PILLOLA DI ECONOMIA – Balneari: fermeremo gli stranieri sul bagnasciuga?
I balneari e le difese corporative della destra
di Umberto Baldo
La politica italiana spesso offre uno spettacolo di magico realismo.
E così in questi primi mesi di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi l’abbiamo vista operare una serie di “ripensamenti” su dossier sui quali si era sempre stracciata le vesti quando era all’opposizione (per fare un solo esempio le accise).
Badate bene che ritengo questo cambio di rotta positivo, perché costituisce la prova provata che la ”ragazza di borgata” è dotata di un notevole acume politico, e sappiamo da sempre che la duttilità, il sapersi adattare alla mutazione dei contesti, sono il valore aggiunto per un leader che sa fare bene politica.
Il senso della “svolta”, se così la vogliamo chiamare, secondo me trova la sua sublimazione nel rapporto con l’Europa.
E così da fiera e strenua sostenitrice di un Nazionalismo a tutto tondo, che affonda nella cultura della destra italiana, la Meloni sembra stia tendando con grande determinazione di trasformare Fratelli d’Italia in una forza del “Conservatorismo”, forse vagheggiando anche di diventare in prospettiva un valido interlocutore dei Popolari europei (PPE), in chiave anti-socialdemocratica.
Ecco quindi che non sentiamo più i suoi strali contro l’Unione Europea dei “burocrati franco-tedeschi” che schiacciano gli interessi italiani, o le frasi ed effetto come “Europa, la pacchia è finita”. Anche l’amore verso Orbàn e le capitali del blocco di Visegrad sembra essersi alquanto stemperato.
Come accennavo, la Meloni è politicamente intelligente, ed ha troppa esperienza per non essersi resa conto che il Campionato di Premier League, le “partite vere”, in Europa si giocano sull’asse Berlino-Parigi, cui si sta aggregando anche Madrid, e di conseguenza in questa fase in cui c’è da ultimare il Pnrr, e fra qualche mese inizierà la travagliata riforma del Patto di Stabilità, è vitale trovarsi dalla “parte giusta”, da quella di chi dà le carte, non da quella che le subisce, magari reagendo con proteste, piagnistei, e ricatti autolesionistici.
E così, in questa nuova fase, stiamo assistendo a qualcosa di inedito, ad esempio il fatto che per rispondere all’Inflaction Reduction Act di Biden sia la Germania ad invocare meno vincoli sugli aiuti di Stato, e l’Italia a cercare alleati per dare vita ad un Fondo sul modello del Recovery Plan, ovviamente per non restare impiccata al proprio debito.
E vedrete che a breve il Parlamento, magari obtorto collo, e con distinguo che naturalmente lasceranno il tempo che trovano, approverà anche il famigerato Mes, ovviamente con la benedizione della Premier.
Non tutti saranno contenti, questo è scontato!
Molti, soprattutto fra coloro che l’hanno votata, considereranno questi riposizionamenti come un tradimento, come un voltafaccia, come un esempio di incoerenza, come un triste epilogo di tanti anni di battaglie campali in salsa euroscettica.
Se la coerenza acritica fine a se stessa sia un vero valore per un politico, lo lascio alla vostra ponderata valutazione.
Quindi ribadisco che il mio giudizio sui “riposizionamenti tattici” della premier è del tutto positivo, anche se mi rimane inevasa una domanda: perché questa sua apprezzabile duttilità si ferma sul bagnasciuga (termine che inevitabilmente riporta alla memoria un discorso di Mussolini) delle nostre spiagge, in altre parole sull’ormai annoso, e oserei dire ridicolo, problema della concessioni balneari?
Su questo tema ho scritto svariate volte, per cui non intendo ripetermi.
Il dato di fatto è che, anche dopo la sentenza del Consiglio di Stato, anche dopo le norme decise da Draghi, il problema si ripresenta, e le forze di Centro destra sembrano ancora determinate a difendere questa “Corporazione”, cercando di prorogare, qualcuno forse spera “sine die”, la scadenza per la messa a gara delle concessioni.
L’Unione Europea segue attenta il dossier, oserei dire le contorsioni dei Partiti di Governo, perché sul tema ci sono stati impegni precisi dell’Italia, e gli impegni le persone per bene li rispettano.
In questi giorni un portavoce della Ue ha dichiarato: «La Commissione europea continuerà a seguire da vicino gli sviluppi in Italia in merito alla riforma dell’attuale sistema delle concessioni balneari, oggetto di un procedimento di infrazione pendente. Cogliamo l’occasione per ribadire che il diritto della Ue richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento dei prestatori di servizi senza alcun vantaggio diretto o indiretto per alcun specifico operatore, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale, prevedano un’equa remunerazione degli investimenti effettuati e tutelino dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e delle imprese”.
Non mi sembra una dichiarazione di guerra, bensì un semplice richiamo alle norme della Ue sulla concorrenza, a suo tempo liberamente accettate dal nostro Paese.
Vedremo a breve se il decreto Milleproroghe allungherà nuovamente il brodo, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato, ma il richiamo alla procedura di infrazione dovrebbe mettere in guardia il Governo.
Non solo perché avere procedure aperte porta conseguenze negative su certi dossier comunitari, ma anche per la banale constatazione che alla fine si traducono in una sanzione, in soldi che l’Italia dovrà pagare alla Ue per non aver voluto decidere.
Soldi di noi contribuenti, non dei concessionari, sia chiaro!
In conclusione se potessi dare un consiglio alla Meloni le direi: Presidente, chiuda una buona volta questa partita applicando la Bolkestein; lo so che da anni sostiene la “lobby dei balneari”, e che li considera fra i suoi più fedeli sostenitori! Ma tenga conto che per qualche decina di migliaia di voti rischia di alienarsi il sostegno di milioni di italiani, ormai stanchi di questa “appropriazione di fatto” di un bene che appartiene a tutti i cittadini. Non si può essere propugnatori del libero mercato e della concorrenza, e allo stesso tempo protezionisti. Quindi mostri una volta per tutte che l’Italia delle corporazioni è finita per sempre!
Umberto Baldo