PASSAGGIO A NORD – I segreti del bosco: quello che le piante non dicono
Consumano meno energia di quanta ne producono. Sono resilienti e adottano strategie sofisticate per garantire la sopravvivenza della propria specie facendo tesoro delle esperienze passate: per questo sono tra gli esseri più longevi del pianeta. Sono sensibili e attente a quanto le circonda: sebbene non possano spostarsi, hanno imparato a modificarsi con il tempo per resistere ai cambiamenti esterni. Le piante, secondo Primo Levi, sembrano «stupide, ma rubano l’energia al sole, il carbonio all’aria, i sali alla terra e vivono senza scannarsi a vicenda come noi». Andiamo a scoprire l’intelligenza silenziosa delle piante.
Le piante sono generose
Le
avversità possono diventare delle incredibili occasioni, anche per le piante.
In particolare modo per le piante pioniere, specie vegetali che devono il loro
nome alla straordinaria capacità di insediamento in ambienti molto poveri,
nonostante le condizioni avverse allo sviluppo della vita. Come? Grazie a
caratteristiche speciali possono colonizzare terreni mai precedentemente
abitati o di recente formazione, quali quelli derivati da frane o distrutti da
incendi: alcune di esse hanno infatti un apparato radicale che permette di
rimanere in posizione eretta nel terreno instabile, altre radici ben sviluppate
per raggiungere l’acqua in profondità o, ancora, foglie per riflettere il più
possibile la radiazione solare, o per contrastare le elevate temperature e la
conseguente perdita di acqua. Sotto la scorza dura che permette loro di
affrontare queste condizioni ambientali estreme, si nasconde però un grande
cuore: sono infatti anche percorritrici di nuova vita. Stabilitesi nel terreno,
ne trasformano gradualmente anche le caratteristiche, cosicché altre piante
possano insidiarvisi successivamente. Queste specie, più competitive ed
esigenti, una volta insediatesi, saranno destinate a sostituire nella maggior
parte dei casi gradualmente le ingenue pioniere. Quando si parla di evoluzione
si sa, non sempre la bontà d’animo viene premiata. Sicuramente però il titolo
di piante più generose del mondo vegetale va proprio a loro: le piante
pioniere.
Le piante sono socievoli
L’uomo
non è l’unico essere sociale, anche alle piante non piace stare da sole:
secondo Peter Wohlleben, ambientalista, guardia forestale e autore di numerose
pubblicazioni tra cui “Il segreto degli alberi”, gli alberi sanno contare,
imparare e informarsi a vicenda tramite dei segnali. Non sarà un caso che gli
alberi solitari sono rari in natura: quelli che vediamo solitamente sono stati
piantati dall’uomo oppure sono gli unici sopravvissuti di un gruppo più
numeroso.
Le piante comunicano tra loro
Gli
alberi possono sembrare individui silenziosi, ma il terreno sotto i nostri
piedi racconta un’altra storia. Le piante parlano in segreto, si scambiano
informazioni, acqua, nutrienti e, talvolta, combattono l’una contro l’altra! Lo
fanno attraverso una incredibile rete fungina che vive nel suolo in simbiosi con
le loro radici. Questa rete è costituita da un intreccio di filamenti detti “ife”
che formano il micelio, ovvero l’apparato vegetativo dei funghi. Si tratta di
un’alleanza che porta benefici reciproci: i funghi forniscono agli alberi
sostanze nutritive e in cambio ricevono zucchero e carbonio (frutto della
fotosintesi). Gli scienziati hanno scoperto che questa connessione è molto più
profonda di quanto si pensasse: collegandosi alla rete di funghi, gli alberi
possono condividere le risorse tra loro. Proprio per questo motivo il sistema è
stato soprannominato Wood Wide Web. Si pensa che gli alberi più vecchi,
conosciuti come alberi madri, utilizzino questa rete fungina per nutrire i
propri figli anche a grande distanza, offrendo loro migliori possibilità di
sopravvivenza. Quegli alberi che sono invece malati o stanno per morire,
possono donare le risorse rimanenti ai vicini più sani, così come trasmettere
ai più giovani informazioni su come affrontare al meglio il clima e l’ambiente
locale. Le piante usano i funghi anche per scambiarsi messaggi: in caso di
attacco di parassiti, possono lanciare un messaggio di allarme e rilasciare segnali
chimici attraverso le loro radici per avvisare i vicini di aumentare le difese.
Purtroppo, come la nostra rete Internet, anche il Wood Wide Web ha il suo lato
oscuro. Alcune orchidee possono hackerare il sistema per rubare risorse agli
alberi vicini, mentre altre specie, come il noce nero, diffondono proprio
attraverso la rete sostanze chimiche tossiche per sabotare i loro rivali.
Le piante possono volare (a
modo loro)
Senza
radici, non si va lontano. Le piante infatti, pur rimanendo ferme, possono
percorrere enormi distanze. Lo fanno con il polline, trasportato dal vento o da
insetti e uccelli, ma anche con i semi. Se alcuni semi hanno le ali così da
planare lontano dal tronco e dalla chioma dell’albero genitore, altri vengono
inghiottiti da uccelli o altri animali per poi essere espulsi nei posti più
impensabili. Gli alberi, insomma, fanno così tanta strada che spesso non
possono nemmeno sapere da che parte del mondo i loro discendenti nasceranno. Secondo
Daniele Zovi, uno dei maggiori esperti in materia di alberi e animali selvatici
in Italia, per milioni di anni «le piante hanno escogitato e messo in atto
strategie per convincere gli animali a trasportare polline e semi: uncini che
si attaccano alla pelliccia degli animali, ghiande succulente per i roditori,
fiori ricchi di dolcissimo nettare per le api».
Le piante sono astute
A
volte la concorrenza può essere spietata: attirare le api diventa una questione
di sopravvivenza, dato che queste creature sono fondamentali per
l’impollinazione e quindi la prosecuzione della specie. Che cosa fanno, dunque,
alcuni fiori molto furbi? Scelgono di produrre un po’ di caffeina nel nettare,
dato che questa sostanza attira più facilmente le api. Quando tutti gli ovuli
sono fecondati, il fiore non ha più bisogno delle api e quindi le fa
allontanare aumentando la quantità di caffeina prodotta, che diventa così
stomachevole per gli insetti. La caffeina è presente in circa il 55 per cento
dei nettari ed agisce come una sorta di droga per le api che le aiuta a ricordare
la posizione del fiore e a continuare a visitarlo.
Alcune piante invece, come il pomodoro e il tabacco, in caso di pericolo sono
in grado di fare circolare tossine amare nelle foglie rendendole disgustose: in
questo modo si proteggono dagli attacchi di bruchi troppo golosi. Altre, come
il mais o il cotone, chiamano altri animali per difenderle: esalano sostanze
chimiche per attrarre vespe che iniettano le loro uova nei bruchi, così che le
loro larve possano mangiarli dall’interno. Alcuni alberi si curano invece da
soli: è il caso dei ginkgo biloba. Questi possono vivere per millenni perché
sono in grado di produrre sostanze chimiche protettive capaci di respingere le
malattie e prevenire i danni causati dalla siccità.