31 Maggio 2023 - 8.40

Quella voglia di destra degli Europei

Non c’è due senza tre, recita un vecchio proverbio, che ben si adatta alle vicende politiche degli ultimi giorni a livello di area mediterranea.

Sì perché, andando con  ordine, il 21 maggio laGrecia ha visto la netta vittoria di Nea Dimokratia del leader conservatore Kyriakos Mītsotakīs, che ha ottenuto  il 40,79% dei suffragi, superando di oltre 20 punti il rivale di sinistra Syriza, guidato dall’ex premier Alexis Tsipras, che si è fermato al 20,07%.

Non soddisfatto Mītsotakīs ha dichiarato che non cercherà alcun accordo di coalizione per governare, e che si andrà a nuove elezioni (probabilmente il 25 giugno)  che  dovranno tenersi con un diverso sistema elettorale, approvato proprio durante il governo di Nea Dimokratia, che assegna direttamente un bonus di seggi, fino a un massimo di 50, al partito vincitore.

Domenica scorsa è toccato alla Spagna dove i socialisti spagnoli, anche quelli reputati bravi e di sinistra del “modello Barcellona” di Ada Colau, hanno rimediato una brutta sconfitta, tanto da indurre il premier Pedro Sànchez ad arrischiare la carta delle elezioni anticipate.

Sempre lo scorso week end si è perfezionata la dèbacle della gauche Schleiniana, che ha perso ovunque, da nord a sud, salvandosi solo a Vicenza dove il neo sindaco Possamai aveva pregato gentilmente la Segretaria di stare alla larga dalla sua città.

Nei ballottaggi si sono infrante alcune certezze che sembravano infrangibili; tipo quello delle Regioni rosse (vi dicono nulla Siena, Pisa, Massa?), o la cittadella di Ancona che reggeva all’urto delle destre da oltre 30 anni.

Non mi soffermo più di tanto sulla pur importantissima vittoria di Erdogan in Turchia, contro una coalizione di tipo progressista, ma non c’è dubbio che quella che ci viene consegnata  è l’immagine di un Mediterraneo sempre più esposto ai “venti di destra” che ormai soffiano da tempo in Europa.

Per trovare una conferma basta guardare la mappa dell’Europa odiernaanche se catalogare i Governi dei 27 Paesi della Ue in ragione della loro collocazione politica non è un compito semplice, in quanto ogni Paese presenta caratteristiche peculiari quanto a regole costituzionali e forma di governo.

Ma comunque si può tentare una classificazione, che non sarà magari perfetta, ma sicuramente abbastanza indicativa. 

Io direi che si potrebbe semplificare dividendo i Governi in: di destra e  centro destra”, di “centro-sinistra”, con “coalizione eterogenee”.

Non avrei alcun dubbio nell’ascrivere alla destra gli Esecutivi di Polonia, dove il 52% dei polacchi ritiene già oggi che il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS, Ecr) – espressione di una destra d’ispirazione conservatrice clericale, nazionalista e illiberale – sia destinato a vincere ancora alle elezioni di novembre,  e di Ungheria, solidamente schierata con il suo leader Victor Orban ed il suo Partito Fidesz.

Ma sicuramente nella “famiglia delle destre” ci sono anche la nostra Italia, la Svezia, la Finlandia, la Grecia, l’Olanda (in forte crescita il BBB-Movimento contadini-cittadino, populista, anti Islam), Cipro, la Lituania, la Lettonia. 

Fra i Governi di coalizione inserirei l’Austria, attualmente retta da una coalizione Ovp-Verdi, ma dove il partito di centrodestra Övp intenderebbe coalizzarsi a livello nazionale alle politiche del 2024 con l’Fpö, partito di estrema destra,), la Germania, dove il Cancelliere socialista Olaf Scholz guida una coalizione con i Verdi ed i Liberaldemocratici, il Belgio(dove governa un’alleanza che si compone di sette partiti: trasversale alla frontiera linguistica che divide in due un Belgio sempre più scettico di poter rimanere unito  fra neerlandofoni fiamminghi e francofoni valloni),l’Irlanda (coalizione fra Fianna Fail e Fine Gael con rotazione del premier), la Romania (anche qui Governo a rotazione nell’ambito di una coalizione con quasi tutti i partiti dentro).

Difficile inquadrare la Bulgaria dove si va ormai a votare quasi ogni tre mesi.

Il secondo Paese delle Ue, la Francia, ha un Governo centrista, guidato dalla prima Ministra Elisabeth Borne, che fa parte di Renaissance, il Partito del Presidente Emmanuel Macron, che però non ha la maggioranza in Parlamento.

E i Governi di sinistra dove sono?

Di vera sinistra c’è solo il Portogallo, dove il leader socialista Antonio Costa guida il suo terzo governo con la maggioranza assoluta.  Per il resto, molto poco in verità; si tratta di coalizioni, tipo in Danimarca, dove però la socialdemocratica Mette Frederiksen guida una coalizione con i Liberali di centrodestra,  e in Slovenia.

Fino a domenica scorsa in quest’ultimo gruppo avrei inserito senz’altro anche la Spagna di Pedro Sànchez,  ma chissà se  dopo le politiche anticipate del 23 luglio a Madrid ci sarà invece un Governo guidato dal Partito  Popolare e da Vox.

Questa carrellata, per forza di cose a volo d’uccello, e quindi poco approfondita, credo offra comunque una visione di insieme di quali siano le tendenza in Europa, e credo valga la pena di rilevare che in molti Paesi le destra governiste o conservatrici si trovino oggi costrette a contendersi l’elettorato non solo con le tradizionali sinistre socialiste o socialdemocratiche, ma soprattutto con le destre radicali (tipo Alternative für Deutschland in Germania, i Nuovi Finlandesi, i neo franchisti di Voxin Spagna, o lo stesso Rassemblement National di Marine Le Pen).

Comunque la si veda, non c’è alcun dubbio, come accennato, che sull’Europa soffino venti di destra, e minimizzare o peggio guardare il fenomeno con sufficienza non solo non porta da nessuna parte, ma può essere pericoloso, come la storia del secolo scorso insegna.

Io credo che tutte le sinistre europee dovrebbero porsi la domanda: perché il messaggio progressista non viene più accettato dai cittadini, che si sentono più rassicurati delle destre?

Non è che alcuni totem della sinistra, quali l’assistenzialismo, lo statalismo, l’inclusività ed i diritti per tutti, debbano essere ripensati e quasi sicuramente rivisti alla luce delle tendenze in atto, sempre che non si voglia sparire dal panorama politico continentale?

Certo è importante avere una visione di insieme, ma alla fine è interessante anche capire cosa succede nell’ orto di casa.

E la “slavina” delle amministrative ha dimostrato senza ombra di dubbio che l”Effetto Schlein” è una pura illusione ottica, perché si percepisce che dietro la neo Segretaria, al di là degli slogan da centro sociale, c’è ben poco.

Non c’è un’elaborazione politica, un progetto economico, una politica industriale, una proposta per quei ceti medi impoveriti della crisi e dall’inflazione che finiscono così per trovare risposte nella narrazione e nelle suggestioni della destra.

I cacicchi del Pd, gli ex capi corrente, che esistono ancora sia chiaro, avranno tempo e modo di pentirsi di aver individuato nella Schlein la donna in grado di risollevare un Pd in crisi di identità. 

Il loro è stato un puro calcolo politico di stampo gattopardesco,  perché era evidente che una sinistra movimentista tutta concentrata sui bisogni Lgbt, dubbiosa sulle scelte  industriali finalizzate allo sviluppo, incerta sulle alleanze internazionali, frenata e condizionata da un ecologismo del “No”, incapace di parlare ai ceti produttivi, sostenitrice delle frontiere aperte a chiunque voglia venire in Italia, balbettante in tema di sicurezza, oltre a tutto ferma nell’idea di una supposta superiorità morale rispetto alle destre,  forse potrà prendere i voti dei centri sociali e delle “Sardine”, ma alla fine perderà le grandi sfide elettorali, eccome se le perderà.

Non so se la Schlein sia in grado di raddrizzare la propria linea politica, aprendo con uno scatto i reni il Pd sia ai riformisti che ai moderati. 

Ma per fare questo è necessario cominciare a fare politica con la P maiuscola, smettendo di inseguire tutte le proteste e di cavalcare tutte le tigri.

Per questo basta e avanza Giuseppe Conte, relativamente al quale la Schlein deve convincersi che l’avvocato del popolo sarà sempre un concorrente e mai un alleato.

Non le resta molto tempo.

Se il Pd dovesse perdere le prossime europee la sua defenestrazione è assicurata!

Umberto Baldo 

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