7 Settembre 2022 - 9.51

Placido Domingo: il re è nudo

Un vecchio adagio recita “È meglio farsi rimpiangere che compiangere” e al tempo che fugge non si può sfuggire, a maggior ragione quando si ha a che fare con il più labile e capriccioso tra gli strumenti: la voce.

Sfidando l’anagrafe Placido Domingo – ottantun anni dichiarati, ottantacinque quelli probabili, ottantotto secondo alcuni – continua a calcare le scene con ampio seguito di pubblico, esibendosi in gala e concerti che lo vedrebbero impegnato anche per gli anni a venire, anche dopo essersi reinventato come baritono.

Nei giorni scorsi, però, sul palcoscenico amico dell’Arena di Verona prima e poi nella buca dell’orchestra si è assistito ad un doppio flop dal quale il cantante ispano-messicano farà fatica a riprendersi.

La cronaca racconta che le serate del 25 e 26 giugno scorsi sono state precedute e seguite da forti prese di posizione da parte della Onlus “Non una di meno” che chiedeva con forza alla Fondazione Arena la cancellazione del doppio appuntamento con Domingo alla luce di nuove voci su suoi presunti abusi sessuali a danni di donne: il tenore – secondo alcuni quotidiani sudamericani – apparirebbe coinvolto in un’indagine su una setta criminale argentina accusata di tratta e sfruttamento sessuale di giovani donne che ha portato all’arresto di 19 persone di cui il tenore oggi “baritono” sarebbe uno dei clienti vip. Diverse emittenti in America Latina hanno mandato in onda estratti di registrazioni audio, ottenute tramite intercettazioni telefoniche, che includono la voce di un uomo – secondo gli inquirenti, si tratterebbe di Domingo – che parlerebbe del presunto incontro sessuale con ‘Mandy’, una donna della setta. Le date delle registrazioni non sono state rese pubbliche.

Giova ricordare che già nel 2019, in pieno #meetoo, Domingo era stato accusato di molestie sessuali da ventisette donne e che il cantante, dopo essersi scusato, aveva rassegnato le sue dimissioni – come riporta l’Associated Press in un articolo del 20 marzo 2020 – da membro dell’American Guild of Musical Artists, che aveva condotto un’indagine su di lui rilevando a suo carico “comportamenti inappropriati”, non prima di aver fatto alla stessa Associazione una donazione di mezzo milione di dollari.

La “Verdi Opera Night” – Arena quasi sold-out – ha mostrato impietosamente un ex grande cantante molto in là con gli anni, impacciato nei movimenti tanto da dover essere aiutato anche solo per fare qualche passo o salire un gradino, afflitto da vuoti di memoria che hanno portato ad “invenzioni” e “rielaborazioni” che non gli rendono onore. La voce, semplicemente non c’è più e alla fine è arrivato anche il forfait subito prima della sua ultima uscita in palcoscenico per concludere il second atto del Macbeth, col subentro dell’ottimo baritono russo Roman Burdenko.

La sera successiva il Maestro dirigeva – e come direttore è davvero parecchio sotto la media – la Turandot e lo ha fatto talmente male che l’Orchestra dell’Arena per protesta si è rifiutata, a l suo invito, di alzarsi in piedi. A questo è seguito un comunicato della Slc-Cgil i cui termini sono perentori: «L’esito delle serate, viste le imbarazzanti prove, era stato previsto e denunciato dagli stessi artisti del coro, professori d’orchestra e tecnici di palcoscenico, i quali avevano subito capito che Domingo non era all’altezza della sua fama e del compito affidatogli da Fondazione Arena di Verona. Il risultato delle due serate è stato pessimo e soltanto la professionalità delle maestranze artistiche e tecniche di Fondazione Arena ha permesso che l’evento non si tramutasse in un gigantesco fallimento. Nella Turandot, opera impervia, tanto più se non vengono fatte le dovute prove, tutte le maestranze si sono sentite abbandonate a loro stesse in più di un’occasione, rischiando più volte di andare tutti gambe all’aria. A conferma di ciò, c’è stata una protesta dell’orchestra che, consapevole della mediocrità dello spettacolo appena terminato, ha rifiutato di alzarsi in piedi al consueto segno del direttore che li invitava a prendere gli applausi. Molti professori d’orchestra e artisti del coro non hanno dubbi: quella del 26 agosto è stata una delle serate più umilianti per tutto il settore artistico».

Alla luce dei fatti viene da chiedersi perché un immenso artista – perché Domingo lo è – che ha illuminato i palcoscenici di tutto il mondo con almeno trent’anni di carriera stellare si sottoponga a tutto questo.

Perché “il pubblico lo chiede”? Perché il suo motto è “If I rest, I rust” (“Se mi riposo mi arrugginisco”)? Tutto questo gli fa onore? Si rende un buon servizio alla musica? Si rispetta chi ha pagato un biglietto il più delle volte salato?
Riguardo alle ultime tre domande la risposta è sicuramente no.

Allo stesso modo bisognerebbe riflettere sul fatto che la Fondazione Arena e la Sovrintendente in scadenza di mandato hanno in programma un altro Galà Domingo anche per il 2023: non sarebbe il caso di ripensarci?

In conclusione: sapersi ritirare al momento opportuno – e questo vale per tutte le professioni ma per il canto in particolare – è sempre saggio.

Un esempio: Renata Tebaldi, della quale quest’anno ricorre il centenario della nascita, diede l’addio alle scene nel 1976 quando aveva 54 anni e entrando così nella ristretta cerchia dei Miti.

E se invece di continuare con improbabili esibizioni in ruoli non suoi e con impacci crescenti Domingo avesse dato piccoli concerti di romanze da salotto e arie di Zarzuela spagnola, non sarebbe stato meglio? Ma si sa, con i se non si fa la storia.

Adesso il guaio è fatto; per fortuna restano le sue incisioni passate che consegnano all’immortalità la sua arte, e non è poco; certo è che ormai echeggia anche quel “il re e nudo!” pronunciato dal bimbo della favola “I vestiti nuovi dell’imperatore”.

NOTA – Con una lettera inviata alla sovrintendente Gasdia e al sindaco Tommasi, Domingo si è scusato con gli orchestrali ringraziandoli per non essersi alzati e giustificandosi con un “Non ero in me”: le scuse si accettano sempre, ma che il prossimo anno l’eventuale Galà Domingo lo veda come ospite d’onore non cantante.

Alessandro Cammarano

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