PASSAGGIO A NORD – A scuola di cimbro: i proverbi dei Sette Comuni
Espressione della saggezza popolare, i proverbi ci donano consigli, ci mettono in guarda e, a volte, danno persino giudizi. Modi di dire sempre attuali che, spesso attraverso metafore, rime o similitudini, ci offrono anche uno spaccato della vita di un tempo. Tramandati di generazione in generazione, hanno radici antichissime e nascono, talvolta, dall’osservazione della natura. Ne esistono tantissimi, in base alla lingua, ai luoghi, agli usi e costumi; ma alcuni sono espressioni comuni che possiamo ritrovare in molte culture e linguaggi. Il filosofo Benedetto Croce li definiva un «monumento parlato del buon senso, la sapienza di tutte le età, la sapienza del mondo di cui tante volte è stata lodata l’incrollabile saldezza». Come ogni terra, anche l’Altopiano dei Sette Comuni ha conservato i suoi proverbi: espressioni in lingua cimbra che hanno molto da insegnarci sul valore della vita e sulle usanze degli antichi abitanti delle montagne vicentine. Andiamo a scoprirli!
Proverbi cimbri: una lingua
antica che ci insegna l’importanza della pazienza e della speranza
Nella
più completa raccolta dei proverbi in lingua cimbra, ad opera di Giulio Vescovi,
gran parte dei proverbi è legata all’ambiente, alle stagioni, al clima, così
come al lavoro nei campi e nei boschi. Non mancano poi i riferimenti al mondo
animale e vegetale. “Der pomo lazetsich poghen darpai ear ist junk” era
un’espressione, per esempio, utilizzata per indicare che l’albero si lascia
piegare finché è ancora giovane. E ancora, “Unter a scharfa schintela ist antia
vorpoght der onek” (sotto la dura corteccia c’è spesso il miele), “Met sunna un
reghen ‘z gras bakset seghenten” (con sole e pioggia, l’erba cresce a vista
d’occhio),“De rose baksent mitten dornen, dar man mitten zunten” (le rose
crescono con le spine, l’uomo con i peccati), “ˈS voghelle hat liber ‘z raissle
bedar an gullena kebbia” (l’uccellino ha più caro il rametto che la gabbia d’oro).
Molti detti popolari invece invitavano alla prudenza, alla moderazione, alla
pazienza, nella vita così come nel lavoro. È il caso di “Der buffel ballet net
bait bomme stamme” (la cima non cade lontano dalla ceppaia), “An baitez mauln,
an enga hant” (una bocca larga, una mano stretta), “ˈZ paiten ist gut zo redan,
abe sbear zo tunan” (aspettare è facile da dire, ma difficile da fare).
Non mancano poi quelli strettamente collegati alle difficili condizioni di vita
in alta quota, specie nei mesi più rigidi dell’anno, e alla povertà purtroppo
ancora molto diffusa. La speranza diventa quindi il cibo e il balsamo della
vita (“Dar gasinghe ist de spaise un dar balsam bomme leben”) o il pane dei
poveri (“ˈZ gadingen ist proat bon elenden”) e chi non può fare come vuole, fa
come può (“Bear da de net mach tunan bia ear bill, tunan bia ear mak”).
Anche nei momenti più duri, i proverbi cimbri esortavano a non perdere le
speranze perché “Bar haben koan ding libor un beartor bedar ‘s leben” (non
abbiamo cosa più cara e degna della vita). Senza dimenticare i proverbi che
invitavano all’onestà e alla sincerità: “Bear ghet me lughen, hat kortze
schinken” (chi va con bugie, ha gambe corte). Al centro di altre espressioni, scene di vita
quotidiana e la famiglia: “Dar Kessel baiset, palle sides” (la pentola
gorgoglia, presto bolle), “De barot stet oben ubar me baine, bia ‘z ol me
bassare” (la verità sta sopra il vino, come l’olio sopra l’acqua), “ˈZ
gute un sinneghe baib ist’z ear
bomme hause” (la buona e saggia
donna è l’onore della casa) e, infine, “ˈS bizzen street net in part” (la
sapienza non sta sempre nella barba).