20 Marzo 2025 - 9.44

Perché l’Italia fa il pesce in barile sul piano ReArm Eu?

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Umberto Baldo

Che Giambattista Vico avesse ragione con la sua teoria dei “Corsi e ricorsi storici”, secondo cui determinati eventi vengono ciclicamente riproposti dalla storia, è ancora tutto da dimostrare. Da cultore della materia non sono del tutto convinto che lo studio della storia aiuti, come si usa dire, a non ripetere gli errori del passato. Però il presente può essere utile per capire meglio il passato.

Quante volte, studiando le vicende dell’Europa degli anni Trenta, l’avvento dei fascismi, di Hitler, di Mussolini, di Franco, con l’affermarsi dei nazionalismi e dell’antisemitismo, ci siamo chiesti come sia stato possibile che gli europei si siano consegnati a simili personaggi, e le democrazie abbiano consentito loro di armarsi fino ai denti e poi iniziare la guerra.

Morire per Danzica? Era il dilemma di allora. 

Ecco, adesso lo sapete,  adesso avete quella risposta. 

Perché basta leggere i giornali di oggi per illuminare retrospettivamente quei fatti degli anni ’30. Perché a mio parere c’è una sinistra somiglianza fra intellettuali, politici e giornalisti, disposti a credere alle peggiori bufale della propaganda putiniana sulle minoranze russe perseguitate nel Donbas o l’allargamento della Nato, senza percepire la loro perfetta sovrapponibilità ai proclami di Hitler sulla minoranza tedesca dei Sudeti o di Danzica, o l’accerchiamento della Germania.

In perfetto “stile Monaco ‘38” vediamo così la nostra Premier Giorgia Meloni costretta ad equilibrismi politici spericolati, e perfino ad evitare di pronunciare la parola “riarmo” per non turbare la suscettibilità delle mamme italiche, e di un Matteo Salvini novello “Gandhi de noaltri”.

E parallelamente Elly Schlein imporre la propria linea alla componente del Pd non legata come lei ai centri Sociali, ai Fratoianni, ai Bonelli ed ai Conte, con una mediazione (chiamiamola così) tutta basata su un avverbio: “radicalmente”.

E per capire a quale livello sia scaduta la politica italiana,  più che tante parole bastano le immagini ed i contenuti del dibattito di ieri alla Camera, con una Premier intenta a lanciare un’inutile provocazione sul Manifesto di Ventotene, nel mentre il suo Vice Matteo Salvini provvedeva ad esautorarla di fatto dichiarando che: “Meloni ha il mandato per difendere l’interesse nazionale” (bontà sua!), ma aggiungendo: “Non penso che quello di cui si sta parlando a Bruxelles corrisponda all’interesse nazionale italiano…” . Il che equivale a dire “la premier non ha il mandato per approvare il ReArm Eu”.    E poi si riempiono la bocca con “Aaaa Naazzzziiiione”.

Quasi in contemporanea il Bundestag ha fatto la storia, votando una modifica alla Costituzione tedesca per allentare la norma nota come “freno al debito”.

E badate bene che lo ha fatto con una evidente forzatura politica, perché trattandosi di una modifica della Costituzione, era necessario un voto con la maggioranza dei due terzidel Bundestag. 

Per riuscire nell’impresa, il prossimo Cancelliere Merz e i suoi alleati hanno forzato i tempi:  nel senso che il piano è stato portato in Aula nell’ultima settimana di attività del Parlamento uscente, nel quale Cdu/Csu, Spd e Verdi hanno i numeri necessari. 

Infatti, nel nuovo Bundestag, che s’insedierà in seguito alle elezioni del 23 febbraio, gli equilibri saranno infatti ben diversi, con l’Afd e la Linke – contrari al riarmo – pronti a occupare ben 152 e 44 seggi rispettivamente, e Verdi ed Spd ridimensionati. 

Con quella minoranza di blocco contraria, la svolta costituzionale sarebbe stata dunque impossibile.

Vi immaginate se un premier italiano avesse fatto un giochino del genere?

Le manifestazioni dei “pacifisti-gandhiani de noaltri” al grido di “No al riarmo!”?

Già, ma la differenza è che la Germania non è certo una “Repubblica di Quaquaraquà” come la nostra.

Ma in tutta questa vicenda del riarmo credo valga la pena concentrarsi sul fattore risorse.

Vi ho detto infinite volte che, per capire qualcosa di quello che succede a Roma nei palazzi del Potere, bisogna evitare di ascoltare le dichiarazioni dei Governanti e dei Capi Partito, per il semplice motivo che raccontano fanfaluche pensando che noi cittadini siamo tutti scemi.

Nella specie, poiché parliamo di soldi, penso vi sarete accorti che, contrariamente al suo stile silenzioso, da qualche giorno il Ministro dell’Economia Giorgetti si è lasciato andare a numerose prese di posizione contro l’ipotesi di aumentare il debito pubblico per comprare armi, addirittura proponendo di ricorrere ai capitali privati (proposta che, se sviluppata bene, a mio avviso è comunque interessante).

E sulla stessa linea di contrarietà a spendere in deficit, si sono pronunciati ad esempio pure Matteo Salvini e Giuseppe Conte, i quali hanno fatto notare che non avrebbe senso fare miliardi di debito per le armi visto che in questi anni non abbiamo potuto farne per investire in sanità, scuola e famiglie.

Prima grande bugia!

Perché altro che debito è stato fatto in questi anni, visto che siamo arrivati a quota “Tremila miliardi”, pari al 134,6% del Pil, il secondo rapporto più elevato dell’Area euro.

Per non dire che non si sono avute le stesse remore a mettere sulle spalle dei contribuenti 122 miliardi di nuovo debito per la follia del Superbonus 110%, utile solo per rinnovare le case dei ricchi.

Viene quindi spontanea la domanda: non è che quello del debito sia il nuovo alibi per restare “fra color che son sospesi”, evitando di allinearsi alle decisioni dell’Unione Europea, ed anche di dover dire chiaramente ai cittadini che la sicurezza è un bene da tutelare al pari del welfare?

Potrebbe essere una spiegazione, da affiancare però ai timori del Ministro Giorgetti.

Giovanni Falcone suggeriva di “seguire la traccia dei soldi”, e credo che ciò valga anche in questo caso. 

Infatti, come accennato, il livello monstre del nostro debito pubblico, che forse crescerà anche nel prossimo triennio, lascia poco spazio di manovra per ulteriori spese (a parte ovviamente i “bonus per tutto” ed i condoni, cui i nostri Demostene non rinunciano mai)

Però questo problema sarebbe facilmente superabile,  vista la novità che l’Unione Europea, per venire incontro ai Paesi come l’Italia con problemi di bilancio, è disposta a sospendere per un quinquennio il patto di stabilità proprio relativamente al programma ReArm Eu.

Ma allora dove sta il problema?  Perché tutti questi timori di Giorgetti?

Non ci vuole certo un Nobel per l’Economia per capirlo.

Il problema sta nei mercati, che attenti come sono a tutti i parametri, di fronte ad una ulteriore crescita del debito italiano potrebbero essere indotti a chiedere una maggiore remunerazione per l’acquisto dei nostri Btp.

Ciò si tradurrebbe inevitabilmente in un’ulteriore crescita della spesa per interessi, già molto elevata per la casse del nostro Paese.

Capite bene che ci troviamo nella situazione paradossale di non voler (o non poter) fare nuovo debito nonostante l’Europa ci spinga caldamente a farlo.

E qui siamo di fronte alla seconda grande bugia, che i nostri Demostene ci rifilano da decenni, credendo che si abbia tutti l’anello al naso.

E la bugia sta nel fatto che non è vero, come ci hanno raccontato, che in questi anni non abbiamo potuto spendere di più per scuola, famiglia, sanità, perché i cattivoni di Bruxelles ce lo hanno impedito con le loro regole ferree, e con le loro procedure di infrazione per debito eccessivo. 

Non abbiamo potuto spendere di più perché altrimenti gli investitori o avrebbero smesso di comprare Btp, oppure avrebbero preteso tassi molto più elevati per sottoscriverli.

Poiché è impensabile che “Aaa Naaaazzzziiiiooone” possa isolarsi, e tirarsi indietro in questa fase di disimpegno americano, bisognerà comunque trovare una quadratura del cerchio sul riarmo.  Come, sarà tutto da vedere!

Chiudo osservando che quando Giorgia Meloni dichiara orgogliosa di “non essere ricattabile” ci sentiamo tutti più rassicurati, però credo non possa negare che, al pari di tutti i governanti, anche lei è comunque soggetta al “condizionamento” dei mercati.

E a dirla tutta, poiché “si fa il pane con la farina che si ha”, la Germania ed i Paesi frugali possono chiedere prestiti sul mercato da soli, perché hanno tassi più bassi di quelli della Commissione europea, mentre a Giorgia Meloni, che non vorrebbe usare né i prestiti, né tanto meno vuole attivare la clausola di salvaguardia per il timore della reazione dei mercati, non resta altro che dire che il “piano ReArm Eu” va cambiato, cioè  fare il “pesce in barile”, arrampicandosi sugli specchi e  ricorrendo a distinguo in salsa “trumpiana”.

Umberto Baldo

VIACQUA

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