PASSAGGIO A NORD – Lo straordinario mondo dei funghi: consigli per una raccolta sicura e nel rispetto dell’ambiente
Le giornate si accorciano, gli alberi cominciano a tingersi dei toni del rosso e dell’arancione, le prime piogge fanno emergere profumi nascosti dal sottobosco e l’odore del muschio umido ci avvolge. L’autunno è alle porte e il bosco è generoso, ci accoglie con una veste dai colori vivaci e ci regala i suoi frutti più preziosi prima del sonno invernale. Tra i più ricercati e apprezzati, sicuramente i funghi. Prelibati ingredienti che arricchiscono le nostre tavole e protagonisti indiscussi dei menu di montagna, questi organismi svolgono funzioni essenziali per l’ecosistema naturale. Capiamo perché è importante conoscerli e rispettarli con il dr. Pieremilio Ceccon, perito micologo alla Scuola di Trento dal 1988 e docente ai corsi annuali di formazione e aggiornamento per micologici dal 1998.
Quali funghi commestibili si possono trovare
nelle montagne vicentine?
«Nelle
nostre montagne di funghi commestibili ne troviamo dieci mesi all’anno. A
cominciare dall’inizio della primavera con le spugnole e i piopparelli; per poi
passare ai fughi tipici dell’estate, i porcini, i finferli e le russule; per
finire con i funghi dell’autunno. Sono moltissime le specie che possono essere
raccolte a fini alimentari in questa stagione: oltre alle precedenti, troviamo
anche le mazze di tamburo, i chiodini, i prataioli. Accanto a questi però ce ne
sono molti di velenosi e, in alcuni casi, facilmente confondibili con quelli
commestibili. È importante ricordare inoltre, che alcuni funghi, come ad
esempio i chiodini e le spugnole di primavera, sono commestibili solo ed
esclusivamente dopo adeguato trattamento di cottura perché da crudi sono
velenosi. La regola principale rimane
sempre quella di evitare di raccogliere quello che non si conosce o di cui non
si è sicuri. Allo stesso tempo, è bene evitare il parere di pseudo esperti.
Esistono dei servizi, tra l’altro gratuiti, offerti da ogni Ulss di cui è bene
avvalersi in caso di dubbio. All’interno del dipartimento di prevenzione c’è il
Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dove, per legge nazionale, è istituito
l’ispettorato micologico. Qui operano professionisti abilitati micologi che,
oltre a certificare i funghi che vanno sul mercato e a dare supporto al pronto
soccorso nel caso di incauto utilizzo di quelli velenosi, svolgono anche il servizio
gratuito di determinazione dei funghi per i privati raccoglitori».
Che cosa dice la normativa in merito alla
raccolta?
«Zona
che vai regole che trovi: le regole sono diversificate in primo luogo da regione
a regione e all’interno poi della regione, se prendiamo in considerazione il Veneto,
anche a seconda della zona in cui andiamo a funghi. Nel vicentino, ogni
comunità montana ha stabilito delle regole sulla falsariga di una legge
regionale. Essendo tutte diverse, consiglio di entrare nel sito della comunità
montana d’interesse e di visionare le specifiche disposizioni per la raccolta
dei funghi. Questi regolamenti stabiliscono orari e giorni di raccolta, che
sono diversificati per residenti, non residenti e per coloro che soggiornano
nelle strutture turistiche alberghiere. Ci
danno informazioni poi riguardo agli obblighi da rispettare in termini di
permessi e quantitativi. Si tenga conto che il quantitativo di norma fa
riferimento alla legge regionale che prevede la raccolta massima di tre kg
giornalieri pro capite, di cui però non più di un kg di alcune specie pregiate,
tra cui porcini, finferli e ovuli».
Quali consigli per una raccolta dei funghi nel
rispetto dell’ambiente?
«La
prima cosa da fare è capire che i funghi sono degli esseri importantissimi ai
fini della regolazione di quei delicati equilibri dell’ecosistema naturale.
Svolgono delle funzioni insostituibili, vuoi per chiudere il ciclo della
materia, quindi trasformare la sostanza organica di rifiuto degli esseri
viventi in humus e quindi ridare nutrimento agli stessi esseri viventi; vuoi
per favorire la crescita di questi. Mi riferisco ai funghi simbionti, che,
grazie alla simbiosi mutualistica con la pianta, riescono a farla crescere più rigogliosa
e più sana. Non c’è albero in natura che non sia legato a un fungo e dal quale non
tragga beneficio e vantaggio. Ci sono anche dei funghi parassiti che, sebbene
possano provocare malattie e anche morte, non vanno visti come dannosi, perché
aggrediscono solamente le piante più debilitate e vecchie che hanno subito dei
traumi. Si comportano quindi come dei selezionatori naturali: eliminando gli
esseri meno forti automaticamente favoriscono lo sviluppo delle altre piante.Capito questo, so che quando entro in un bosco posso raccogliere nel pieno
rispetto delle norme che abbiamo detto prima quello che mi è permesso, ma tutto
il resto lo devo rispettare anche perché la legge vieta la distruzione
volontaria dei funghi. Il fungo che noi raccogliamo non è altro che l’organo di
riproduzione dell’essere vivente fungo, è quello a cui è deputata la produzione
delle spore e quindi la riproduzione della specie. Andarlo a distruggere vuol
dire cancellare o ridurre la possibilità di disseminazione nell’ambiente. Poi
ci sono tutta una serie di danni indotti, basti pensare al calpestio che provoca
per esempio il compattamento del terreno che, a sua volta, crea problemi poi
sullo sviluppo del micelio fungino che è la vera pianta fungo che cresce
nascosta ai nostri occhi. Senza contare l’immancabile abbandono dei rifiuti».
Quali invece per una raccolta in sicurezza?
«Una
volta rispettate queste regole, si va a raccogliere quello che si conosce. È
fondamentale limitare la raccolta solo ad esemplari freschi perché i funghi
vecchi possono alterarsi e avere al loro interno delle tossine che ci creano
problemi. Vanno puliti almeno sommariamente al momento della raccolta,
verificandone lo stato di naturale freschezza, perché un fungo può sembrare
fresco, ma all’interno può essere ammuffito o, molto più facilmente, invaso da
vermi e in questo caso va lasciato nel bosco. Dopo di che la legge impone l’obbligo
della raccolta con contenitori rigidi, ovvero cesti, per favorire la disseminazione
delle spore nell’ambiente durante il trasporto, ma soprattutto per evitare che
si inneschino fenomeni putrefattivi all’interno delle borsette di nylon che
possono far diventare pericoloso un fungo anche perfettamente commestibile».
Si parla molto spesso degli usi in cucina, ma
quali proprietà hanno i funghi?
«I
funghi, da un punto di vista nutrizionale, sono poverissimi di calorie, al
punto che, per riuscire a soddisfare il fabbisogno giornaliero di una persona in
termine di calorie, dovrei mangiarne chili. Però hanno un problema legato alla
loro costituzione: diversamente dagli esseri vegetali che son prevalentemente
costituiti da fibra e cellulosa, già di per sé difficilmente digeribili da noi
carnivori o onnivori; i funghi, che sono molto più vicini al mondo animale dal punto
di vista della loro costituzione, contengono una fibra che è costituita da chitina.
La chitina è la stessa sostanza che forma le nostre unghie, la corazza dei
coleotteri, le unghie degli animali: è praticamente cemento armato per il
nostro stomaco, è indigeribile. Di conseguenza, si raccomanda sempre che il
fungo accompagni l’alimento principale, ma non diventi mai l’alimento
principale: se esageriamo nel quantitativo andiamo comunque incontro a
un’indigestione. Il nostro stomaco infatti, non essendo in grado di digerire una
grande quantità di questa sostanza, mette in moto meccanismi di difesa naturali
quali vomito e diarrea».
Come imparare a conoscerli meglio?
«Sul territorio esistono diversi gruppi micologici, molti dei quali fanno parte
dell’Associazione Micologica Bresadola di Trento e sono patrocinati dalle Ulss della
nostra zona. Questi gruppi organizzano
annualmente corsi di formazione rivolti alla popolazione, escursioni guidate in
bosco, collezioni dal vivo e mostre micologiche. Tramite queste attività è
possibile avvicinarsi a questo mondo nel modo giusto, imparando a conoscerlo e
soprattutto a rispettarlo per evitare di fare del male all’ambiente e a noi».