1 Marzo 2024 - 16.30

“POP/BEAT – Italia 1960-1979, Liberi di Sognare”: apre la mostra in Basilica Palladiana

Apre il 2 marzo la mostra “POP/BEAT – Italia 1960-1979, Liberi di Sognare”, progetto di pittura, scultura, video e letteratura, inedito per l’Italia, che l’artista Roberto Floreani ha ideato e curato per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale – che ne hanno assunto la coproduzione – per i prestigiosi spazi della Basilica Palladiana, con 100 opere di 35 artisti provenienti da Collezione Intesa Sanpaolo, Gió Marconi, Mart, Museo Novecento di Firenze, MAMbo, dagli archivi di molti degli artisti in mostra nonché da alcune delle collezioni private più importanti d’Italia.Il progetto è realizzato grazie al sostegno di Confindustria Vicenza e di BVR Banca, Banca delle Terre Venete, BCC Veneta, Banca del Veneto Centrale, BCC Vicentino Pojana Maggiore, Vescogiaretta Group, Belluscio Assicurazioni, oltre agli sponsor tecnici Unifor e Viabizzuno e ai Media Partner Il Giornale di Vicenza, Telechiara, TVA.In Basilica palladiana erano presenti oggi il sindaco Giacomo Possamai, l’assessore assessori alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin, l’assessore alle politiche giovanili, alla digitalizzazione e all’innovazione, Leonardo Nicolai, l’assessore all’istruzione e all’edilizia scolastica, Giovanni Selmo, direttore generale di Silvana editoriale, Michele Pizzi e il curatore Roberto Floreani.«Annunciamo oggi l’avvio di una nuova grande mostra che ci permetterà di focalizzare l’attenzione su un periodo storico costituito da un doppio decennio cruciale per la storia del nostro Paese. Sarà interessante, curioso, stimolante comprendere come con il boom economico del dopoguerra la società si sia trasformata. A fare da filo conduttore sarà lo slogan “Liberi di sognare” che ricorda fin da subito la promessa attorno a cui nuove generazioni si formarono e lanciarono alla conquista del mondo. Quel binomio libertà/sogno che i visitatori potranno ritrovare e anzi, per così dire, respirare: non solo negli esempi della produzione artistica pittorica del periodo, ma anche nella musica e nella letteratura che ancora oggi rendono quel tempo indimenticabile. E indimenticato» ha dichiarato il sindaco Giacomo Possamai.«Una mostra viva, comprensibile, popolare, che riporti nella collettività la leggerezza e la propositività sociale di quegli anni, attualizzando quella ‘Libertà di sognare’ che oggi può rivelarsi salvifica dopo le costrizioni del lockdown. Un progetto sul “sentire comune” di artisti, letterati, musicisti di un ventennio cruciale del nostro Paese, superando le barriere strettamente storiografiche, le rispettive rivendicazioni tematiche individuali, le stesse classificazioni Pop e Beat in gran parte nemmeno condivise dagli stessi artisti che han finito col farne parte» – ha commentato il curatore Roberto Floreani.Per la prima volta vengono raccontate ed esposte insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti. Sarà messa in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università: istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti, quindi, da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all’evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.La sezione Pop, con un centinaio di opere selezionate di trentacinque artisti, privilegerà i grandi formati che verranno spettacolarizzati da un’ampia sezione di sculture.Saranno presenti opere di Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Paolo Baratella, Roberto Barni, Gianfranco Baruchello, Gianni Bertini, Umberto Bignardi, Alik Cavaliere, Guglielmo Achille Cavellini, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Piero Gilardi, Sergio Lombardo, Roberto Malquori, Renato Mambor, Umberto Mariani, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Pino Pascali, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Sergio Sarri, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Cesare Tacchi, Emilio Tadini.La temperatura Beat in mostra sarà garantita dalla musica di quegli anni, diffusa in loop, e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, Aldo Piromalli, Andrea D’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri, nonché dalla vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano.Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino, verrà finalmente restituita un’identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica Populista. Antigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari. Antigruppo che merita quindi un’attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile.Il progetto di Floreani ricontestualizzerà la stessa natura della Pop e della Beat italiane, dando priorità a ciò che gli artisti stessi dichiaravano circa la loro ricerca, non sentendosi spesso affatto etichettabili come Pop, proprio per l’originalità del loro punto di vista rispetto agli americani, nonché percorrendo un tragitto che dalla Libertà di sognare approderà fatalmente alla Fine del sogno degli anni di piombo, della disillusione e della diffusione delle droghe pesanti, messe in scena in tutta la loro crudezza al Festival di Castelporziano nel 1979.Vicenza, grazie anche all’impegno degli assessorati alla Cultura, al Turismo e all’attrattività della città; all’Istruzione; alle Politiche giovanili, digitalizzazione e innovazione, diventerà dal 2 marzo al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio.Eventi collaterali ad hoc saranno proposti in alcuni dei principali luoghi monumentali della città, in collaborazione con istituzioni e associazioni.Anche le scuole saranno coinvolte, a partire da una specifica sezione didattica allestita al piano terra della Basilica Palladiana, nel Salone degli Zavatteri. Sarà, quindi, una grande festa collettiva, dove tutti saranno Liberi di sognare. In mostra sarà riprodotto un estratto, montato ad hoc per l’occasione dal regista Andrea Andermann, del film Castelporziano Ostia dei poeti, prodotto da Rada Film.La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, a cura di Roberto Floreani, con testi di Roberto Floreani, Gaspare Luigi Marcone, Alessandro Manca.
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