Per qualche taxi in più! La Consulta bacchetta i politici
L’Italia è un Paese che si basa su alcuni principi che nessuno, alla prova dei fatti, mette in discussione: i guadagni sono privati e le perdite sono pubbliche, l’evasione fiscale è “cosa buona e giusta”, le concessioni e le licenze sono di fatto proprietà privata, la concorrenza va bene solo per gli altri.
Immagino starete pensando. Tutto qui?
Eh amici miei, pensate che non lo sappia che l’elenco sarebbe molto più lungo?
Ma oggi mi sono limitato a questi quattro perché, credetemi, se venissero in qualche modo superati sarebbe già un bel passo avanti.
Oggi torno sulla concorrenza, relativamente alla quale credo che per gli italiani si possa proprio parlare di una sindrome allergica, che invece di essere curata dai Demostene di turno, viene da loro assecondata a mero scopo elettorale.
Dei balnaeri mi sono persino stancato di parlare, e pur sapendo nei Palazzi romani che sfuggire alla Bolkestein è ormai impossibile, in attesa delle Europee è calato un silenzio assordante, lasciando i Comuni allo sbando, senza direttive o normative nazionali, con la stagione estiva ormai alle porte.
Altra categoria che di concorrenza proprio non ne vuole sentire parlare è quella dei tassisti.
Eppure sono sotto gli occhi di tutti le code, le attese, i disservizi, dovuti chiaramente alla cronica carenza, voluta eh, di taxi.
Sgombro subito il campo da incomprensioni o da supposte mie partigianerie politiche.
Non ce l’ho con questo Esecutivo in particolare, perché sono decenni che se ne parla, e la destra governa solo da meno di due anni (anche se particolari attenzioni ai tassinari la droite le ha sempre avute).
Ma in Italia il dossier è delicato per tutti gli Esecutivi, stretti tra la volontà (più o meno esplicita a seconda dei casi) di assecondare le spinte protezionistiche dei tassisti, e l’impossibilità di farlo esplicitamente senza violare le regole comunitarie sulla concorrenza.
E solo per fare un esempio di genialata a favore dei tassisti, ricordo quella prevista nel Decreto semplificazioni (si fa per dire) n.135/2018 (Governo Conte) con cui il Governo gialloverde ideò il Pubblico Registro Informatico Nazionale dei titolari di licenza Taxi ed Ncc, e bloccò così tutte le nuove licenze per i noleggi, in attesa del varo effettivo di quel registro.
Registro che ovviamente non arrivò mai, perché lo scopo era evidentemente quello di dare un calcio alla lattina, in attesa di passare la “patata bollente” al Governo successivo.
La verità è che nessuno ha fatto niente! Sinistra, Centro, Destra, tutti timorosi di inimicarsi una categoria che politicamente e numericamente conta poco, ma che con qualche blocco stradale e iniziative consimili, è in grado di paralizzare una città o un Paese.
Dov’e il problema?
In estrema sintesi, come la vedo io, i tassisti considerano le licenze “cosa propria” (tanto che esiste un mercato fiorente delle stesse); vogliono mantenere certi livelli di reddito (e quindi devono esserci pochi taxi), e certi privilegi tipo non dover emettere fatture o ricevute fiscali (i redditi della categoria pubblicati puntualmente dal Ministero dell’Economia parlano, in media, di poco più di 15mila euro lordi l’anno. Meno di 1.300 euro al mese, e nemmeno netti). Lascio a voi ogni commento!
Date queste premesse, è ovvio che i proprietari di taxi vedano come il fumo negli occhi i cosiddetti NCC (Noleggio con Conducente), e la loro contrarietà all’estensione di questo servizio è stata da sempre “coltivata”, e sostenuta dai nostri Governanti con leggi ad hoc.
Guardate, io lo so bene che nella Repubblica di Pulcinella non arriveremo mai alla qualità del servizio che troviamo nelle principali capitali e città europee e del mondo, e mai avremo i numeri ad esempio di Londra, dove le licenze NCC sono 9,7 ogni mille abitanti, contro le 0,15 ogni mille residenti di Milano (60 volte in più).
Ma anche se lo volessero, capisco che i Sindaci singolarmente non intendano fare la guerra ai propri tassisti, con il rischio di trasformare la città in un campo di battaglia, e passare a quel punto magari dalla parte del torto per “scarsa sensibilità”.
Ma come purtroppo succede in questo Paese, a colmare le carenze e le assenze della politica ci deve pensare la Corte Costituzionale.
La quale, chiamata in causa su alcuni aspetti della problematica, nei giorni scorsi si è pronunciata con l’Ordinanza 35/2024 e la Sentenza 36/2024, due decisioni di cui qualunque Governo non potrà non tenere conto.
Ma cosa ha deciso la Corte?
Bene, con l’ordinanza n.35/2024 la Corte, dubitando della legittimità del divieto di rilascio di nuove licenze stabilito dal citato Decreto-Legge 135/2018, ha sollevato il conflitto in via autonoma di fronte a se stessa, ma ha fatto già in qualche modo capire quale sarà la sua decisione finale: si è trattato, scrive la Corte, di un blocco “del tutto ingiustificato” e non “riconducibile a un motivo di utilità sociale o ad un interesse della collettività, apparendo piuttosto rispondere ad un’istanza protezionistica”.
“Istanza protezionistica”! Mi sembra che più chiaro di così! O no, signori Governanti?
Relativamente alla sentenza, giova ricordare che il casus belli è rappresentato da due leggi della Regione Calabria: la n. 16 e la n.37 del 2023, La prima, avrebbe consentito il rilascio di 200 nuove licenze NCC in Calabria, la seconda concedeva agli NCC la possibilità che hanno i tassisti di fornire servizi innovativi.
Entrambe le leggi furono immediatamente impugnate dal Governo (non fia mai che la Calabria disturbi il sonno dei poveri tassinari!).
La Corte Costituzione, esaminando in particolare la seconda legge, è entrata nel merito, ed ha dato ragione alla Regione Calabria e torto al Governo, giudicando infondata l’impugnativa di quest’ultimo.
La Corte ha ritenuto che dalla normativa statale “non si può evincere alcun radicale e indiscriminato divieto di erogare servizi innovativi per coloro che svolgono il servizio di NCC”. Un tale divieto, infatti, “configurerebbe una misura protezionistica a favore di una determinata categoria di imprese, pregiudicando non soltanto la libertà di iniziativa economica privata, che ha la sua cifra caratteristica nella costante ricerca di innovazioni, ma anche il benessere del consumatore”.
E per essere ancora più chiara: “Il divieto di erogare servizi innovativi, disancorato dalle diversità di regime dei due servizi pubblici non di linea”, proseguono i giudici delle leggi, “conculcherebbe la libertà di scelta, risolvendosi in un pregiudizio per il consumatore, che rappresenta il punto di riferimento ineludibile di qualsiasi disciplina volta alla tutela della concorrenza”. Non solo. Tale divieto “determinerebbe un grave sacrificio della libertà d’iniziativa economica privata, senza attuare alcun punto di equilibrio tra il libero esercizio delle attività economiche e gli interessi pubblici coinvolti dalla dinamica competitiva del mercato”.
Scusate i tecnicismi, ma certe volte per capire li si deve usare.
Tutto a posto quindi? Cambia il mondo?
Attenti ragazzi, che Roma resta sempre Roma, e le europee sono alle porte.
Ed infatti i rappresentanti delle Organizzazioni degli NCC hanno proclamato una manifestazione per il 25 marzo nella Capitale perché secondo loro il Ministro Salvini avrebbe in animo di emanare decreti attuativi (di una legge quasi sicuramente incostituzionale, sic!), che oltre a prevedere l’obbligo del conducente di NCC di trascorrere un’ora di fermo in rimessa fra un servizio e l’altro (a che pro’ non si capisce!), anche l’obbligo per il cittadino che scelga di utilizzare il servizio NCC di comunicare preventivamente allo Stato il tragitto che intende compiere, e l’orario in cui intende spostarsi (a me sembra roba da DDR, ma alzo le mani!).
Sempre che non abbia capito male, ma non credo, mi rimane il dubbio (si fa per dire eh) del perché questo “Foglio di servizi elettronico” debba applicarsi solo agli NCC e non ai tassisti.
Qui mi fermo per oggi, ma credetemi che non finisce qui, e che dovremo ritornarci su.
Perché è chiaro che i politicanti che ci ritroviamo intendono continuare a favorire spudoratamente i tassisti, e purtroppo ampie parti dei Partiti presenti in Parlamento osteggiano i principi della concorrenza, come facevano i vecchi comunisti.
Tutto questo mentre sta iniziando la stagione dei taxi introvabili.
Un problema che, ormai è chiaro, non si vuole risolvere, ma anzi aggravare regalando ai tassisti un mondo in cui la concorrenza non esiste, con un ulteriore e incomprensibile monopolio in barba gli italiani, ai turisti ed all’Antitrust.