Presidio Coldiretti al Brennero: l’aggiornamento sulla situazione del blocco-prodotti
“Siamo al Brennero, a pochi metri dal confine con l’Austria, perché vogliamo far conoscere alla popolazione ciò che accade ogni giorno: migliaia di tir arrivano dall’estero ed importano nel nostro Paese merce spacciata per Made in Italy. Coldiretti è qui per dire basta a questa situazione, al fianco delle autorità, perché è fondamentale non nascondere queste situazioni ai cittadini consumatori. Chiediamo all’Europa di estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta. Si tratta di una battaglia di trasparenza, perché trasparenza vuol dire fiducia, vero libero scambio. E questo ci è dovuto, perché va riconosciuto il giusto prezzo a noi agricoltori, che non solo produciamo cibo, ma siamo anche elemento di tutela per l’ambiente, e questo non va dimenticato”. Con queste parole il presidente di Coldiretti Vicenza, Pietro Guderzo, ha commentato la seconda giornata di manifestazione al Brennero per dire no al falso Made in Italy e porre un freno alla concorrenza sleale, che oltre a minare il mercato italiano, mette a rischio anche la salute dei cittadini, considerati i diversi standard qualitativi di molti paesi rispetto all’Italia. Assieme a Guderzo, il direttore di Coldiretti Vicenza, Simone Ciampoli, ha guidato gli oltre 300 agricoltori vicentini che hanno raggiunto il valico del Brennero per esprimere il proprio dissenso a questa perdurante situazione e chiedere all’Europa di intervenire concretamente.
Fin dalle prime ore del mattino erano stati fermati un camion con formaggio tedesco diretto alla grande distribuzione, pomodori dal Belgio verso Verona, così come un altro carico di carne suina sempre destinato ad una ditta di trasformazione della città scaligera, anguille del Baltico per Chioggia e merluzzo atlantico dall’Olanda destinato a Comacchio. All’apertura degli sportelli una zaffata ha avvolto migliaia di agricoltori di Coldiretti che anche oggi stanno accerchiando i camion all’ingresso del valico del Brennero, sostengono l’attività di controllo delle autorità impegnate nelle verifiche dei documenti e dei contenuti trasportati. Sono arrivati da tutta Italia giovani, senior e donne dell’agricoltura.
Lo speaker annuncia al megafono i prodotti, legge insieme agli addetti in divisa i documenti che contengono la provenienza, la tipologia e il cammino compiuto prima di superare la frontiera e la destinazione finale. Con la folla partecipe si commentano le “irregolarità” perpetuate nei confronti del lavoro dei produttori italiani. “L’ultimo passaggio prima di sospendere l’attività – spiegano i rappresentanti di Coldiretti Giovani Impresa, che rappresentano gli under 30 in agricoltura – gridava vendetta: cassette di asparagi ungheresi diretti in Veneto, terra dei turioni blasonati e tutelati da Badoere a Cimadolmo, da Bassano del Grappa fino ai precoci di Bibione, Pernumia ed i più particolari di Arcole, Marbotta verdi e bianchi addirittura violetti. Con questo patrimonio che bisogno c’è di importare asparagi ungheresi?”.
Dal palco al corridoio autostradale è un susseguirsi di interventi. Mentre scorrono gli autotreni e le cisterne, si alternano i discorsi di Ettore Prandini presidente nazionale di Coldiretti con il segretario generale Vincenzo Gesmundo insieme alla giunta confederale ed ai politici intervenuti, tra i quali i senatori Stefano Patuanelli e Luca De Carlo, anche presidente della commissione agricoltura. Ci sono i rappresentanti dei consumatori, tra cui il Codacons con l’avv. Gianluca Di Ascenzo ed i presidenti delle associazioni come Barbara Nappini di Slow Food e Maria Grazia Mammuccini di FederBio che esprimono condivisione per l’operazione.
“È sempre un pugno allo stomaco partecipare a questa manifestazione. Dal 1973 al Brennero Coldiretti ha portato la voce degli agricoltori italiani – racconta un veterano – soprattutto rivolgendo il malessere verso le sedi comunitarie, nei confronti delle quali è stato sollecitato maggiore impegno del Governo italiano che nell’ultimo scorcio del secolo scorso era debole e disattento verso l’agricoltura, specie nei confronti della zootecnia. Di questa debolezza se ne avvantaggiavano le agricolture del Nord Europa, che avevano campo libero ed invadevano con il loro latte e la loro carne l’industria agroalimentare italiana”.
Sono passati quasi 50 anni, le battaglie hanno dato molti risultati, riconosciuto conquiste, ma ancora non basta. Con l’avvio della raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare sull’obbligo di etichettatura dell’origine di tutti i prodotti in commercio, Coldiretti punta a smascherare il fenomeno degli alimenti importati e camuffati come italiani grazie a minime lavorazioni, rivedendo il criterio dell’ultima trasformazione sostanziale.
“La petizione, che potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly, punta anche a mettere finalmente in trasparenza – spiega Carlo Salvan presidente regionale al Brennero da due giorni con 1600 associati giunti da ogni provincia – tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani ed includono alimenti simbolo, a partire dal pane”.
Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili. Del tutto anonimi anche i legumi in scatola, magari venduti in confezione con colori o segni che richiamano l’italianità, così come le confetture di frutta o di verdura trasformata, come marmellate e sottoli. Niente etichetta d’origine anche per ortaggi e frutta di IV Gamma e noci e pistacchi sgusciati, per i quali dovrebbe però aprirsi uno spiraglio dal prossimo anno, né per carne di coniglio e di cavallo. Restano, inoltre, completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.
“Dobbiamo dire basta alla concorrenza sleale, fermare i cibi contraffatti che passano dalle frontiere e dai porti europei. E la nostra mobilitazione – conclude il presidente Guderzo – in continuità con il lavoro fatto a Bruxelles in questi mesi, proseguirà a difesa del reddito degli agricoltori ed a salvaguardia della salute dei cittadini”.