20 Marzo 2025 - 14.59

Processo Miteni a Vicenza: oggi l’intervento di Legambiente in aula

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Con l’avvicinarsi della conclusione del processo di primo grado presso la Corte d’Assise di Vicenza, Legambiente, in qualità di parte civile, ribadisce con forza la necessità di giustizia ambientale per l’inquinamento da PFAS causato dallo stabilimento Miteni di Trissino. Un inquinamento che ha segnato un territorio di 300.000 abitanti, estendendosi per oltre 100 chilometri quadrati e contaminando la seconda falda acquifera d’Europa.

Un inquinamento senza precedenti è che rappresenta uno dei più gravi casi di avvelenamento delle acque nella storia italiana. Per oltre un decennio Legambiente, con tutte le sue articolazioni, dal livello nazionale a quello territoriale, con il circolo Perlablu di Cologna Veneta in prima linea, passando per il comitato regionale, ha portato all’attenzione pubblica la problematica dell’inquinamento da PFAS, sostenendo il diritto alla salute e a un ambiente salubre. Fin dal 2013, anno in cui la scoperta dell’inquinamento è stata resa pubblica grazie all’indagine del CNR, l’associazione ha svolto un ruolo attivo, sensibilizzando l’opinione pubblica e sollecitando le istituzioni ad adottare misure a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente.


Legambiente, con le tesi processuali presentate oggi all’aula a firma dell’avvocato Enrico Varali del Centro di Azione Giuridica dell’associazione, ha chiesto che vengano confermate le responsabilità penali già indicate dai pubblici ministeri a carico dei dirigenti Miteni e quelle civili della multinazionale Mitsubishi e del fondo di investimento ICI, che hanno controllato l’azienda nel tempo. Lo svolgimento del processo, secondo Legambiente, ha ampiamente dimostrato che la dirigenza Miteni era consapevole dell’inquinamento e dei rischi per la salute pubblica ma ha omesso di segnalare la contaminazione alle autorità competenti. L’associazione ribadisce l’importanza dell’applicazione del principio “chi inquina paga”, sancito dalla legge 68/2015 che ha inserito i delitti contro l’ambiente nel Codice penale.  

“Legambiente chiede a gran voce ecogiustizia e un futuro senza contaminazioni per i territori inquinati da Pfas – hanno dichiarato Stefano Ciafani, Luigi Lazzaro e Piergiorgio Boscagin, rispettivamente presidente nazionale, regionale e locale di Legambiente -. Ci auguriamo che i giudici e la corte giungano all’accertamento definitivo delle responsabilità penali degli imputati e alla conferma che questo inquinamento da PFAS è riconducibile a un’attività economica riconosciuta dannosa per la salute pubblica e l’ambiente, comminando la giusta pena e il risarcimento del danno per chi ha condannato per anni l’inconsapevole popolazione delle province di Vicenza, Verona e Padova ad assumere acqua contaminata da PFAS, anche attraverso gli acquedotti e la rete di distribuzione idrica. Una contaminazione che ha allarmato e destabilizzato la società civile creando un senso di disorientamento e di sfiducia verso le istituzioni e le attività produttive, che non sarà affatto semplice da superare”.

L’associazione ambientalista continuerà a battersi per la giustizia ambientale e la tutela della salute pubblica, in particolare per raggiungere l’obiettivo più importante a prescindere dagli esiti processuali: bonificare il suolo e il sottosuolo dell’ex sito industriale inquinato e la falda acquifera tutt’oggi ancora afflitta da una pesantissima concentrazione di questi contaminanti chimici.

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