PASSAGGIO A NORD – Viaggio nella storia dell’Altopiano: la nascita della Federazione dei Sette Comuni
«Nel territorio dei Sette
Comuni non esistono castelli di nobili, non esistono ville di Signori, né
cattedrali di Vescovi, per il semplice fatto che la terra è del popolo e i suoi
frutti sono di tutti come ad uso antico». Così scrisse Mario Rigoni Stern, discendente
dell’ultimo cancelliere della Federazione dei Sette Comuni.
Ancora oggi, molti dei territori dell’Altopiano dei Sette Comuni, appartengono
infatti alla collettività. In particolare, i boschi e i pascoli costituivano in
passato risorse preziose e indispensabili per la sussistenza degli abitanti dei
Sette Comuni.
L’unione, si sa, fa la forza, e la storia dei Sette Comuni comincia proprio con la costituzione di queste piccole comunità. Asiago (Slege), Lusiana (Lusaan), Enego (Genewe), Foza (Wüsche), Gallio (Ghelle), Rotzo (Rotzo), Roana (Rowaan): sono questi inizialmente i “Siben Alte Komeun, Prüdere Liben”, ovvero i “Sette antichi comuni, fratelli cari”.
La Federazione dei Sette Comuni, anche conosciuta come Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, nasce però solo all’inizio del 1300 con la caduta degli Ezzelini. Le popolazioni dell’Altopiano danno vita a questa Federazione per potere continuare a governare in modo il più possibile autonomo la propria vita e i propri affari, difendendo i privilegi e le esenzioni fiscali su cui potevano contare. Il principale privilegio era quello pensionatico, con la possibilità di pascolare in pianura le pecore, dall’autunno alla primavera, nei territori tra il fiume Mincio e Isonzo. Oltre i diritti di legnatico, ovvero di raccogliere liberamente la legna nei boschi di proprietà collettiva, potevano poi contare sull’esenzione dal pagamento del dazio nel commercio del sale. Si trattava di un ingrediente essenziale tanto nell’alimentazione delle persone quanto in quella degli animali, ma indispensabile anche per la produzione del formaggio. Senza dimenticare il libero commercio della lana, e l’esenzione dagli obblighi militari e dalle tasse in caso di guerra e di costruzione di fortificazioni militari. La popolazione dell’Altopiano era esente, infine, anche dai dazi del commercio delle pelli, della paglia e del tabacco.
Così, dopo la formazione della Federazione, i Sette comuni iniziano a cercare insieme un nuovo protettore per il loro territorio.
Dal 1311 al 1387, la Federazione dei Sette Comuni può contare sulla protezione degli Scaligeri di Verona, che liberano la popolazione dell’Altopiano da ogni vincolo di sottomissione rivendicato dal comune di Vicenza. Dal 1387 al 1404, i Sette Comuni passano sotto la protezione dei Visconti di Milano, che ne confermano l’autonomia amministrativa, i privilegi e le esenzioni, denominandoli “i tedeschi delle montagne del nostro distretto di Vicenza”.
Il 20 febbraio 1404, secondo il calendario attuale corrispondente al 1405, la Federazione dei Sette Comuni stipula un patto di dedizione alla Repubblica di Venezia. I Sette Comuni ottengono così, ancora una volta, la conferma delle esenzioni e dei benefici, in cambio della loro fedeltà e dell’obbligo di difendere i confini settentrionali. Questo atto di dedizione giova particolarmente ai Sette Comuni perché porta a un significativo sviluppo economico con la produzione e il commercio del legname, del carbone, della lana, dei formaggi e dell’artigianato.
In quei tempi la Federazione era governata da un consiglio, la reggenza, composto da quattordici reggenti, due rappresentanti per ogni comune. Questi consiglieri venivano eletti ogni due anni dai capi famiglia durante le assemblee popolari. Le riunioni si tenevano ad Asiago, dove risiedeva anche il capo della Federazione, il cancelliere. La Federazione aveva dei rappresentanti nelle principali città del Veneto e una propria milizia, formata da 1500 uomini.
Purtroppo, con la fine della Serenissima e il dominio napoleonico, i privilegi e le esenzioni dei Sette Comuni cessano, nonostante le insistenti richieste di una loro conservazione. Il 29 giugno 1807 la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni smette definitivamente di esistere. L’ultimo cancelliere della Reggenza sarà proprio Angelo Rigoni Stern, avo di Mario Rigoni Stern.