PILLOLA DI ECONOMIA – Migranti: vinceranno ancora le Ong?
Continuando nella mia carrellata delle promesse elettorali (taglio accise, flat tax, ecc.) che palesemente non potranno essere mantenute da questo Governo, perché si trattava semplicemente di “sparate” buone solo per prendere voti, fra queste c’è sicuramente il problema dei “migranti”, nome con il quale nella nostra Repubblica si è sempre coperta la realtà del fenomeno, fatto in minima parte da rifugiati politici che hanno diritto alle tutele internazionali, e per la maggior parte dai cosiddetti “migranti economici”, persone cioè che abbandonano i loro Paesi per cercare migliori condizioni di vita in Europa.
Dopo decenni di parole al vento, promesse di interventi radicali, “facce feroci” esibite da qualche Ministro regolarmente finito di fronte ad un Tribunale, c’era veramente chi sperava che Giorgia Meloni, che solo un anno fa così si esprimeva: “La nostra intenzione è sempre la stessa, ma, se non volete che si parli di blocco navale, lo dico così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione europea, che nella terza fase, prevista e mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal Nordafrica”, imprimesse cambio di marcia epocale.
Non potendo applicare un blocco navale, che secondo il diritto internazionale equivale ad un’azione di guerra, si sta cercando “faticosamente” di rendere la vita difficile alla Ong, che con le loro navi “umanitarie” fanno la spola fra la zona SAR (Search and Rescue) Libica e Maltese ed i nostri porti.
Ci hanno provato in tanti a fermare questa “missione” delle Ong, e da ultimo l’attuale Ministro Piantedosi, con l’ennesimo decreto che mette numerosi paletti alla loro attività, e soprattutto aumentando i loro costi assegnando porti di approdo molto lontani dalle zone in cui operano i “salvataggi” (qualcuno dice privilegiando porti di città governati dalla sinistra).
Non so voi come la pensiate, ma a me pare che i “Signori delle Ong” sembrano fare di tutto per non risultare simpatici; dando l’impressione di essere gente che può fare quello che vuole, che fa quello che fa con arroganza esemplare, confidando in una sostanziale impunità che non le viene solo da una parte di Magistratura comprensiva, ma fino ad ora pure da un potere politico e amministrativo più o meno distratto, più o meno determinato.
Non va poi trascurato il business che ruota attorno all’accoglienza, dove girano troppi soldi sulla pelle di quelli che si millanta di salvare e di inserire nella società italiana.
Lo hanno dimostrato numerose inchieste in questi anni a cosa porta una gestione sempre improntata all’emergenza, ed è evidente che se cessasse improvvisamente la migrazione, centinaia di Ong e cooperative con dentro migliaia di dipendenti resterebbero di punto in bianco del tutto privi di lavoro e sovvenzioni.
Funzionerà il decreto Piantedosi?
Francamente non lo so, ma temo che possa prevalere la strategia delle Ong di moltiplicare le forme di disobbedienza circa le nuove regole dei salvataggi, promuovendo continue azioni avanti la Magistratura, al fine di dimostrare che il Governo italiano non conta nulla, e che le uniche regole possibili sono quelle dettate da loro (ed in effetti stanno contestando vivacemente di non poter sbarcare i profughi a loro piacimento solo nei porti siculi e calabresi).
Ma ci sono altri fattori che sicuramente stanno preoccupando Giorgia Meloni.
In particolare il problema delle rotte seguite dai migranti del “mare nostrum”.
Esse sono sostanzialmente tre: una che parte dalla Tunisia, una dalla zona di Tripoli, ed infine quelle della Cirenaica.
Le navi delle Ong incrociano solitamente nella zona avanti Tripoli, ma è soprattutto dalle altre due che si sta intensificando il fenomeno dei barconi che arrivano in autonomia sulle nostre coste.
A dimostrarlo le nazionalità degli sbarcati. Nel 2021 su 105.140 migranti arrivati, 20.542 erano egiziani, partiti non dall’Egitto (che effettua controlli serrati sulle proprie coste), bensì da Bengasi, da cui sono partiti anche 14.982 cittadini del Bangladesh.
Ma sono arrivati anche 18.148 tunisini, partiti da Sfax e dintorni, dove la Guardia costiera tunisina fa quello che può, ma la pressione è enorme.
Quindi inutile nasconderlo, se anche l’azione del Viminale dovesse in qualche modo limitare o frenare l’azione delle Ong, l’effetto si avrà solo sulla tratta di mare antistante Tripoli, mentre per il resto servirà ben altro.
E da politica avveduta, Giorgia Meloni ha capito che cercare di frenare questa ondata migratoria che non accenna a rallentare, ed anzi a mio avviso crescerà ulteriormente nel futuro per molteplici fattori ecologico- economico-politici, con le sole nostre forze equivale a cercare di svuotare il mare con un bicchiere.
Ed ecco perché la premier, abbandonando i toni “barricaderi” di quando era all’opposizione ed in campagna elettorale, pur cercando a parole di non sembrare accondiscendente con le Ong e con chi lucra sui disperati, sembra optare per evitare scelte drastiche che la metterebbero in urto con le superburocrazie continentali, con certi meandri del potere vero in patria, con i reali interessi economici del mondo delle cooperative dell’accoglienza, e non dimentichiamo mai con l’ “Oltre Tevere”, sempre contrario a qualunque regola che non preveda “porte aperte per tutti”.
In Italia ovviamente, perché il Vaticano sembra meno accanito nel condannare i muri anti migranti eretti da altri Paesi europei di antica tradizione cattolica!
In altre parole la Meloni sta lottando strenuamente per imporre sempre più quello degli sbarchi come un problema da risolvere a livello europeo.
Concludendo, io credo che pensare di fermare ogni forma di migrazione sia una pia illusione.
La nostra specie umana è il risultato di continue migrazioni e spostamenti, fin dalla prima dal cuore dell’Africa di qualche milione di anni fa.
Ci sono poi fattori geografici, politici ed economici che fanno sì che solo alcune zone vengano preferite come “luogo di approdo” dai migranti economici; in particolare gli Stati Uniti per l’America del sud, e l’Europa per africani ed asiatici.
Geografici per evidente vicinanza o facilità di raggiungimento.
Politici, perché le democrazie sono più inclini all’accoglienza ed al rispetto dei diritti umani. Non penso sia un caso che non ci siano flussi migratori verso la Russia, la Cina o l’India.
Economici perché, a mio avviso sbagliando e lo dico anche a costo di subire qualche improperio dalle “anime belle”, l’Europa impone di dare a tutti i migranti, e non solo ai rifugiati, dal momento dell’arrivo gli stessi diritti (non parlo di quelli umani e civili sui quali non posso che essere d’accordo) di tipo economico, previdenziale ed assistenziale dei cittadini europei.
Questa scelta sarà anche apprezzabile dal punto di vista etico, ma lo è molto meno da quello economico, perché queste masse di persone che arrivano senza reali prospettive di inserirsi in tempi rapidi nel processo produttivo (esclusi il business dello spaccio o della criminalità in generale) finiranno per gravare sempre più sui bilanci di un’Europa che a mio avviso “di welfare finirà per morire”.