16 Settembre 2022 - 10.28

Partiti in franchising e campagna elettorale senza passione

”Se tu non ti occupi di politica, la politica si occuperà di te”. La frase è attribuita all’attivista radicale americano Ralph Nader ed è diventata un mantra citato da tutti relativamente all’importanza della politica, buona o cattiva che sia, nella quotidianità di tutti. E le campagne elettorali di solito sono i momenti in cui la politica entra nelle nostre case da protagonista perché i media costruiscono format con tutti i linguaggi possibili per consentire ai leader di esprimersi e, soprattutto, agli elettori di decidere chi votare.
Questa campagna elettorale, che sta iniziando il countdown verso l’esame del 25 settembre, sembra però scarsa, moscia, perfino noiosa. Non emoziona, non scalda i cuori, non stimola le intelligenze. Piuttosto surfa sugli argomenti e lancia ricette che non convincono. L’impressione, anche da Vicenza, che non è il centro del mondo, è che la politica non solo non si occupi di noi, ma non si prenda cura neanche di se stessa. Lo dicono le plance semivuote dei manifesti elettorali che, a una settimana dal voto, intristiscono il passaggio nelle vie della provincia berica, lo dice soprattutto il fatto che non i partiti, ma Confindustria, che ha per statuto un perimetro limitato ai rapporti con le imprese, oggi riunisce la sua assemblea con i leader principali, Enrico Letta, Carlo Calenda, Stefano Bonaccini, Luca Zaia, Adolfo Urso, in rappresenta di Giorgia Meloni che ha snobbato l’incontro. Insomma il lavoro che dovrbbero fare i partiti lo fa, nel vuoto di iniziativa, un’Associazione di categoria.

A parte Confindustria, ricordiamo il meritevole lavoro di Fornaci Rosse, che ha fatto sfilare i capi del centrosinistra e persino Giuseppe Conte. Poche, isolate, comparsate di Guido Crosetto, Calenda, Renzi, Letta.
Forza Italia e Lega non pervenuti.

Gazebo sulle piazze pochi e comizi inesistenti. È pur vero che ogni giorno possiamo ascoltare le suggestioni dei leader di partito, ma come possiamo avere davvero un confronto tra i partiti e il territorio? Siamo di fronte a un quadro deprimente dove la politica è diventata un fenomeno di marketing e chi dovrebbe rappresentarla a livello locale invece che promuovere il proprio progetto, le proprie idee, affida a qualche comunicato stampa e, soprattutto, ai selfie sui social i propri messaggi. Risultato, non c’è differenza tra Vicenza e Macerata, tra Vicenza e Reggio Calabria, una proposta in franchising che non riesce a declinare la propria visione rispettando le differenze dei territori. E trasforma in scambi di accuse lo specifico di ogni partito, come il pericolo della deriva autoritaria a destra che fa solo da stimolo all’astensionismo.
C’è ancora una settimana di tempo per riempire le plance e scandire proposte sul futuro, i segretari dei partiti , quelli di Vicenza, potrebbero battere un colpo e ricordarsi di esistere anche senza rincorrere le presenze fugaci dei leader.

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