti, quasi cinici nei confronti delle esigenze degli altri. Non si può lasciarsi andare a gazzarre inaccettabili, non si può sparare musica a tutto decibel, non si possono fare i propri bisogni o vomitare ovunque, non si possono suonare impunemente i bonghi.E’ vero che i vent’anni si vivono una volta sola, e Dio sa quanto li rimpiango, come immagino molti di voi, ma come è giusto per chi vive questa fase della vita viaggiare dentro la notte alla ricerca di svago, divertimento e contatti umani,  questo non può essere un via libera per calpestare la tranquillità e la qualità delle vita di altre persone. Educazione dicevamo, che ci dovrebbe ricordare sempre il principio che “la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”.Nessun vuole centri storici deserti e spettrali. Ben vengano i bar ed i pub con i loro tavolini all’aperto, ma i nostri ragazzi devono capire che si può passare la serata divertendosi, senza trasformarsi in orde di barbari alcolizzati, nel rispetto di chi in quelle piazze ed in quelle strade ci vive e ci lavora.

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