PASSAGGIO A NORD – Quando il nome è divino: piante e fiori nel mito
di Anna Roscini
Ogni pianta ha la sua storia. Alcune storie così antiche da risalire alla mitologia greca: proprio attraverso il mito, i greci tentarono di spiegare molti dei misteri del mondo e dei fenomeni naturali. Si tratta di racconti millenari dove piante e fiori assumono una veste affascinante e, in molti casi, divina. Chi si nasconde dietro l’alloro? Perché i girasoli seguono sempre il sole? Come mai la menta ha un profumo intenso e inebriante? A cosa è legato il nome scientifico del fiordaliso? Ad ogni domanda, il suo mito.
L’alloro
e il primo amore di Apollo
Apollo,
il dio del sole, della musica e delle arti, si vantò delle proprie
gesta eroiche con Eros, il dio dell’amore, schernendolo
sull’inutilità delle sue armi. Cupido, che proprio non ci stava ad
essere deriso, per vendetta, fece innamorare Apollo della ninfa
Dafne, figlia di Ladone e di Gea, colpendolo con una delle sue frecce
d’oro. A Dafne toccò invece altra sorte: Eros decise di renderla
insensibile all’amore, colpendola con una freccia di piombo. Felice
di vedere la sua amata, Apollo le corse incontro, ma Dafne, non
curante dell’amore del dio, scappò nel bosco. Il dio del sole
prese ad inseguirla, finché la ragazza, stanca dalla lunga corsa,
pregò il padre di aiutarla a sfuggire all’innamorato. Fu così che
Dafne venne trasformata in una pianta di alloro: da quel momento
Apollo decise di rendere l’alloro una pianta sempreverde e di
considerarla a lui sacra.
Perché
i girasoli guardano sempre il sole
Al
contrario di Dafne, la ninfa Clizia si era perdutamente innamorata di
Apollo. Quest’ultimo però, dopo averla sedotta, si stancò presto
di lei e l’abbandonò. Clizia, addolorata, stava seduta tutto il
giorno in un campo con gli occhi sempre rivolti al cielo in cerca del
suo amato che sfrecciava sul carro di fuoco. Passavano i giorni e il
suo corpo, lentamente, prese a trasformarsi nel fiore del girasole:
anche dopo essere diventata un girasole, Clizia non smise mai più di
inseguire con lo sguardo il suo amato sole.
Il
profumo della menta
Mintha era una bellissima ninfa, figlia del dio dei fiumi
Cocito, e amante di Ade, dio del regno dei morti. La moglie di
questo, Persefone, dopo una discussione con la ninfa, in un impeto di
gelosia e rabbia, la trasformò in una pianta tanto umile e
insignificante da passare inosservata. Il re dell’Ade non poté
annullare la trasformazione, ma conferì alla pianta una
straordinaria fragranza così che, anche se calpestata, potesse
rivelare la sua vera bellezza. Nacque così quella che tutti
conosciamo come menta.
La
rosa rossa, simbolo dell’amore che vince su tutto
Adone
era un giovane di una bellezza disarmante, tanto che anche la dea
dell’amore, Afrodite, se ne innamorò perdutamente. A sua volta,
Afrodite era contesa da Apollo e Ares, il dio della guerra. Questi,
gelosi della passione che la dea nutriva per il giovane, compirono un
maleficio: Adone, durante una battuta di caccia, venne ucciso da un
cinghiale. Afrodite corse a soccorrere l’amato, ma si ferì in un
rovo fitto di spine. Dal suo sangue nacquero delle meravigliose rose
rosse. Commosso per il dolore di Afrodite, Zeus, concesse ad Adone di
vivere quattro mesi nell’Ade, quattro nel mondo dei vivi, e altri
quattro in un regno a sua scelta. Per questo, la rosa rossa viene
considerata simbolo dell’amore più tenace, capace di superare ogni
difficoltà.
Il
narciso e l’origine della sua bellezza
La
storia di questo fiore profumato è legata ad uno dei miti più
conosciuti: quello di Narciso, il figlio della ninfa Liriope e del
dio fluviale Cefiso. Il giovane era tanto bello, quanto vanitoso e
insensibile: rifiutava infatti l’amore di tutti. Proprio a causa
della sua crudeltà, gli dei decisero di punirlo, facendolo
innamorare della sua stessa immagine riflessa nell’acqua di uno
stagno. La sua bellezza diventò ben presto la sua rovina: ogni
giorno cercava la sua immagine nell’acqua, dimenticandosi persino
di mangiare e di bere. Nel tentativo di baciarla e abbracciarla,
cadde nell’acqua ed affogò. Al posto del suo corpo, trovarono un
fiore bellissimo che chiamarono Narciso.
Il
fiordaliso e il centauro
Il
nome scientifico del fiordaliso (Centaurea cyanus L.) sembra risalire
alla figura mitologica di un centauro, Chirone, figlio di Crono e
caro amico di Zeus. Saggio e nobile, divenne per i suoi numerosi
talenti maestro di Achille, Esculapio ed Ettore. Un giorno venne però
colpito da una freccia avvelenata da Ercole. Chirone riuscì a
salvarsi, sul finire della primavera, grazie ad un impacco di fiori
di fiordaliso appena sbocciati, di cui scoprì, per primo, le
proprietà curative.
Anemone,
il fiore del vento
Anemone
era una ninfa che faceva parte della corte di Flora, la dea dei
fiori. Un giorno Zefiro, il vento dell’ovest, e Borea, il vento del
nord, se ne innamorarono. Flora, indispettita e gelosa delle
attenzioni dei venti verso la ninfa, decise di punirla trasformandola
in un fiore tanto delicato da perdere tutti i suoi petali al minimo
soffio di vento. Così, ancora oggi, Borea disperde i suoi fragili
petali nell’aria ancora fredda e quando arriva Zefiro, in
primavera, l’anemone è ormai ridotto allo stelo e della bellezza
di un tempo rimane solo un dolce ricordo.