28 Giugno 2023 - 8.36

Piove, meteorologo ladro!

Siamo ormai arrivati ai due mesi clou dell’estate, e assieme ai consueti riti torneranno sicuramente  anche le polemiche sulle previsioni del tempo errate, ed i conseguenti effetti sul turismo, in primis il settore alberghiero. 

Polemiche che sono ormai un tormentone, e che si affievoliranno con la fine della stagione balneare.

Ma chi le alimenta queste polemiche? 

Ovviamente chi di turismo vive, dai titolari degli stabilimenti balneari, ai baristi, ai ristoratori, alle associazioni degli albergatori (ricordate le proteste al calor bianco degli albergatori di Jesolo, supportate dallo stesso Governatore Luca Zaia, nonché dai colleghi della costa romagnola?)

Scontri spesso amplificati dalla stampa e dai media,  tanto che negli anni scorsi qualche operatore è arrivato a definire i servizi di previsione meteorologica addirittura “meteo-terrorismo”. 

Le accuse sono sempre quelle, vale a dire che molti siti di previsioni meteo sarebbero più interessati a produrre previsioni estreme, e sistematicamente scorrette, per attrarre un maggiore interesse (e numero di click) da parte degli utenti, che non a fornire un servizio affidabile.

Pur non pensandola esattamente così, e quindi non considerando in malafede tutti i previsori, credo che certi titoli, tipo “Crolla tutto!”, “Fine dell’estate” e simili,  sparati da certi siti, siano finalizzati appunto solo ad ottenere qualche accesso in più, perché spesso il contenuto è assolutamente discordante  con quanto annunciato a caratteri cubitali.

Ma da quando la pubblicità ha scoperto la Rete, e di conseguenza gli incassi dei siti sono legati ai click dell’utenza, è evidente che opporsi a certe pratiche equivalga a combattere contro i mulini a vento.

A onor del vero non è che le polemiche siano concentrate solo durante i mesi del solleone, e infatti ci accompagnano ad esempio  anche durante ogni “ponte”.

Ma veramente le previsioni meteo influenzano i flussi turistici?

Credo che la cosa sia soggettiva, ma sono certo che la “sbirciata” alle previsioni prima di decidere magari uno spostamento, o una gita, pochi se la facciano mancare. 

Suvvia diciamoci la verità; le App che prevedono “che tempo che fa” sono ormai parte integrante della nostra vita, e anche se non ne siamo dipendenti, difficilmente ci rinunciamo. 

Quanto poi una previsione di tempo “non bello”, o di maltempo, influisca sugli spostamenti per il fine settimana o su quelli giornalieri io lo tocco con mano da anni.

Infatti se i siti indicano per il giorno successivo qualche nuvola, o qualche goccia di pioggia, è garantito che arriverà molta meno gente nella località balneare dove soggiorno d’estate.

E quando questo succede relativamente al sabato e alla domenica, giorni in cui si raggiungono i picchi del turismo pendolare, e poi magari la previsione risulta errata, come potete pensare che gli operatori turistici non diano in escandescenze? 

Quindi, cosa si deve fare?

Direi che prima di tutto vale la pena di avere le idee chiare su come vengano prodotte le previsioni meteo, diventate negli ultimi anni sempre più popolari, arrivando ad offrire previsioni aggiornate di continuo per qualsiasi località del mondo.

Certo sono lontani i tempi del “Colonnello Bernacca” che ogni sera ci raccontava in televisione il tempo del giorno dopo, e spesso sfogliando i giornali mi meraviglio che riportino ancora le cartine con le previsioni meteo. 

Le previsioni attuali sono senza alcun dubbio “figlie di Internet”, ed infatti si tratta di applicazioni pensate e sviluppate soprattutto per gli smartphone.

E se immaginate che dietro ci sia fisicamente un meteorologo, sappiate subito che non è così. 

Questo succedeva all’inizio dell’era di Internet, quando le prime previsioni “automatiche” venivano supervisionate e validate da un professionista esperto, e non a caso la previsione era limitata a poche località.

E sta proprio in quell’ ”automatiche”  la chiave per capire come adesso giri la giostra.

Il progressivo miglioramento della qualità dei modelli e degli algoritmi, nonché la richiesta degli utenti di estendere le previsioni a tutto il mondo, hanno portato all’attuale completa automazione del processo. 

Quindi le previsioni automatiche sono basate su modelli che elaborano i dati atmosferici sulla base di algoritmi,  che ora utilizzano anche l’intelligenza artificiale. 

Tra i principali modelli globali ci sono: GFS (Global Forecast System, americano), ECMWF (European Centre for Medium-range Weather Forecasts, con sede a Reading), UKMO (United kingdom Met Office, inglese), GME (tedesco), GEM (canadese), JMA (giapponese), NAVGEM (della Marina Americana), SEMBAC (americano), WMC (russo).

Si differenziano tra loro per vari parametri, quali la risoluzione orizzontale, l’orografia, la fisica utilizzata, i livelli verticali e così via. Non tutti i parametri sono resi in chiaro agli utenti.

Quindi non va mai dimenticato che i modelli previsionali sono dei modelli meteorologici matematici, strumenti ormai indispensabili per riuscire a fare delle previsioni meteo; ma essi non sono la realtà, in quanto ne costituiscono solo una rappresentazione, con i suoi pregi e difetti. 

E parlando di pregi e difetti in realtà parliamo di un solo concetto; l’affidabilità.

Va detto subito che l’affidabilità delle APP e delle previsioni automatiche, che si aggiornano ogni 6 o 12 ore,  segue quella tipica delle previsioni meteo. 

Ovvero, ottima precisione (90-85%) fino a 48 ore, buona (80-90%) da 3 a 5 giorni, indicative della tendenza (60-80%), ma non del dettaglio, da 5 a 8 giorni. 

Oltre gli 8 giorni non c’è alcuna garanzia; quindi confermare una gita o prenotare un albergo basandosi sulle previsioni delle App oltre i 3/5 giorni, non è né consigliabile né opportuno. 

In fondo quelle automatiche hanno la stessa attendibilità delle previsioni delle Agenzie Ragionali, come la nostra Arpav, che a mio avviso molto opportunamente si fermano a 5 giorni, e non forniscono mai la previsione per una località dettagliata ora per ora, caratteristica invece di tutte le App. 

Quindi quando sento dire da qualcuno (ma in realtà lo facciamo un po’ tutti) frasi tipo “alle cinque qui comincerà a piovere” mi viene da sorridere perché un tale tipo di dettaglio è molto aleatorio.

Molto meglio parlare di tendenze, come ad esempio quando vediamo il simbolo della pioggia in tutte ore di una giornata; questo non vuol dire che pioverà in continuazione, bensì che la probabilità di pioggia sarà alta per molte ore. 

Questo spiega perché le App automatiche non sono in grado di prevedere eventi meteorologici estremi su specifiche località, come nubifragi, temporali intensi, grandinate, tornado, e in parte anche le nevicate. 

Per questo tipo di eventi molto meglio fare riferimento agli allerta meteo delle Agenzie Regionali o della Protezione Civile.

Dopo aver visto a grandi linee come funzionano le App, e la loro attendibilità, tornando agli effetti del meteo sul turismo, capisco che albergatori ed operatori possano uscire dai gangheri quando vedono i loro affari soffrire per una previsione errata, ma penso debbano mettere in conto che ormai si tratta di una battaglia persa, perché difficilmente noi rinunceremo a guardare il video del nostro smartphone, illudendoci di controllare pioggia, sole e vento. 

Personalmente ho già metabolizzato da tempo che gli algoritmi delle App non mi possono dire se fra un’ora mi pioverà in testa o prenderò un colpo di sole, ma un altro strumento sì; le mappe meteo radar interattive.

Ed infatti preferisco consultare quelle, devo dire con una certa soddisfazione.

Umberto Baldo

PS: tanto per parlare di affidabilità, per ieri sera nessuna App meteo (potrei elencarle eh!) da me consultata prevedeva pioggia o nuvole in quel di Rosolina Mare.  

Esattamente alle ore 10,30 è arrivato un temporale con lampi, tuoni, vento, e pioggia di intensità “monsonica”.   

Arpav Meteo aveva lanciato un allarme temporali localmente intensi per la serata (ovviamente non specificando certo le zone o addirittura le località in cui erano possibili i fenomeni). 

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