PASSAGGIO A NORD – Corona, Righetto e Rigoni Stern a Roana: combattere il nichilismo per salvare il pianeta
Danni per 1,7 miliardi in
Veneto, perdita di legname per 3,5 milioni di metri cubi, 122 nuove situazione
di dissesto idrogeologico, 16 milioni di alberi abbattuti che, se messi in
fila, potrebbero coprire la distanza dalla terra alla luna o, più
semplicemente, compiere otto volte il giro del nostro pianeta. Con questi
numeri comincia “Sulle tracce di Vaia”, la serata, organizzata dal Comune di
Roana in collaborazione con la libreria Giunti di Asiago e il supporto dell’Associazione
Turistica Pro Canove, ad un anno dalla tempesta. L’incontro, voluto da tutte le
Amministrazioni Comunali dell’Altopiano per sensibilizzare sugli effetti del
cambiamento climatico e sulle biodiversità montane, ha visto la partecipazione
degli scrittori Mauro Corona e Matteo Righetto e dell’esperto di boschi
Gianbattista Rigoni Stern.
«Vaia è
un sintomo di un malessere che è globale – commenta Righetto -. È
successo qui, ma purtroppo accadrà di nuovo. Se non sarà qua, accadrà più in
là. La settimana scorsa le coste spagnole sono state devastate da un tifone
tropicale, lo stesso le coste scozzesi venticinque giorni fa. Ormai è diventato
un paradigma. Questa è una febbre, ma non possiamo esaminare la febbre senza
analizzare la malattia. Va benissimo che tutti maturiamo una consapevolezza e
ci adoperiamo per migliorare il nostro stile di vita, ma qui c’è qualcosa di
più ampio e secondo me la questione è più radicale. E quindi cos’ha a che fare
Vaia con le nostre vite? Ha a che fare col fatto che negli ultimi decenni tutto
è cambiato. Dal mio personale punto di vista, il grido della terra è il grido
dell’umanità. Noi dobbiamo ristabilire gli equilibri, non solo ecologici,
perché l’ecologia è uno specchio degli equilibri sociali. Se non lo capiamo, Vaia
non è servita a nulla. L’equilibro vale nella natura, nella società umana così
nel rapporto tra l’umano e il non umano. Dobbiamo ripensare al nostro modello
di sviluppo, al nostro modo di vivere, di produrre, di consumare. Ci vuole uno
sviluppo sostenibile. Abbiamo vissuto nella bolla illusoria che tutto si poteva
fare, ma non esiste un pianeta B».
Sentiamo spesso parlare della fragilità del nostro pianeta, meno delle
debolezze e delle fragilità del sistema capitalistico. Ecco dunque che Rigoni
Stern saluta Vaia ricordando il suo pannello provocatorio “Benvenuta Vaia”,
perché questa tempesta lascia dietro di sé tanta distruzione, ma anche una
consapevolezza importante. «Si è trattato di un evento straordinario che ci ha
inviato un segnale profondo: non è una questione di selvicoltura, ma è una
questione globale, di civiltà – spiega Rigoni Stern -. Bisogna ripensare la
società umana. I boschi non è che fossero più di tanto deboli, erano boschi che
hanno fatto la loro funzione per 70-80 anni. Ho lavorato in questo ambito per
trent’anni e ho visto situazioni simili di distruzione di una popolazione
forestale nella foresta bavarese e in Slovenia. Vaia è stato un messaggio
preciso e questo deve portarci a cambiare la nostra vita. Bisogna fare scelte
politiche importanti e parte tutto dalla società civile. Per quanto riguarda i
paesi più sviluppati, secondo me, bisogna un po’ rallentare, applicare una
decrescita ragionata. I paesi che devono svilupparsi invece dovrebbero seguire
uno sviluppo controllato e ragionato. C’è poi l’aspetto demografico: si parla
di miliardi di persone che si muoveranno a causa del clima. Queste sono le
scelte basilari e importanti che bisogna affrontare subito. Abbiamo venti o trent’anni
davanti, non di più. Bisogna muoversi».
Cambiare per salvare la terra, ma anche per salvarci da un malessere dilagante
che rende la società egoista e cieca di fronte al prossimo e al futuro. «Tutto
il dolore del mondo credo che provenga dal nichilismo del terzo millennio –
commenta Corona -, dal disinteresse nei confronti di viene dopo di noi,
dell’ambiente, di chi ha la pelle di un colore diverso e così via. Manca un
progetto, l’entusiasmo, l’attenzione, l’affetto, la cura per chi viene dopo di
noi. Questo è il nichilismo del terzo millennio ed è questa la disfatta del mondo!
Rudolf Steiner diceva che il demonio sarebbe caduto sulla terra in forma di
denaro. Per fare più soldi, per interesse, stiamo distruggendo la terra. Fare
soldi è inversamente proporzionale alla salvezza della natura. Attenzione,
perché la natura guarisce le ferite della terra, sono gli uomini che non
tornano! E devono lasciare qualcosa a chi viene dopo di loro. C’è un nichilismo
feroce e di fronte a questo non c’è progetto o programma che tenga. C’è una
mancanza di valori, di principi, di etica, c’è solo l’estetica. Così non si va
avanti».
Emerge così la necessità e l’urgenza di riscoprire valori importanti e di
prendere le distanze dall’individualismo e dall’egocentrismo dei nostri giorni.
«C’è l’ego alla radice di questo nichilismo – conclude Righetto -. Il
disinteresse non solo nei confronti di chi verrà, ma anche di chi è nel
presente e nel passato. A differenza dei nostri nonni, abbiamo dimenticato la
storia. I giovani sono schiacciati in questo eterno presente fatto di
simultaneità, non c’è più la cultura del passato. Che idea di futuro puoi avere
se non hai radici?».
Si salvi chi può, anzi chi si interessa.