PASSAGGIO A NORD – A tavola con i Cimbri: 9 ricette tramandate dal passato
Paese che vai, cucina che trovi. Numerosi documenti e testimonianze della tradizione cimbra ci raccontano le fatiche e le capacità di un popolo che nel corso di mille anni è stato capace di rendere ospitabile un territorio montano, ma anche di tramandare, fino ai giorni nostri, una lingua, una cultura e, perché no, una cucina. Sebbene non siano giunte a noi ricette scritte, la tradizione orale ha permesso di mantenere vivi alcuni piatti di origine cimbra, tramandati di madre in figlia. Si tratta di ricette semplici e gustose, strettamente legate all’ambiente montano e alle risorse che il territorio offriva. Piatti poveri realizzati con i frutti della montagna, prodotti nei piccoli orti casalinghi e negli appezzamenti lungo i pendii soleggiati, ma allo stesso tempo molto sostanziosi perché dovevano fornire un grande apporto calorico per sopportare il freddo dei rigidi inverni e la fatica del duro lavoro nei campi e nei boschi. Protagonisti di queste ricette il latte, il formaggio e il burro, che in città veniva spesso considerato un condimento da ricchi a causa delle difficoltà di conservazione soprattutto in fase di trasporto; senza dimenticare i prodotti spontanei, tra cui le erbe selvatiche. L’arte della cucina cimbra sta prima di tutto nel valorizzare un territorio non sempre accogliente, ma sicuramente ricco di potenzialità. Andiamo quindi a scoprirla attraverso nove preziose ricette.
Considera
La
polenta considera è sicuramente una delle ricette cimbre più conosciute.
Alla base di questo piatto saporito le patate che, prima di tutto, vanno fatte
bollire con del sale grosso in un pentolino. Una volta cotte si scolano,
ricordandosi di mettere da parte un po’ d’acqua di cottura. In altro tegame si
fa rosolare della cipolla con burro. Tolta la cipolla, si aggiunge della farina
bianca e si rimette sul fuoco fino a quando il condimento e la farina assumono
un colore nocciola. A questo punto si unisce il composto alle patate insieme ad
un pizzico di cannella e un po’ di acqua di cottura precedentemente messa da
parte. Si cuoce per altri dieci minuti e poi si versa su un tagliere di legno.
Una volta fredda, è possibile farla abbrustolire sulla brace tagliata a fettine.
Un tempo, in fase di cottura, si aggiungevano anche i ciccioli, ovvero quella
parte dello strutto che rimane dopo averlo fuso. Trattandosi di un piatto molto
saporito, si usava mangiare la considera anche come piatto unico senza
companatico.
Cavrizza
Altra
ricetta, altra polenta. La cavrizza si prepara usando la farina di
granoturco. Dopo avere bollito del latte con un po’ di sale, si versa
lentamente la farina gialla fino ad ottenere un composto liquido. Una volta
cotto si versa in piatti freddi. Oggi questo piatto viene proposto arricchito con
Asiago Stravecchio, burro fresco e un po’ di cumo imbianchito.
Mosa latte
In
montagna il latte non mancava mai: quasi ogni famiglia possedeva almeno una
pecora o una capra, se non una mucca. Proprio il latte è l’ingrediente
principale di una polenta simile alla cavrizza. Questa mosa – che
significa appunto poltiglia – veniva preparata con acqua, latte, sale, burro e
farina gialla. Una volta cotta, veniva servita in scodelle riempite di latte
freddo. Si usava talvolta mettere la mosa al centro del tavolo così che
ogni persona potesse riempirsi la scodella direttamente dalla terrina.
Steraz
Cenare
con il latte era un’usanza abbastanza comune: ecco perché talvolta veniva
arricchito con altri ingredienti. Per ottenere lo steraz, si metteva in
una terrina della farina bianca, uova e acqua tiepida salata. Il composto si
versava poi in un tegame con del burro fuso e veniva fatto rosolare. Durante la
cottura, di un’ora e mezza, veniva spezzettato con un mestolo di legno e
ridotto in briciole. Chi poteva permetterselo a fine cottura aggiungeva un po’
di zucchero. Una volta tiepido, veniva servito dentro ad una scodella di latte
caldo.
Frikko
La
polenta era un piatto quotidiano che spesso veniva accompagnato da altre
pietanze. Tra queste, anche il frikko. Il frikko si ottiene
fondendo a fiamma lenta il formaggio Asiago con del burro. Affinché rimanga
tenero, si può aggiungere un cucchiaio di aceto o acqua in fase di cottura.
Pultabrodel
Il
pultabrodel si preparava con le salsicce nel periodo dell’anno in cui
veniva ucciso il maiale. Le salsicce venivano tagliate per lungo, fritte su
entrambi i lati con un po’ di burro e poi cotte nel grasso che fuoriusciva. A
questo punto si aggiungeva un bicchiere di acqua e si portava a bollitura. Si
metteva infine un po’ di farina gialla e si lasciava cuocere per un altro po’.
Gnocchi col cuciaro
Gli
gnocchi col cuciaro si preparano con farina bianca, un uovo, un pizzico
di cannella e un po’ d’acqua tiepida salata. Mentre si mescolano questi
ingredienti, si può aggiungere del pan grattato per rendere gli gnocchi più
morbidi. Si riempie poi una pentola di acqua salata e si mette a bollire.
Quando l’acqua bolle, si versano dei cucchiaini dell’impasto. Dopo che sono
saliti a galla, gli gnocchi devono cuocere ancora per un quarto d’ora. Al tempo
si condivano semplicemente con burro, oggi anche con ricotta, speck o funghi.
Minestra col praio
Si
tratta di una preparazione abbastanza lunga: per fare la minestra col praio
è necessario lasciare innanzitutto l’orzo a bagno nell’acqua per una notte
intera. Al mattino presto si risciacqua l’orzo e lo si mette in una pentola con
abbondante acqua, patate, una cipolla, una carota e un osso di maiale. Si
lascia bollire la minestra per molto tempo e, verso fine cottura, si sala e si
toglie l’osso. Con il passare degli anni, il piatto è stato proposto con nuovi
ingredienti: chi disponeva di latte in abbondanza usava preparare la minestra
con acqua e latte e la condiva solo con burro al posto dell’osso di maiale.
Rajken
Si
cucina per circa dieci minuti il rajken (tarassaco) con poca acqua in
una pentola. Dopo averlo scolato, si soffrigge in una pentola aglio, cipolla,
burro. A questo punto si aggiunge il tarassaco insieme a qualche fetta di
salame e si cuoce per altri dieci minuti. Si serve poi con la polenta. Questa
erba comune ha numerose proprietà ed era mangiata anche a crudo condita con
sale, strutto fuso e aceto.