6 Giugno 2022 - 10.14

PILLOLE DI ECONOMIA – Tasse: fra patrimoniali e condoni

di Umberto Baldo

In questo nostro Paese il dibattito pubblico si impone spesso alla luce di una dichiarazione, o magari di un tweet, di un qualche personaggio pubblico.
In questi giorni è il momento dell’evasione fiscale, eterna questione irrisolta, tornata agli onori della cronaca in seguito ad alcune dichiarazioni del Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini al Festival dell’Economia di Torino.
Il Direttore a mio modesto avviso ha detto in realtà una “banalità”, vale a dire che, con 19 milioni di evasori fiscali accertati, è impensabile immaginare di incarcerarli tutti (ad essere precisi 19 milioni sono coloro che sono destinatari di una cartella esattoriale).
Ma da questa “ovvietà”, mi perdoni l’ottimo civil servant Ruffini il cui ruolo non gli invidio, è scaturito un fiorire di discussioni, dibattiti, proposte di ricette per cercare di cominciare ad affrontare il problema.
Mi verrebbe da dire “seriamente”, se non fosse che mi sta scappando da ridere!
Non agitatevi più di tanto, il confronto politico nel Paese di Bonuslandia ha gli stessi ritmi delle chiacchiere da Bar Sport; si parte alla grande, si sta sul pezzo per un paio di giorni, e poi tutto finisce come era cominciato, soppiantato da un altro “argomento del giorno”.
Oltre a tutto, a fronte di una sottrazione annua di oltre 100 miliardi di imposte dovute alla casse dello Stato, è triste constatare che le ricette proposte hanno sempre più un antico odore di stantio.
E quindi c’è la consueta riproposizione da parte de leader della Cgil Maurizio Landini, di fatto porta voce dei sempre presenti epigoni del comunismo italico, dell’eterna “patrimoniale” mirata a “far piangere i ricchi”, che se applicata finirebbe solo per dare il colpo di grazia alla classe media.
E dall’altra parte della barricata una destra contraria di fatto a qualsiasi norma che aumenti i poteri dell’Agenzia delle Entrare, il cui campione è Matteo Salvini, che non si è ancora stancato di proporre l’ennesima “pace fiscale” (la pace tout court è in questa fase il suo mantra!), che tradotta vuol dire semplicemente “condono e cancellazione delle cartelle esattoriali”, che per chi non lo sapesse, anche dopo le recenti sfrondature (rottamazioni) pesano ancora per circa mille miliardi.
Ma possibile che, in questo che ormai sembra il “Paese dei balocchi”, nessuno voglia rendersi conto che un sistema pensato e messo in piedi nel 1973 (mezzo secolo fa), basato sulla divisione dei cittadini in due gruppi, da un lato quello dei dipendenti e dei pensionati, soggetti loro malgrado alla trattenuta alla fonte e che quindi pagano tutto, e dall’altro quello dei lavoratori autonomi che hanno la possibilità di evadere, ed evadono alla grande, non funziona più?
Possibile che non si capisca che per cercare di ridurre la propensione a non pagare le tasse, bisogna semplificare le norme, riformare il sistema secondo criteri di equità, incrociare le banche dati, porre fine alle sanatorie ricorrenti che sono uno schiaffo per i contribuenti onesti, ed un incentivo a evadere?
Vorrei sperare di no, ma la recente lotta all’ultimo sangue sulla delega fiscale e sul Ddl concorrenza mostrano chiaramente che a Lor Signori alla fin fine il sistema tributario va bene così com’è, complesso al limite del bizantinismo, e quindi inefficace perché inapplicabile.
Ma tranquilli, le vacanze incombenti, il Tour de France in arrivo, le ondate di calore, finiranno per ridurre le chiacchiere sul sistema fiscale ad un eco sempre più flebile, che si perderà nei fumi delle calure estive.
Umberto Baldo

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